Il Veneto una misteriosa terra di imprenditori solitari e fazioni tribali

Qualsiasi tema che tocca il Nordest e il Veneto va maneggiato con molta cura, perché se azzardi un’opinione arriva subito un veneto che ti spiega che non hai capito proprio niente. E infatti credo di essere fra i tanti che non hanno capito perché sia più difficile fare affari e avere rapporti di fiducia in Veneto che in altre regioni.

Nella mia ignoranza di veneto mi fermo e mi affido a opinioni altrui, come questa di una ricerca del romano CENSIS, che nel suo sito dichiara di fare dal 1964 ricerche in campo economico e sociale per interpretare le trasformazioni della realtà italiana. Per aiutare il controverso aeroporto veneziano Marco Polo a trovare un futuro, la SAVE ha commissionato a Censis uno studio sul futuro del Veneto (compito coraggioso) che tratteggia la vera natura dei veneti, ricerca presentata pochi giorni fa.

Dal comunicato stampa un estratto significativo:

Il futuro del Veneto? Andare per il mondo, con i piedi ben piantati in terra veneta
Per il 77% dei cittadini bisogna investire nelle relazioni con il mondo per tornare a crescere rafforzando la rete regionale degli aeroporti

– Il Veneto futuro. Inserito ancora di più dentro i processi della globalizzazione, così i veneti pensano il Veneto del futuro: con più turisti (lo pensa il 39,4% dei veneti), più imprese che esportano (35,3%), più stranieri che lavorano (28,7%), più investimenti esteri (25%). Insomma, una economia e una società sempre più interne alle reti globali, con una conferma della vocazione dei veneti ad andare per il mondo e ad accogliere il mondo nelle sue comunità. Di conseguenza, costruire il futuro del Veneto significa potenziare tutto ciò che aiuta a relazionarsi con il mondo. È quanto emerge dalla ricerca «Le comunità locali e l’aeroporto Marco Polo di Venezia: un percorso per crescere insieme» realizzata dal Censis e promossa da SAVE che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso e con Catullo ha costituito il polo del Nordest mettendo in rete anche gli aeroporti di Verona e Brescia.

 Il nucleo omogeneo di valori nelle comunità venete. Fare meglio le cose che si sanno fare bene: è questa la logica che per i veneti ha consentito di tenere nella crisi e che servirà anche per rilanciare la regione. I punti di forza da cui ripartire sono la laboriosità degli abitanti (lo pensa il 54,5% dei veneti), le piccole e medie imprese dinamiche e orientate all’export (47,5%), il viver bene, che passa per il paesaggio naturale e l’enogastronomia locale (36,8%). Ancora una volta sono la voglia di fare dei cittadini e il dinamismo delle imprese i pilastri da cui ripartire.

E bisogna puntare su valori condivisi, a cominciare dal primato del lavoro: per i veneti la società veneta è soprattutto «imprenditoriale» (è l’opinione del 38,3% degli intervistati) e «sgobbona» (per il 32,8%), poi anche «egoista» (28%) e «creativa» (18,7%). È forte il senso di appartenenza dei veneti: anche se ne avessero la possibilità, il 60,7% degli intervistati non se ne andrebbe (il 42% perché ritiene che il comune veneto in cui vive sia un luogo in cui si vive meglio che altrove, il 18,7% perché non potrebbe vivere altrove in quanto è lì che ha le proprie radici). Il dato è elevato ovunque, ma raggiunge il picco massimo nella provincia di Belluno (76%).

Volare è nel Dna dei veneti. All’83% dei veneti intervistati capita di spostarsi in aereo. I frequent flyer, che volano almeno una volta al mese, sono il 2% del totale: percentuale che sale al 10% tra le persone con un più alto livello socio-economico e raggiunge l’8% tra i quadri, funzionari e dirigenti. Il 64% dei veneti utilizza l’aereo per recarsi in Paesi europei, il 21% per spostarsi in Italia, il 15% per viaggiare in ambito intercontinentale (dato che raggiunge il 21% in provincia di Verona e il 20% nel Vicentino). Investire nelle relazioni con il resto del mondo è la priorità per tornare a crescere: il 77% dei veneti intervistati è molto o abbastanza d’accordo con l’idea di ampliare la capacità di accoglienza della rete degli aeroporti del Veneto, per disporre di scali più grandi, più rotte, più voli, più passeggeri. L’accordo con questa idea è trasversale al territorio regionale e arriva all’83% in provincia di Padova e all’80% a Venezia. Il 74% dei veneti è molto o abbastanza favorevole al polo aeroportuale integrato veneto tra Venezia, Verona e Treviso.

[…]

Con buona pace della SAVE a me sembra meno evidente la voglia di volare, dopo le illusioni in Romania e altri paesi limitrofi, e più forte la voglia di stare con i piedi nel Veneto. Mi sembra ancora più evidente che nessun politico -forse nemmeno Luca Zaia che ha la maggiore vicinanza agli umori veneti- abbia saputo cogliere la forza di questa gente sgobbona, egoista e creativa.

Nessuno riesce a rappresentarli, né Confindustria, né la politica dei partiti, né il sindacato perché ognuno è un mondo a sé difficilmente rappresentabile, che si porta addosso i successi del XX secolo, i profitti conquistati con una straordinaria laboriosità e investiti eccessivamente negli appartamenti di Cortina e di cento altre valli, ma che ora combatte confusamente con il crollo inatteso dei primi 15 anni del XXI. Senza una guida, ognuno per sé.

 

Articolo di F_Bolognini, ripreso da Linkerblog_biz