In Italia ci vuole un dittatore commento Aprile 2012 Eugenio Benetazzo

Ma quali scope per far pulizia, preparate piuttosto i fucili perchè il clima che si sta percependo ci sta portando diretti ad un futuro Piazzale Loreto. Ancora non lo capite, noi italiani della democrazia non ce ne facciamo proprio nulla, i recenti retroscena che hanno caratterizzato le cronache leghiste rappresentano l’ennesima dimostrazione di come non esista sulla sfera politica italiana il cosidetto “unto del signore”.

Ma quale seconda Repubblica ! Ma quale cambiamento ! Cosa pensate adesso che cambiando per la terza volta tutta la classe politica italiana e pagandoli a 1000 euro al mese improvvisamente e magicamente l’Italia cambi ?

Magari in meglio ? Vedrete ripetere a distanza di dieci anni dal primo insediamento le stesse gesta di chi li ha preceduti. Oggi i media nazionali, la rete e persino la base della lega stessa paragonano Umberto Bossi addirittura a Bettino Craxi.

Ma come proprio un partito che quasi vent’anni fa si è presentato come l’alternativa al marcio italiano, al favoritismo, all’assistenzialismo, facendo della meritocrazia il suo cavallo di battaglia, si sporca invece di queste stesse manifestazioni di politica aberrante ?

Tanti ancora vedo che non lo capiscono, o fanno finta di non capire, perchè il tutto li ferisce interiormente e magari anche patrioticamente, ma agli italiani serve un unico e solo leader con elevatissimo consenso popolare (non elettorale), chiamatelo come meglio credete, leader, vate, duce, doge, re, imperatore, principe, condottiero: l’importante che sia uno solo. Come scrisse Tolkien uno solo per comandarli tutti.

Di questo oggi bisogna essere tristemente consapevoli, decenni di fantomatica democrazia alternata di continuo tra governi di coalizione e governi di umiliazione, non hanno fatto altro che produrre un paese di fatto ingovernabile, ingestibile e insanabile. Chi in età giovanile ha un minimo di buon senso e cognizione di capacità che qui non potranno mai emergere prende e se ne va oltre confine.

Facendo benessimo. Le menti migliori pertanto scappano o vengono assoldate dalle corporations straniere, mentre in questo modo rimangono a presidiare il paese un branco di cialtroni, incompetenti e mediocri. Qualcuno si salva per carità, non vogliamo mettere tutti gli italiani con il culo nella griglia, ma rimangono pur sempre una esigua minoranza, statisticamente non rilevante.

Vivendo all’estero ci si rende conto che cosa significa essere italiani e come si viene dipinti dai colleghi europei: effettivamente come dare loro torto, chi è causa del suo male pianga se stesso, recita il noto detto. Ed il nostro male non si insinua nella politica, che di fatto rappresento lo specchio della popolazione, ma nel nostro recente percorso di nascita storica.

Questa cosidetta nazione che in realtà è un coacervo di 20 popolazioni che non hanno niente in comune tra di loro tranne la religione ed in alcuni casi la lingua, sono state tratte con l’inganno ad unirsi con l’intento di far risorgere le aspirazioni di nazionalità che hanno portato alla nascita dello stato regionale italiano.

Con l’unificazione iniziano le problematiche, le dicotomie, le diversità, le deficienze ormai insormontabili, non solo sul piano infrastrutturale, ma anche ideologico. Proprio ai leghisti scrivo di andarsi a studiare come è veramente iniziata l’industrializzazione delle ricche regioni del Nord (ma all’inizio povere ed indebitate), grazie al saccheggio e colonizzazione di quelle del Sud allora governate e protette con lungimiranza dal regime borbonico. Con l’Unità d’Italia si sono poste le basi per un periodo di incubazione del marcio che oggi ci contraddistingue tutti: il mancato riconoscimento dello Stato e di tutto quello che esso rappresenta.

Questo ha portato dal Nord al Sud a vedere sino ai giorni nostri il nuovo Stato italiano come un nemico da sconfiggere e cercare di turlupinare perchè ha disatteso le promesse iniziali: il Nord si è trovato a mantenere a vita il Sud per il suo contributo iniziale, il Sud è stato trasformato in un paese endemicamente povero proprio perchè è stato raggirato al pari di un furfante con l’inganno ad aiutare il Nord in un processo di industrializzazione elargendo oltre la metà delle proprie (allora) ingenti risorse erariali.

Lo Stato e la politica pertanto rappresentano solo una “terra di mezzo” da occupare e contingentare con la quale fare affari per conto proprio, creare favoritisimi e rapporti clientelari, gestire le risorse del territorio in partnership con la criminalità e impedire ai giovani emergenti con merito di ribellarsi.

Per questo motivo aspiro al giorno in cui un altro clone di Lorenzo il Magnifico riuscirà ad emerge con una impronta politica trasversale, priva di colore o bandiera politica, portavoce di un processo di risanamento popolare e cultura del cambiamento, qualora servisse, anche imposta con la forza.

Come italiani abbiamo continuamente dimostrato solo di non essere in grado di gestire i nostri interessi se messi nelle condizioni di concertare democraticamente (almeno sulla carta) su ogni questione vitale, proprio perchè intasati e contraddistinti da mille interessi conflittuali interni che non esisterebbero in un paese con una guida maggiormente autoritaria.

 

Articolo ripreso da eugeniobenetazzo.com