Che triste destino attende i day traders italiani, non che quelli europei se la passeranno tanto meglio, ma un mestiere (se così si può definire) così giovane e meritocratico è destinato a finire indecorosamente molto presto.
L’introduzione della tanto desiderata (dai governi) Tobin Tax non farà altro che decretare la condanna a morte di questa professione a causa del crollo dei volumi e degli scambi e le conseguenti nuove commissione di negoziazione.
Per chi non la conoscesse ancora questa imposta colpirà il controvalore di tutte le transazioni finanziarie (0,10% per l’equity e bond e 0,05% per tutto il resto) non appena verrà messa a regime, si parla già di 10 stati su 27 favorevoli alla sua introduzione, con l’Inghilterra che invece ha posto un diniego insidacabile. L’imposta di per sé dovrebbe generare circa 60 miliardi all’anno per tutta Europa, una inezia se considerata la dimensione dei recenti programmi di intervento e sostegno alle varie economie della fascia mediterranea. Il contributo maggiore dell’imposta invece scaturirà dalla perdita di migliaia di posti di lavoro all’interno del settore finanziario (broker e dealer) oltre ad una diminuzione del gettito fiscale generata dal capital gain.
Sono trader professionista da quasi dieci anni, il trading online ha determinato la mia preparazione, la mia competenza e la mia esperienza, gran parte di quello che ho scritto negli anni precedenti ha trovato fondamento e ispirazione proprio dalle migliaia di eseguiti di borsa effettuati in un decennio di attività.
Purtroppo per quanta pressione potremo fare noi trader indipendenti, per adesso ancora nulla consentirà di evitare l’introduzione di questa imposta, che di fatto penalizza i piccoli investitori e non i grandi squali e sciacalli della finanza internazionale. Infatti chi movimentarà milioni e milioni in pochi click di mouse non dovrà fare altro che eludere l’applicazione dell’imposta iniziando ad operare con un conto di trading intestato ad una società estera domicialiata in una giurisdizione contraria all’applicazione della Tobin Tax.
Il piccolo risparmiatore o trader invece sarà colpito inesorabilmente. La Tobin Tax è la classica mistificazione che si bevono i media credendo che in questo modo finalmente saranno tassati i ricchi o i grandi speculatori. Niente di più fuorviante e lontano dalla realtà.
Continuo a ricordarlo a tanti colleghi, godetevi ancora (forse per un anno) questi ultimi mesi di eseguiti di borsa a 5 euro di commissione, perchè saranno presto un ricordo del passato. Con la nuova tassa diminuiranno vistosamente i volumi e soprattutto anche molte strategie operative: non sarà più possibile infatti effettuare per il piccolino l’attività di hit and run (mordi e fuggi) accontentandosi di profitti percentuali della modesta entità.
Esempio: comprare oggi in mattinata Enel a Euro 2.30 Euro per rivenderla a Euro 2.35 nel tardo pomeriggio, sarà antieconomico, in quanto oltre al capital gain (che è quasi raddoppiato dallo scorso anno), si dovranno contabilizzare lo 0,20% di Tobin Tax e con molta presunzione dallo 0,3% allo 0,5% di commissioni di trading (che subiranno invece un vistoso aumento per allinearsi con i valori del passato).
Nel caso invece il trade si sviluppi negativamente ovvero si dovrà liquidare in loss la posizione si rischia di operare con una percentuale average win/average loss profondamente avversa che mette a rischio l’erosione del capitale impiegato.
Continuerà invece ad esistere il trading di posizione di medio e lungo periodo in quanto la profittabilità delle singole operazioni saranno più consistenti grazie ad escursioni di volatilità maggiori a cui possono conseguire anche maggiori rendimenti.
Su questa considerazione sto da mesi lavorando per trasformarmi da trader professionista a operatore indipendente del risparmio gestito grazie ad una newco (Deltoro Financial S.p.A.) controllata da Deltoro Holding, con l’intento di diventare entro la fine di quest’anno SGR o SIM a seconda delle scelte di strategia aziendale che si riteranno più opportune.
In molti in queste settimane mi hanno scritto chiedendo informazioni sul progetto in corso: quanto posso dare come ragguagli sono le condizioni che contraddistinguono l’attuale aumento di capitale sociale della Deltoro Financial, destinata a diventare il braccio operativo della Deltoro Holding nella gestione dei risparmi e nella consulenza finanziaria ai grandi patrimoni. Anche adesso molti mi deridono per questo progetto ambizioso: curioso, lo stesso accadde anche nel 2006 quando scrissi il mio primo pamphlet che anticipava quello che sarebbe avvenuto dopo qualche anno in Italia e nel mondo.
Articolo ripreso dal sito di EugenioBenetazzo.com