Agosto è famoso per le stelle cadenti, ma sui mercati finanziari questo sembra più che altro un agosto da Draghi.
La crisi del debito sovrano europeo è ancora in pieno corso, la crescita economica langue quasi ovunque e i mercati finanziari d’agosto sono notoriamente pericolosi per gli investitori, con pochi volumi e pochi operatori esperti in circolazione: oggi è faticoso essere ottimisti. Tutti sono lì con il cannocchiale, pronti a veder spuntare il cigno nero (che poi a ben guardare tanto nero non è).
Ma qualcosa mi porta a credere che svangheremo questo mese di agosto: la presenza di Draghi. Non creature immaginifiche uscite dal Silmarillion di Tolkien, bensì il pragmatico Mario, Governatore della BCE. Che, come probabilmente non vi sarà sfuggito, ha recentemente dichiarato:
“Nell’ambito del nostro mandato, la BCE è pronta a fare qualsiasi cosa sia necessaria per salvare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza.”
Ribadendo esplicitamente il concetto d’irreversibilità dell’Euro e rivelandosi pronto ad intervenire sui mercati obbligazionari nell’ambito del mandato della banca, cioè acquistando titoli di Stato del segmento a breve della curva (fino a 3 anni di scadenza, verosimilmente), ha inviato un messaggio fortissimo ai mercati: non mettevi contro la BCE, non toccate l’euro, lasciate perdere.
Anche nei confronti della Bundesbank, il messaggio è stato chiaro: la Bundesbank è un membro del Consiglio dell’ECB come tutti gli altri e il suo singolo voto conta come quello di tutti gli altri, né più, né meno.
Sorprendentemente, il Cancelliere Angela Merkel e il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble hanno accolto positivamente le dichiarazioni di Draghi, in aperto disaccordo con la Bundesbank: forse, dopo anni di crisi finanziaria e le prime serie avvisaglie di maltempo economico sulla Germania, anche loro stanno cominciando a capire.
I mercati sembrano dar peso alle parole di Mario Draghi: dopo un’iniziale schizofrenia, lo spread BTP-Bund è sceso di 50-60 punti base, segnalando un minor rischio di default dell’Italia secondo gli operatori.
Certo, non mancano i punti interrogativi sulle modalità pratiche d’attuazione delle affermazioni di Draghi: precisamente, su quali tassi d’interesse opererà? come si coordinerà con i fondi “salva-Stati”? poi c’è l’annosa questione della “seniority”, cioè la BCE sarà un creditore come tutti gli altri, o sarà trattato in modo privilegiato?
Draghi deve inoltre evitare che qualche Paese dai conti pubblici malconci e alto rischio di default s’approfitti della situazione e tenti di sfuggire all’opera di risanamento delle finanze statali (facendo quello che viene definito aulicamente “moral hazard”, pratica diffusa tra le banche, alla quale però non sono immuni gli Stati sovrani). Per non parlare delle distorsioni introdotte sul mercato delle obbligazioni (già ampiamente distorto…) da una politica d’acquisto di obbligazioni che privilegerebbe uno specifico segmento di curva, quello a breve termine, accorciando tra l’altro la scadenza media del debito pubblico, una cosa certamente non desiderabile.
Nonostante tutti i “ma” del caso, io dò una lettura positiva alle parole di Draghi e mi ritrovo pienamente in quanto affermato da Mario Monti:
“Non ho dubbi che la notte prima della disintegrazione dell’euro, la BCE farà ciò che serve per salvarlo. La domanda è: dobbiamo proprio ridurci a farlo la notte precedente?”
Ciò che più conta è che, sebbene la piena soluzione della crisi resti ancora lontana, la BCE abbia speso positivamente la sua parola e la sua credibilità. Se non ci deluderà, ci traghetterà insieme ai nostri portafogli d’investimento attraverso il mese di agosto. Per portarci ad un settembre denso di appuntamenti cruciali: la BCE ha concesso tempo e spazio d’azione ai politici europei, che poi però dovranno agire. In fretta.
Articolo ripreso dal blog Adviseonly.com