La Grecia non rispetterà i target fiscali concordati per il 2012, l’Eurogruppo non sbloccherà prima di dieci giorni ulteriori aiutii e resta aperta la partita sulle garanzie chieste dalla Finlandia sui prossimi prestiti ad Atene: queste le poche certezze dei ministri delle Finanze dell’eurozona sul futuro della Grecia, riuniti anche per tentare di comporre i dissidi sulle capacità del fondo Efsf, che non bastano a dissipare i dubbi sempre più pesanti su un possibile default.
Ma Atene non ci sta a prendersi tutta la colpa di un eventuale fallimento: «Non siamo il capro espiatorio dell’euro», ha detto il ministro Evangelos Venizelos prima di entrare alla riunione a Lussemburgo dove è sorvegliato speciale dai suoi colleghi.
«La Grecia è un Paese con difficoltà strutturali, è un Paese fiero con tutte le capacità di uscire dalla profonda recessione del 12% di pil negli ultimi tre anni», spiega il ministro, reduce da una domenica di tagli alla spesa pubblica da record. E infatti, ci tiene a sottolineare che il Paese ha preso misure «necessarie e difficili» e che il budget per il 2012 è «molto ambizioso», dal momento che per la prima volta, dopo tanti anni, presenterà un avanzo primario di 3,2 miliardi, quando nel 2009 aveva invece un disavanzo di 24 miliardi. E tutto, aggiunge, «per soddisfare le richieste dei partner internazionali».
Ma nonostante gli sforzi riconosciuti da tutti i ministri di Eurolandia, i target fiscali non saranno raggiunti, come ha ammesso lo stesso governo greco domenica e come certifica anche prima del vertice del Lussemburgo il commissario agli Affari economici Olli Rehn: la Grecia ha preso «importanti decisioni», ma l’Eurogruppo ancora non può dare il suo via libera alla sesta tranche di aiuti (8 miliardi di euro) perchè deve aspettare il rapporto della troika Ue-Bce-Fmi, che non arriverà prima della prossima settimana. Poi, un eurogruppo straordinario potrà essere convocato rapidamente, forse già il 13 ottobre.
Intanto, in stand-by sulla Grecia, i ministri ragionano sul futuro della crisi dei debiti, e su come evitare il contagio. E mentre aspettano ancora la ratifica degli accordi del 21 luglio, che potenziano il fondo Efsf (mancano ancora i voti parlamentari di Slovacchia, Malta e Olanda), già pensano al passo successivo: aumentare la capacità del fondo, ma senza aumentarne la dotazione perchè quasi nessuno è disposto a investire più risorse per salvare i futuri casi “Grecia”.
E si fa avanti l’idea del “leveraging” o leva finanziaria, suggerita dagli Usa qualche settimana fa: «È un’opzione allo studio, e può includere o meno la Bce», spiega Rehn. Sul fronte dei favorevoli, finora Francia, Belgio, Spagna, Austria. Ma i contrari sono guidati dal “no” che pesa più di tutti in questo momento, ovvero dalla Germania: «È prematuro qualunque discorso sull’Efsf, prima che venga approvato da tutti gli Stati», ha detto il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble, chiudendo, per ora, i giochi in partenza. La discussione, comunque, sarà sul tavolo del vertice.
In Italia fabbisogno in calo a settembre e nei primi nove mesi dell’anno. In particolare, segnala il ministero dell’Economia, il rosso del settore statale, calcolato in via provvisoria, si è attestato a circa 11,8 miliardi di euro, rispetto ai 12,914 miliardi segnati a settembre 2010. Nei primi nove mesi del 2011 si è registrato complessivamente un fabbisogno di circa 58,8 miliardi, inferiore di circa 6,6 miliardi rispetto a quello dell’analogo periodo 2010, pari a 65,511 miliardi. In termini omogenei, al netto dell’erogazione per il sostegno finanziario alla Grecia, che nei primi nove mesi del 2011 è stato di circa 5 miliardi a fronte dei circa 4 miliardi dell’analogo periodo dell’anno precedente, il miglioramento del fabbisogno del 2011 risulta pari a circa 7,7 miliardi.
Articolo ripreso da gazzettadelsud.it