Cari lettori, Facebook ha la licenza bancaria necessaria per operare come istituto di pagamento. Basterà avere un conto su Facebook e si potrà sia incassare soldi che pagarne con un semplice clic sul cellulare con WhatsApp. E molto probabilmente la Facebook Banca avrà pure la propria criptomoneta proprietaria, anche se presumibilmente legata al Dollaro USA:
Che significa? Significa che per le banche tradizionali, di fronte a una simile novità, i guai derivanti dal boom delle sofferenze bancarie, dalle regole internazionali cervellotiche e sempre più severe e dai tagli al personale, finora considerati le peggiori evenienze che possano capitare, si riveleranno carezze, zollette di zucchero. La forza, la capillarità della presenza di Facebook nella vita della gente e quindi nella relazione costante con i suoi utilizzatori farà sì che per le funzioni essenziali della banca (pagare e percepire pagamenti) finiremo tutti noi gradatamente con il farci bastare i social network e non servirci più delle banche classiche. «I» social network, perché possiamo giurarci che sia Google che Apple e chissà quanti altri imiteranno il leviatano di Mark Zuckerberg.
Con la crisi che c’è nelle filiali bancarie, desertificate dal fatto che ormai la gente per le operazioni semplici fa tutto dal computer di casa o in giro dallo smartphone, con i servizi di pagamento che continuano a defluire dalle banche si sta veramente svuotando un’industria. Di questo passo, alle banche tradizionali resterà, forse, una credibilità maggiore nell’erogazione di servizi finanziari complessi come i finanziamenti più onerosi, la gestione del risparmio o la finanza aziendale, ma non l’attività semplice, «al dettaglio», alla quale è oggi destinata la maggior parte dei loro costi e investimenti fissi!
Non a caso Ennio Doris, fondatore e presidente di Banca Mediolanum, tra i pochissimi imprenditori del settore, sempre lucidissimo nella visione sul futuro, ripete da anni che «se oggi nel mondo ci sono 20 mila banche analogiche, tra dieci anni ce ne saranno cento o duecento digitali». E se oggi in Italia si contano seicento banche, tra dieci anni quante ne saranno sopravvissute?
È con questi scenari che dovrebbero fare i conti i banchieri, sia per ridisegnare l’organico delle loro aziende sia per riscriverne le strategie. E prima di accusare una banca di espansionismo improprio bisogna pensarci cento volte. Le banche sane, oggi, devono cercare di espandersi, concentrarsi, crescere dimensionalmente e industrialmente. Per prevenire la crisi di domani.
PERCHÉ IL SISTEMA DI PAGAMENTI DI FACEBOOK PUNTA SULL’EUROPA
Grazie all’Unione Europea, in qualunque momento Mark Zuckerberg può decidere di offrire conti correnti e prestiti a 31 milioni di italiani iscritti a Facebook. Il grimaldello per cominciare a scardinare il sistema bancario dei Paesi europei si chiama Psd2 (Payment service directive 2). È la direttiva europea sui pagamenti digitali emanata il 13 gennaio 2018, al termine di due anni di programmazione. Per la prima volta questa direttiva obbliga le banche europee ad aprire le proprie API (Application Program Interface) a società del fintech (tecnologia applicata alla finanza) e altre aziende che si occupano di prodotti e servizi finanziari. Questo cambiamento consentirà alle società esterne (le cosiddette terze parti) accesso ai dati di pagamento. In sostanza significa che sarà promosso lo sviluppo dei pagamenti in mobilità attraverso l’open banking (un sistema di comunicazioni bancarie aperte tra diversi soggetti), quindi ci sarà maggiore competizione nelle aree di tradizionale dominio delle banche. Inoltre, da settembre 2019 le banche saranno obbligate ad aprire i conti correnti dei loro clienti.
In altre parole, con pochi click i clienti delle banche decideranno a quali informazioni del loro conto corrente potranno avere accesso le app preferite. È in un questa enorme fetta di mercato che intende inserirsi Facebook offrendo il servizio sia attraverso il profilo del social network (quindi Messenger), sia con il numero di Whatsapp.
FACEBOOK E LE BANCHE
Come detto, solo in Italia Facebook ha 31 milioni di utenti e il nostro Paese è uno tra quelli in cui il servizio di Whatsapp è più utilizzato. Per fare un esempio Banca Intesa, il più grande gruppo bancario italiano, ha 11,1 milioni di clienti. E nessuno di questi utilizza l’app della banca 5-10 volte al giorno come un utente medio di Facebook.
Inoltre, a parte PayPal e Satispay, il mercato dei pagamenti in mobilità tramite app è estremamente parcellizzato. E, dopo il taglio delle commissioni interbancarie, l’unica cosa davvero redditizia per gli istituti di credito sono i dati dei clienti. Ma anche sul fronte dei dati vincono i colossi di Internet. Non è peregrino pensare che, quando Facebook entrerà a tempo pieno nel mercato bancario, andrà a colpire sia le banche sia le startup legate al mondo della finanza.
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