L’inghilterra vuole scaricare la Scozia per essere libera di diventare un paradiso fiscale

L’articolo seguente ha un tono diverso dal nostro titolo, ma il desiderio dell’Inghilterra di diventare un paradiso fiscale per finanziare la sua ridicola politica monetaria oramai e’ troppo evidente 🙂 E ogni sua mossa va letta in questa ottica.

Mark Carney, il Governatore della Banca d’Inghilterra, ha detto che una Scozia indipendente avrebbe bisogno di cedere molta sovranità nazionale al Regno Unito per far funzionare l’unione monetaria che potrebbe essere messa in piedi a seguito della secessione della Scozia. Le osservazioni del Governatore Carney, sono state rilasciate a Edimburgo in vista dell’ormai non lontano referendum per l’indipendenza scozzese che avrà luogo il 18 settembre 2014 . Questo referendum è il risultato raggiunto dopo anni d’impegno politico arrivato al culmine dopo tutta una serie di devoluzioni sempre più audaci, che hanno dato agli scozzesi un parlamento nazionale un’indipendenza sostanziale molto forte.

La possibile secessione prossima ventura avverrà nel quadro ormai collaudato del Commonwealth, con la Regina d’Inghiterra che rimarrà sovrano formale (come per Canada, Australia e Nuova Zelanda) della neo (ri)nata Scozia. Inoltre, è stato deciso che anche le forze armate rimarranno in comune. Adesso, apprendo che in caso di una vittoria del “sì” al referendum, il governo di questa nuova Scozia indipendente vorrebbe anche mantenere la sterlina e i servizi della Banca d’Inghilterra, nel quadro di un accordo di unione monetaria formale che ritengono vantaggioso tanto per la Scozia quanto per il Regno Unito.

Il governo britannico invece ritiene che un tale accordo sarebbe improbabile e si tradurrebbe in una Scozia “indipendente e sovrana” che deve consegnare il controllo dei tassi di interesse e il livello di indebitamento nelle mani di quello che dopo la secessione sarà un paese straniero.

Nel suo discorso, il governatore Carney ha sottolineato che la modalità di un’unione monetaria in caso di indipendenza sarebbe di competenza dei parlamenti scozzesi e inglesi ed ha aggiunto che se tali deliberazioni dovessero mai avere luogo, dovrebbero considerare molto attentamente ciò che nell’economia di un’unione monetaria sono le basi necessarie per realizzate un’unione durevole e funzionante, soprattutto dati i rischi evidenti che l’erronea realizzazione di questi trattati possono comportare. Rischi ampiamente dimostrati dai disastri che vediamo nell’eurozona, con la crisi dei debito sovrani, la frammentazione finanziaria e le profonde asimmetrie nei risultati economici.

Alistair Darling, ex cancelliere del Regno Unito, ha detto:

«C’è un chiaro messaggio oggi nel discorso del Governatore della Banca d’Inghilterra: le carenze dell’Eurozona ci mostrano chiaramente che per avere una unione monetaria di successo bisogna avere anche l’unione fiscale e l’unione politica».

Una Scozia indipendente dovrebbe essere libera di mantenere la sterlina senza realizzare l’unione monetaria, o anche di agganciare la sua nuova valuta con la Sterlina, ma realizzare un’unione monetaria sarebbe problematico. Sarebbe una follia per il resto del Regno Unito entrare volontariamente in unione monetaria con la Scozia indipendente dopo aver visto quello che è successo con l’euro e con la BCE.

Un’unione di questo genere per essere realizzata correttamente dovrebbe essere troppo asimmetrica per essere giusta:

la Bank Of England dovrebbe rimanere soggetta alla legge del Regno Unito, e non dovrebbe includere rappresentanti regionali scozzesi. L’autorità del Britannica sarebbe la sola responsabile per la regolamentazione creditizia. Soprattutto, le regole dell’Inghilterra dovrebbero imporre la disciplina fiscale sulla Scozia, che essendo però indipendente non avrebbe più i suoi rappresentati nella Camera dei Comuni né in nessun altra istituzione Britannica.

Se fossi scozzese, non mi sognerei mai di accettare un tale accordo perché sarebbe molto più diseguale rispetto a quello attuale — che già offre ampia autonomia alla Scozia — ma visti gli evidenti squilibri che ci sono tra Inghilterra e Scozia questo genere di imposizione sarebbe l’unico disponibile se si vuole realizzare l’unione monetaria. Se la Scozia vuole l’indipendenza dalla Gran Bretagna, non ha alcuno senso che venga realizzata un qualsiasi tipo di unione monetaria.

A quanto sta emergendo in vista del referendum sull’indipendenza (che nei sondaggi vede il “sì” in calo), il Governo di Edimburgo vuole soprattutto la possibilità di utilizzare in misura maggiore i dividendi dell’estrazione petrolifera del mare del Nord e poche altre cose, un obiettivo che si può raggiungere anche senza lanciarsi in folli avventure d’indipendenza vincolata.

È da notare come l’opzione di separarsi dall’Inghilterra per entrare nell’eurozona non è stata contemplata, e anche la semplice adesione all’Unione Europea non è considerata un opzione maggioritaria. Personalmente, credo che al referendum vincerà il NO e dopo il ritrovato senso d’unione il Regno Unito rivolgerà il suo pensiero alla permanenza o meno nell’Unione Europea.

 

Articolo da RischioCalcolato.it – Autore: Kappa d. Picche