Al Sud l’occupazione è merce rara: la crisi ha prosciugato le opportunità, portando il fronte lavoro alla desertificazione. Il bilancio sugli ultimi cinque anni rilancia così l’emergenza per il Mezzogiorno: tra il 2007 e il 2012 nel meridione si contano quasi 340 mila occupati in meno, un crollo che da solo spiega il calo registrato per tutta l’Italia (-323 mila).
Guardando al Paese nel suo complesso emerge come a fermare l’emorragia occupazionale siano stati gli stranieri, visto che tra i lavoratori di cittadinanza italiana dopo un quinquennio ne mancano all’appello 1 milione 155 mila. Insomma gli ultimi dati dell’Istat, che fanno il punto sull’anno appena archiviato, mostrano come la crisi abbia affondato i suoi colpi in determinate aree geografiche e fasce di popolazione.
Nel dettaglio, a fronte di quasi 340 mila posti andati in fumo nel Mezzogiorno partendo dal 2007, nel Nord gli occupati sono scesi di appena 20 mila unità (-0,17%) e al Centro si è registrato un lieve avanzamento delle persone che possono vantare un impiego (+0,7%). Invece il Sud ha subito un vero e proprio tonfo (-5,15%), confermandosi il tallone d’Achille del Paese.
Inoltre, ravvicinando il confronto, dei 68.000 posti persi nel totale tra il 2011 e il 2012 si osserva come 36.000, quindi oltre la metà, siano nel Mezzogiorno. L’ondata recessiva abbattendosi sul Meridione ha insistito soprattutto sugli uomini (390.000 in meno), i giovani tra i 25 e i 34 anni (-305.000) e l’industria.
Gli unici comparti che al Sud sono riusciti a guadagnare in tempi di crisi sono i settori dell’alloggio e della ristorazione, dei servizi di informazione e comunicazione e dei servizi alle imprese. Allargando lo sguardo a tutto il Paese, sempre tra il 2007 e il 2012, la perdita di 323 mila lavoratori oltre a essere dovuta principalmente al Sud è esclusivamente frutto della voragine aperta tra i lavoratori italiani, diminuiti di oltre un milione.
Se l’Italia ha ridotto le perdite è solo grazie all’apporto arrivato dagli stranieri, che hanno contributo a risollevare i livelli con 832 mila occupati in più nei cinque anni.
Tuttavia anche chi viene da fuori confine ha sentito il peso della crisi, il tasso di occupazione tra gli stranieri è infatti notevolmente diminuito: dal 67,1% nel 2007 al 60,6 del 2012 (-6,5 punti percentuali). Una caduta ancora più forte di quella registrata dagli italiani, che hanno visto l’occupazione ridursi dal 58,2% del 2007 al 56,4% del 2012 (-1,8 punti). Ecco che gli stranieri con un impiego sono aumentati solo grazie alla crescita demografica. Forti differenze sono emerse anche tra uomini e donne, a crescere di più o scendere di meno è risultata la componente femminile, che tra gli italiani ha circoscritto le perdite a poco più di 160 mila unità, mentre tra gli stranieri ha fatto segnare un aumento di oltre 450 mila lavoratrici.
Al contrario, dalla flessione degli occupati maschi deriva quasi tutta la contrazione rilevata per i lavoratori italiani, con un ribasso di più di 990 mila unità.
Fonte: americaoggi.info