Secondo l’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite, la spesa turistica internazionale negli ultimi due decenni è triplicata in termini correnti, apportando un contributo significativo alla crescita economica mondiale.
In Italia, il contributo del turismo alla crescita del prodotto è invece diminuito. La spesa dei turisti italiani e stranieri sul territorio nazionale è passata dal 5,2 al 5 per cento del Pil nominale tra il 2001 e il 2008.
La diminuzione è imputabile al Centro Nord, in cui la spesa in rapporto al Pil dell’area è diminuita dal 5,4 al 4,9 per cento, per l’andamento negativo della componente estera. Nel Mezzogiorno la spesa è aumentata dal 4,5 al 5 per cento del Pil, grazie alla crescita della componente nazionale.
A metà degli anni Novanta l’Italia era, all’interno dell’Europa, il Paese con la maggiore quota di mercato turistico internazionale (il secondo al mondo dopo gli Stati Uniti). Tale quota si è ridotta dal 6,8 per cento del 1997 al 4,1 per cento nel 2010. Francia e Spagna, i nostri principali concorrenti in Europa, hanno perso minori quote di mercato.
Il calo dell’Italia è in buona parte ascrivibile alle regioni del Nord Est (la cui quota è calata all’1,2 per cento, dal 2,4 del 1997) e del Centro (all’1,3, dal 2,1). Nel Nord Ovest e, soprattutto, nel Mezzogiorno, il ruolo del turismo internazionale, tradizionalmente meno rilevante, è calato più tardivamente e finora meno intensamente (si è passati dall’1,4 all’1,0 per cento e dallo 0,7 allo 0,5 per cento, rispettivamente).
Soprattutto, è diminuito il peso dei visitatori europei, in particolare di quelli provenienti da Germania, Francia e Austria. Secondo l’indagine del World Economic Forum (The Travel & Tourism Competitiveness Index), che misura i fattori che rendono attrattivo il settore turistico di un Paese, l’Italia si colloca al di sotto dei principali Paesi europei.
L’indagine individua come punti di forza del settore turistico nazionale il patrimonio artistico e l’offerta ricettiva diversificata; tra quelli di debolezza la bassa competitività di prezzo, le insufficienti politiche di promozione e l’inadeguatezza dei servizi di trasporto.
Tra il 2001 e il 2010 la spesa dei turisti stranieri in Italia, valutata in euro correnti, è aumentata dello 0,1 per cento in media all’anno, un valore inferiore a quello registrato in Europa e nel mondo. Negli ultimi anni si sono registrate modifiche nella composizione dei viaggi per tipologia.
Tra il 2004 e il 2010 (periodo per il quale sono disponibili i dati sul tipo di vacanza) i viaggi di lavoro, che rappresentano poco meno di un quarto della spesa complessiva, hanno registrato un calo dell’1,1 per cento. Tale andamento è stato compensato dalla dinamica dei viaggi per motivi personali, tra i quali prevalgono quelli per vacanza; la spesa per viaggi culturali nelle città d’arte è cresciuta; quella per le vacanze al mare o al lago è rimasta pressoché invariata, mentre è diminuita quella per i viaggi in montagna.
La ricomposizione della tipologia dei viaggi in Italia ha indotto una diminuzione della durata media dei soggiorni (quelli culturali sono di norma più brevi) e un aumento della spesa media giornaliera. I pernottamenti nelle strutture collettive sono calati, in particolare negli alberghi; le famiglie hanno fatto più ricorso agli alloggi privati. La dinamica della spesa turistica nelle singole aree del Paese è in gran parte spiegata dalla loro specializzazione per provenienza e per motivo del viaggio.
Nel Nord Ovest due terzi della spesa dei turisti stranieri sono motivati dai viaggi per lavoro e da quelli per altri motivi personali (spesso connessi a movimenti transfrontalieri giornalieri); in quest’area i visitatori provenienti da Francia e Svizzera sono prevalenti.
Tra il 2001 e il 2010 la spesa dei turisti nell’area è aumentata in media dell’1,5 per cento, grazie all’aumento degli arrivi provenienti dalla Svizzera, dall’Europa dell’Est e dai paesi emergenti, in parte indotti da motivi di lavoro (che hanno compensato il calo degli arrivi dal Giappone).
Nel Nord Est prevalgono i viaggi per vacanza e il turismo proveniente da Austria, Germania e paesi dell’Est. Nel decennio scorso l’area ha registrato la riduzione più intensa della spesa turistica internazionale (-1,3 per cento, in media, all’anno) risentendo in particolare del calo dei visitatori di lingua tedesca, che hanno preferito destinazione alternative, soprattutto Paesi del Mediterraneo al di fuori dell’Unione europea.
Nel Centro prevalgono i flussi rivolti alle città d’arte e si concentrano le presenze di turisti extraeuropei. Anche in quest’area la spesa turistica è diminuita dello 0,6 per cento nel periodo 2001-2010 a causa della riduzione della spesa dei turisti tedeschi, ma anche di giapponesi e statunitensi. Nel Mezzogiorno la spesa per i viaggi di vacanza è prevalente, con una clientela proveniente in particolare da Germania, Francia e Regno Unito.
I relativi introiti sono cresciuti mediamente dell’1,5 per cento nell’ultimo decennio, grazie anche all’aumento dei voli low cost. In quota del Pil, il turismo internazionale rimane però in quest’area poco rilevante.
Testo ripreso da linkiesta.it