La Banca d’Italia dice alle banche che devono licenziare molti dipendenti

Il giochetto fino a oggi ha funzionato. E di certo è stato utile per lasciarsi alle spalle il tratto più buio del tunnel della crisi. Per le banche, ora però, è arrivato il momento di fare i conti con la polvere accumulata sotto il tappeto.

I soldi facili, quelli del trading sui titoli di Stato grazie ai prestiti della Banca Centrale Europea a tassi bassissimi, non possono essere un modello per il futuro. E’ l’ora di tornare a fare le banche. Dunque ristrutturare il settore. Un processo che potrebbe essere non semplice e anche doloroso. E’ questo il messaggio che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, avrebbe consegnato oggi, lunedì 19 novembre, durante l’incontro con i cinque principali banchieri italiani, Alberto Nagel di Mediobanca, Federico Ghizzoni di Unicredit, Tommaso Cucchiani di Intesa, Fabrizio viola numero uno del Monte dei Paschi di Siena, Victor Massiah, Consigliere delegato di Ubi banca, Francesco Saviotti del Banco Popolare, oltre a Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi, l’associazione delle banche.

Durante l’incontro, secondo fonti della Banca d’Italia, sarebbe “emersa la necessità di proseguire con decisione nei processi di ristrutturazione aziendali volti al contenimento dei costi fissi anche mediante interventi di razionalizzazione delle reti distributive”.

Il punto, spiegano le stesse fonti, è che “alla flessione della dinamica del credito all’economia si accompagna il peggioramento delle condizioni finanziarie delle imprese e, in misura più contenuta, delle famiglie”. Il quadro è preoccupante. A mitigarlo è per ora “l’assenza di segnali di marcata sopravvalutazione del comparto immobiliare e la solidità della base di raccolta al dettaglio”.

Ma il fatto che il prezzo delle case non sia crollato e che il risparmio degli italiani ancora tenga, non può far dormire sugli allori. Visco avrebbe sottolineato ai banchieri alcuni passaggi del Rapporto sulla stabilità finanziaria, diffuso la scorsa settimana da Bankitalia.

La crescita fatta registrare dal complesso delle partite anomale (sofferenze, crediti ristrutturati, partite incagliate, esposizioni scadute) del sistema bancario italiano sta crescendo rapidamente, anche se “risulta ancora in linea con quanto verificatosi nelle precedenti fasi recessive dell’economia”. Nella riunione è stato chiesto “di assicurare l’adeguatezza dei processi di individuazione e gestione dei crediti anomali e delle relative politiche di accantonamento”.

C’è un motivo. In un primo giro di ispezioni nei confronti delle banche, Via Nazionale aveva dovuto riclassificare a sofferenza quasi il 20 per cento dei crediti esaminati. Insomma, sui crediti di difficile esigibilità le banche devono essere trasparenti. Banca d’Italia non farà più sconti.

Ma la pulizia nei crediti è solo una parte. L’altra, la più importante, riguarda la razionalizzazione degli sportelli degli istituti. Che significa non solo taglio delle agenzie, ma anche di personale. L’Abi, qualche tempo fa, aveva prodotto uno studio che dimostrava come in Italia ci fosse un rapporto di 57 sportelli ogni 100 mila abitanti, contro i 17 dell’Olanda, i 20 del Regno Unito e i 21 della Svezia. Più dell’Italia ne hanno solo Francia, Portogallo e Spagna.

Troppi sportelli, troppo personale. Al tavolo tra sindacati ed Abi si sta già discutendo di chiuderne 3 mila, che significa 20 mila esuberi. In realtà dopo gli incontri con i rappresentanti delle banche il numero sarebbe cresciuto fino a 35 mila. Nessuno ha confermato, ma la situazione è tutt’altro che semplice. L’operazione di razionalizzazione, comunque, per Visco è diventata quasi un mantra. Le banche devono tagliare i costi per recuperare redditività.

Quanto sia profonda su questo punto la crisi, è stata sempre l’Abi a riassumerlo. Nel 2010 il ritorno medio sul capitale investito nelle banche è stato del 3%, nel 2007 era al 10%. Quello del 2011 è sceso quasi a zero. Si aspettano i dati del 2012, ma senza grande ottimismo. Bisogna quindi rimettersi in carreggiata. I tagli, dolorosi, saranno necessari. Ma i sacrifici dovranno essere per tutti. Per i soci, innanzitutto. Le banche dovranno restituire meno dividendi e mettere più capitale a riserva.

Ma anche per i top manager. Nei giorni scorsi Visco ha chiesto agli istituti di comunicare entro la fine di questo mese i nominativi di tutti i manager dipendenti dei gruppi che guadagnano oltre un milione di euro. I compensi milionari dovranno essere rivisti. Senza queste misure sarebbe difficile far digerire piani di esuberi draconiani.

 

Articolo ripreso dal sito ilfattoquotidiano.it