“Il futuro dell’euro è segnato” ha affermato, tempo fa, Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia. Per Krugman l’Euro, nato per evitare stati inflazionistici tipici degli anni Settanta, rischia invece di riportare il continente agli anni ’30, un “dramma per un continente che nel dopoguerra è riuscito a costruire la migliore società della storia dell’umanità”.
Ultimamente, la possibilità di disgregazione dell’euro è stata oggetto di discussione, ma nella storia difficilmente ciò che è stato creato viene distrutto: ci possono essere delle evoluzioni ma difficilmente la storia torna sui propri passi. La crisi irrisolta nell’Area Euro ha continuato a rafforzare il Dollaro, pesando quindi sul prezzo dell’oro.
Un sondaggio pubblicato recentemente su 54 banche centrali, che rappresentano complessivamente il 49% delle riserve globali, ha evidenziato che oltre un terzo degli intervistati ritiene che il futuro dell’Euro come valuta di riserva sia a rischio. Al contrario, l’81% degli intervistati ha dichiarato di aver aumentato l’esposizione sul dollaro. Tra gli aspetti positivi per i metalli preziosi, il 70% degli intervistati considera l’oro più interessante persino rispetto al 2010.
FinanzaeDiritto.it ha realizzato un’inchiesta esclusiva tra i principali operatori Forex e non solo a commento dell’esito di questa indagine.
VINCENZO LONGO, Market strategist IG Markets:
Per quanto riguarda la valuta dell’Euro, la crisi in Europa sta influenzando le decisioni delle banche centrali, soprattutto perché cercano di non accumulare moneta unica nei propri portafogli. La crisi nell’Area Euro sta pesando sulle decisioni e nelle recenti aste abbiamo visto che la domanda da parte degli investitori esteri internazionali, che non fanno parte di Eurolandia, è diminuita notevolmente.
C’è stato un lieve recupero per quanto riguarda la domanda di questi istituti nei confronti dei bond tedeschi. Tuttavia questo non va a compensare la forte riduzione che ha colpito le emissioni italiane e spagnole che sono state significative. Le riserve in valuta Euro si stanno riducendo presso le banche centrali e le loro decisioni si stanno indirizzando verso il dollaro. Nelle aste degli Stati Uniti la domanda è stata abbastanza elevata, specialmente nelle banche centrali. La particolarità che si sta verificando è che alcuni istituti di credito, i quali vogliono detenere aste più rischiose, per evitare la scelta del biglietto verde, si stanno spingendo su valute più “aggressive” come il dollaro australiano.
ROBERTO RIGO, Derivatives broker WHSelfInvest
L’Euro è a rischio perché è l’unica valuta anomala. Il dollaro viene usato negli Stati Uniti, lo yen in Giappone, l’Euro invece rappresenta l’economia di Paesi diversi fra loro e costituisce un’eccezione nel panorama. Anche se la divisa è forte ed è una valuta di riserva, c’è il rischio che qualche Paese vada in default trascinando l’Euro in situazioni catastrofiche.
Tuttora ci sono diversi scenari aperti, tra cui anche la scomparsa dell’euro come moneta unica. Oppure, nell’ipotesi più positiva, un’ unificazione fiscale e politica potrebbe rafforzare la valuta europea, ma non penso sia una soluzione di breve termine. L’Euro è debole, ma il dollaro non si sta rafforzando. Se lo paragoniamo ad altre divise non vedo questo trail del dollaro, piuttosto un Euro debole. Per quanto riguarda l’oro, il prezzo non si sta rafforzando conseguentemente al dollaro. L’oro è il bene rifugio per eccellenza durante queste situazioni di instabilità del mercato.
FRANCESCO LANNA, Financial Sales AS Admiral Markets
C’è una propensione per un dollaro molto forte. Le aspettative sono alte, si hanno obiettivi di lungo periodo che potrebbero aggirarsi intorno all’1.21 e nella peggiore delle ipotesi andare ancora oltre intorno all’1.12 nell’arco di un paio di anni.
Attualmente, la situazione macro conferma la tendenza al rialzo del dollaro contro l’euro perché comunque i problemi sostanziali nell’area europea permangono e le mosse di politica monetaria potrebbero non risultare molto efficaci in quanto sono state avviate in ritardo, e non potrebbe esserci più il tempo per poter risollevare Eurolandia dalla grave situazione economica.
Con la disoccupazione stagnante sui livelli a doppia cifra e crescita ridotta in quasi tutti gli Stati membri, l’Eurozona dovrà affrontare una fase di consolidamento delle riforme che i Paesi stanno mettendo in atto, ma proprio il tempo potrebbe essere l’elemento chiave in quanto i farraginosi meccanismi di sostegno all’economia non andranno a regime in tempi brevissimi. Le mosse fatte da Draghi in novembre e in febbraio sono state importanti ma non sufficienti per il ritardo con cui le autorità hanno deciso di intervenire e non sono paragonabili a quelle USA a causa della rigidità istituzionale europea.
Questo farà prolungare il periodo di instabilità e di incertezza all’interno di tutta l’area euro, dando ragione alla parte americana dove le politiche economiche sono state molto più tempestive ed efficienti. Gli ultimi dati danno certificazioni del dollaro come forte nei prossimi mesi, anzi nei prossimi anni. Il cross euro/usd è all’interno di un ciclo al ribasso di lungo periodo.
Articolo ripreso da finanzaediritto.it