La Cina ad un bivio tra crescita e deflazione

Il cambio della guardia in Cina è imminente. Anche se tutti sanno chi sarà il nuovo leader, Xi Jinping, nessuno sa cosa farà. Tutte le nuove leadership cinesi prima di essere nominate per il tradizionale decennio sono avvolte nel mistero.

Tuttavia è possibile tracciare una strategia di massima prendendo in considerazione la grave situazione economica mondiale che Xi si troverà a dover affrontare.

Il processo d’integrazione economica legato alla globalizzazione ha reso l’economia cinese sempre più dipendente da quella mondiale e viceversa. Sotto questo aspetto Xi dovrà destreggiarsi in situazioni sconosciute ai suoi predecessori e solo in parte affrontate da Hu Jintao, il premier uscente. È quindi probabile che la sua sarà una politica più re-attiva che pro-attiva.

Le politiche economiche mireranno in primo luogo a difendere l’economia nazionale dalle tempeste esterne, come quella europea attuale. In fondo è ciò che ha fatto Jintao dal 2008 in poi, e cioè dal crollo della Lehman Brothers, lanciando il piano di stimolo all’economia più grande della storia.
Ma sarà difficile ripetere quest’esperienza anche se l’economia lo permetterebbe.

Il rapporto tra il debito pubblico e privato ed il Pil è basso, intorno al 70 per cento, e le restrizioni imposte alle banche sui crediti possono facilmente essere abolite. Tuttavia questa strategia metterebbe l’economia a rischio di crescita incontrollata. I cinesi come i tedeschi temono particolarmente  l’inflazione e la crescita isterica, simile a quella che ha prodotto le bolle finanziarie in Occidente.

Come Jintao negli ultimi due anni, Xi cercherà di potenziare la domanda interna, specialmente nelle zone ancora in via di sviluppo dell’ovest del Paese. Un’impresa alquanto ardua e nella quale il suo predecessore non è tanto riuscito. Ma il riequilibrio tra domanda ed investimenti è necessario per evitare squilibri seri che potrebbero sfociare in proteste popolari.

Altro problema da affrontare sarà come ridurre il numero astronomico di laureati che annualmente s’immette sul mercato del lavoro. Per assorbirli bisognerà o aumentare il numero delle imprese statali o incentivarli ad andare all’estero. La nuova Cina ha davanti anni difficili e grandi sfide, ma d’altronde questo è vero per tutte le nazioni che fanno parte del G20.

 

Articolo ripreso dal sito caffe.ch