Con il termine evoluzione, si intende il progressivo ed ininterrotto accumularsi di modificazioni successive atte a conseguire in un arco di tempo sufficientemente ampio, consistenti cambiamenti strutturali e funzionali tanto in un organismo vivente quanto in un oggetto inanimato.
Invece l’involuzione identifica in contrapposizione un processo di riduzione ed atrofizzazione di alcuni parti vitali o sostanziali che producono un fenomeno inarrestabile di decadimento e regresso con riferimento anche alla vita culturale ed economica di una popolazione. Molti lettori mi hanno scritto che hanno perso ormai definitivamente la speranza dopo aver visto la composizione e le varie nomine del nuovo governo italiano, che di nuovo purtroppo ha veramente poco.
Alla fine il dopo elezioni consegna il paese, a distanza di quasi dieci settimane dalla più infelice tornata elettorale degli ultimi tre decenni, nelle mani di un esecutivo che non è né carne e né pesce, una rimescolanza poco geneticamente modificata a cui ancora una volta sono affidate le speranze di rinnovamento del vecchio stivale. Non so come vi state attrezzando per affrontare la futura produzione legislativa e i semestri che ci attendono, ma ormai ho ben presente quale sarà il futuro che ho davanti sia come contribuente che imprenditore italiano.
Non starò per questo qui ad aspettare che arrivi il Messia, come avevamo precedentemente scritto alcune settimane fa. Ancora nel 2006 quando non avevo una significativa visibilità mediatica avevo ben presente il quadro che ci stava innanzi, questa convinzione dopo mi portò a scrivere il primo saggio allora veramente fuori dal coro sui rischi finanziari che caratterizzavano sia il nostro paese e sia tutto il mondo occidentale.
La scorsa settimana sono stato ospite di un’associazione di imprenditori in Lombardia: all’interno della relazione che si è sviluppato e durante il confronto dialettico con i vari rappresentati è emerso che il male di questo paese sembrerebbe la classe dirigente attuale. L’esito delle recenti elezioni ha finalmente smosso lo stagno e ora secondo loro si dovrebbe iniziare una fase di risalita e riscatto.
Contenti loro di questa lettura, mi sento invece di farne un’altra. Sono nato nel 1973 e per vent’anni non ho fatto altro che sentire denigrazioni e scontentezza nei confronti degli esponenti della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista, rei secondo vox populi di aver imballato il paese. Nel 1993 esplode lo scandalo Tangentopoli che condanna tutta la vecchia classe politica (in parte oggi ancora presente) e apre la strada per un rinnovamento trainato da Forza Italia, Lega Nord & Company.
Passano altri vent’anni e ci ritroviamo nel 2013 con un paese colpito da scandali politici e finanziari notevolmente amplificati rispetto a quelli di vent’anni prima. Addirittura alcuni nuovi partiti di allora oggi sono già defunti e le solite tematiche italiane (pressione fiscale, debito pubblico, economia sommersa, extracomunitari, flessibilità del mercato del lavoro) rappresentano i temi caldi di ogni talk show italiano proprio al pari di vent’anni prima.
La prima legge della fisica meccanica insegna che nulla si crea e nulla si distrugge, questo purtroppo vale in tutto il pianeta tranne che in Italia, sarebbe opportuno ricordarlo all’interno dei corsi di laurea. Sempre in quel contesto si dovrebbe menzionare invece la teoria involutiva della nazione italiana. Quest’ultima purtroppo non viene spesso menzionata, forse perchè sarebbe l’unica a far aprire gli occhi e comprendere il triste destino che aspetta l’intera popolazione.
In buona sostanza chi ha voglia di fare, capacità oggettive, spirito imprenditoriale, lungimiranza e buon senso, prende ed emigra, impiantandosi su un paese molto più accondiscendente ed attraente sul piano imprenditoriale e professionale. Il paese pertanto perde imprenditori, ricercatori, lavoratori molto qualificati e pensatori di spessore e di rilievo.
L’anno successivo si verifica lo stesso tipo di processo, partono altri che all’inizio erano titubanti, ma dal feedback ricevuto dai primi italiani all’estero ricevono conforto ed emigrano anche loro. L’anno dopo ancora si verifica lo stesso schema i più lungimiranti che rimangono supportati dal blessing di chi se ne è andato prima di loro decidono di fare altrettanto. In sintesi diventa un processo inesorabile (termine che deriva dal latino, di chi non si lascia convincere dalle preghiere), implacabile e inflessibile.
Nel paese invece rimangono in proporzione sempre più rilevante le persone meno capaci, meno sensibili al futuro del paese, meno competenti (oltre a chi non può andarsene per impegni finanziari e vincoli familiari) che nel tempo promulgano i vari referenti della classe politica e dirigente sul riflesso di quello che resta della popolazione. In parallelo invece il paese importa manodopera extracomunitaria da ogni parte del mondo, priva nella stragrande maggioranza dei casi di significative qualifiche professionali, che pretende e riceve trattamenti di favore che in altri paesi difficilmente si vedrebbe riconosciuta.
Il quadro finale pertanto delinea una nazione soggetta a involuzione sociale il cui processo impatta quotidianamente nella incapacità di generare nuova ricchezza economica oltre a un naturale rinnovamento ed evoluzione sociale a seguito della perdita costante anno dopo anno delle sue migliori risorse umane.
Articolo di Eugenio Benetazzo, pubblicato su eugeniobenetazzo.com