Anche quest’anno è passato e di una vera e propria bad bank italiana, sul modello di quella fatta in Spagna e Irlanda, non se ne parla proprio e in ogni caso non c’è fretta in attesa di valutare l’impatto sul mercato dei NPL delle nuove norme appena varate dal governo per facilitare il recupero dei crediti, in particolare proprio da parte delle banche.
Un tentativo molto più efficace rispetto a garanzie sospette per chiudere il gap tra valori di mercato e valori a cui le banche detengono le sofferenze dopo avere accantonato dal 40% al 65% in questi anni del loro valore facciale.
Dopo avere ricordato come oggi unanimemente viene riconosciuto l’errore di non avere varato un progetto di bad bank italiana per tempo, è bene anche osservare che la finalità principale delle bad bank di sistema è quella di digerire con calma pluriennale l’eccesso di prestiti immobiliari andati in default. Prestiti mai rimborsati perché erano evidentemente cattivi progetti immobiliari. Diversamente avrebbero avuto sorte più felice: costruiti e venduti con un profitto come dovrebbe sempre accadere. L’eccesso di immobili invenduti viene assorbito dalla bad bank con l’obiettivo di ricollocare le proprietà lentamente sul mercato minimizzando le perdite.
Tuttavia a giudicare dalle statistiche pubblicate di recente dalla società Cushman & Wakefield, specializzata nel settore immobiliare, il processo di digestione è alquanto lungo e faticoso. Si vede ad esempio come la bad bank spagnola SAREB dopo 3 anni dalla sua creazione abbia in pancia ancora immobili per un valore pari all’82% del valore apportato inizialmente, la sorella irlandese, NAMA è a livello 71% pur avendo iniziato 3 anni prima e la portoghese BES è ferma al palo.
Questi numeri farebbero pensare che, anche qualora venisse trovata quella quadratura per la bad bank italiana, che faccia contenta la UE con riferimento al divieto di aiuti di stato, e il veicolo italiano cominciasse ad assorbire mutui in sofferenza, il loro smaltimento sarebbe comunque molto lento.
Dal punto di vista del mercato immobiliare una constatazione forse ovvia, dal punto di vista delle banche neppure una cattiva notizia perché le garanzie di pagamento dei differenziali scatterebbero più tardi possibile. I miracoli non vengono fatti dalle bad bank, serve molto molto tempo per assorbire gli errori fatti sul mercato immobiliare da un bel numero di sviluppatori iper-ottimisti e da banche poco avvedute.
Dal punto di vista dei grandi fondi USA pronti ad acquistare portafogli immobiliari in sofferenza, l’Italia rappresenta un boccone molto grosso su cui si apprestano a banchettare e in parte lo hanno già fatto (vedi grafico) grazie alle prime operazioni chiuse con Unicredit, BPER, Popolare Bari e altre minori.
Fonte: linkerblog.biz – autore: F_Bolognini
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