I banchieri elvetici non vogliono estendere gli accordi fiscali bilaterali al di là dell’Unione europea. A spiegarlo è stato ieri il vice-presidente della Fondazione Ginevra Piazza Finanziaria e dell’Associazione dei Banchieri Privati elvetici, Nicolas Pictet. «L’Ue è la sola area che garantisce il rispetto di determinati adempimenti e delle condizioni necessarie. I Paesi con i quali si siglano accordi fiscali, infatti, devono essere caratterizzati da relazioni economiche strette con noi, dalla certezza del diritto, nonché da un buon funzionamento dell’apparato statale».
Nel corso di una conferenza stampa, il dirigente si è poi soffermato sulle previsioni relative ai costi che dovranno sostenere gli istituti di credito svizzeri a causa degli stessi accordi fiscali: «Nel caso di intese prese con Paesi extra-comunitari il prezzo da pagare risulterebbe sproporzionato. Già per quanto riguarda la sola Germania si parla di 500 milioni di franchi svizzeri».
Il governo di Berna nello scorso mese di agosto, ha siglato due accordi storici, uno con Berlino, un altro con Londra. In tal modo è stata aperta di fatto una breccia nel segreto bancario della nazione alpina, e al contempo sono stati pattuiti dei “risarcimenti” da parte della Svizzera per i capitali nascosti sul proprio territorio.
Articolo ripreso da valori.it