È stato il primo ministro russo Vladimir Putin ad aprire in prima persona la valvola della stazione di compressione nei pressi della città di Vyborg, sulle sponde russe del Mar Baltico, e dare così inizio al flusso di gas dal valore di 10 miliardi di dollari che attraverso il gasdotto sottomarino North Stream unirà Russia e Germania, bypassando l’Ucraina, le cui controversie con Mosca avevano imposto l’interruzione delle forniture energetiche all’Europa occidentale per due volte dal 2006.
Il gasdotto North Stream sarà in grado di portare gas a sufficienza per la fornitura di 26 milioni di case europee quando sarà funzionante a pieno regime, il prossimo anno. È il primo collegamento diretto tra Europa occidentale e Russia, la quale fornisce circa il 25 per cento di gas dell’Unione europea.
North Stream è destinato ad indebolire la posizione dell’Ucraina per la negoziazione degli accordi di fornitura di gas con la Russia. Attraverso l’Ucraina, infatti, finora era veicolato l’80 per cento del gas russo verso l’Unione europea attraverso condutture di epoca sovietica.
Gazprom ed i suoi partner – le tedesche BASF e Ruhrgas, l’olandese Gasunie, e la francese GDF Suez – stanno costruendo l’oleodotto in più fasi. La prima linea avrà una capacità di 27,5 miliardi di metri cubi l’anno, che raddoppierà fino a 55 miliardi di metri cubi quando una seconda linea sarà pronta nel 2012.
“Ci stiamo lentamente ma con decisione affrancando dai diktat degli stati di transito”, ha affermato Putin, annunciando che il monopolista di stato russo del gas inizierà a riempire le condutture del North Stream verso la Germania dalla fine del mese prossimo. Gazprom potrebbe dirottare sul North Stream fino a 20 miliardi di metri cubi che attualmente transitano attraverso l’Ucraina, aveva sostenuto lo scorso maggio l’amministratore delegato della compagnia, Alexei Miller.
Le condotte attraversano un fondale disseminato da oltre 150.000 mine, eredità delle due guerre mondiali. È stata dunque necessaria una operazione di bonifica, mentre in altri casi il percorso del North Stream è stato deviato. Il costo totale della pipeline, comprese le spese di finanziamento, è di circa 8,8 miliardi di euro, come attestato ai giornalisti dal vice primo ministro russo Igor Sechin.
La compagnia energetica statale ucraina Naftogaz, che pompa circa 100 miliardi di metri cubi di gas l’anno per l’Europa, ha una capacità annuale di 142 miliardi di metri cubi di transito. “La riduzione dei volumi di transito causerà all’Ucraina una perdita di circa 550 milioni di dollari di ricavi per le mancate royalties l’anno prossimo”, ha detto Denis Sakva, analista energetico a Kiev della banca d’investimento Dragon Capital.
Gazprom si era offerta di rivedere i contratti con Naftogaz se questa avesse accettato di fondersi con la sua compagnia. Tale proposta è stata respinta da parte dell’Ucraina.
Il presidente ucraino Viktor Yanukovich ha annunciato il 3 settembre sul suo sito web che Kiev potrebbe ricorrere ad un tribunale internazionale, “come ultima risorsa”, per rivedere i contratti di fornitura di gas.
Nel frattempo, Putin e Miller hanno annunciato novità anche per quanto riguarda il South Stream. Electricité de France e BASF entreranno a far parte del consorzio ricevendo ciascuna una quota del 15 per cento del previsto gasdotto, la quota Eni nel progetto si ridurrà al 20 per cento, mentre quella di Gazprom rimarrà al 50 per cento.
Il progetto South Stream “continua secondo i piani”, ha dichiarato in un comunicato l’amministratore delegato Eni Scaroni dopo un incontro con Miller a Mosca. Le due aziende hanno anche discusso “questioni riguardanti l’ingresso di EDF e Wintershall Holding in qualità di azionisti della joint venture per la costruzione della sezione offshore del progetto South Stream”, secondo quanto si apprende dal comunicato.
Articolo ripreso dal sito clarissa.it