Le banche chiedono aiuto allo Stato non c’e’ limite al peggio

Senza troppo clamore l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha pubblicato  la sua nuova personale agenda per il paese, distaccandosi per la prima volta dai documenti firmati congiuntamente con Confindustria, Rete Imprese Italia, ANIA e Legacoop.

Forse un segnale della nuova gestione Patuelli. Il documento dell’ABI dal titolo ‘Crescita, produttività e occupazione: le sfide che l’Italia ha di fronte‘ riassume in 7 pagine la visione del sistema bancario sulle cose che il nuovo governo dovrebbe fare velocemente, con una struttura eccessivamente infiorata di numeri, sottonumeri e bullet points. La premessa iniziale va riletta perché nella sua semplicità è alquanto drammatica:

I problemi del Paese

L’Italia ha due grandi emergenze interconnesse:

• la sfera istituzionale richiede azioni urgenti per riforme in grado di assicurare stabilità e ravvivare quei principi di civismo e di etica che rappresentano il collante indispensabile di ogni società e il presupposto del suo successo in tutti gli ambiti di attività;

• la sfera economica e sociale richiede riforme in grado di coniugare il risanamento dei conti pubblici con il rilancio della crescita economica.

Occorre un Governo autorevole che sappia operare efficacemente su entrambi i fronti, nella consapevolezza che dare risposte alla prima emergenza è in qualche modo anche precondizione per affrontare la seconda.

Se le sfere delle istituzioni, dell’economia e del contratto sociale sono in emergenza resta molto poco fuori emergenza nel nostro paese. Forse il meteo e un po’ di tempo libero.

Passando alle proposte, o meglio alle richieste, ci si può soffermare sulle cinque richieste che il sistema bancario rivolge al governo, per la prima volta in modo esplicito :

Per quanto riguarda più specificatamente il mercato bancario italiano, con la finalità di creare le condizioni di poter far svolgere alle banche a pieno il loro ruolo di supporto alle famiglie e alle imprese, occorre:

1. predisporre misure volte a riattivare la domanda di finanziamenti a medio e lungo termine, che per le famiglie riguardano prevalentemente i mutui per l’acquisto di abitazioni e per le imprese prestiti per finanziare gli investimenti;

2. agire, da un lato, su fattori macro (spread, aspettative, incentivare il risparmio a medio e lungo termine, ecc.) e, dall’altro, anche su fattori più strettamente connessi con l’operatività bancaria che possono comunque svolgere un ruolo importante. In particolare, rilanciare il mercato delle cartolarizzazioni, dare piena operatività o attivare fondi di garanzia che permettano di attenuare in questa fase il grado di rischio delle operazioni di finanziamento. Nello specifico, istituire un Fondo di garanzia dello Stato che garantisca i rischi dei mutui per l’acquisto di abitazioni erogati dalle banche alle famiglie appartenenti a categorie disagiate. Inoltre, sarebbe opportuno creare, all’interno del Fondo di Garanzia per le PMI, un plafond dedicato alle imprese di costruzioni che realizzano immobili ad alte prestazioni energetiche (classi A e B) ovvero compiono operazioni di ristrutturazione completa e di retrofitting di asset esistenti, in modo da migliorarne le performance energetiche (almeno classe energetica D);

3. rimuovere alcuni problemi strutturali che rendono oggi difficile per le banche sviluppare la propria operatività nel comparto del credito ipotecario, quali le regole prudenziali particolarmente rigide per il calcolo dei coefficienti patrimoniali ai fini di vigilanza e i lunghi tempi della Giustizia Civile che creano ostacoli al recupero dei crediti deteriorati;

4. rimuovere le difficoltà delle banche di collegare i costi di raccolta a quelli di impiego per tutta la vita dei finanziamenti ipotecari, e quindi appare, tra l’altro, fondamentale rivedere l’attuale normativa sull’estinzione anticipata, ripristinando la possibilità – come d’altra parte è previsto in tutti i paesi Europei – di richiedere le commissioni per l’estinzione anticipata ovvero prevedere un periodo (proporzionale alla durata del mutuo) nel quale non è possibile l’opzione di prepayment (come ad esempio accade in Germania);

5. modificare le odierne regole di riconoscimento fiscale delle rettifiche su crediti e degli interessi passivi per ridurre gli svantaggi competitivi rispetto alle banche degli altri paesi europei. In particolare, vanno rimosse le attuali penalizzazioni previste per il trattamento delle rettifiche di valore (ai fini Ires: limite annuale di deducibilità e recupero in 18 quote dell’eccedenza, ai fini Irap: indeducibilità totalerettifiche di valore) e per il trattamento degli interessi passivi (ai fini Ires e Irap: indeducibilità del 4%).

Nelle 5 proposte si va dal macro-tema del credito con incoraggiamenti un po’ nebulosi (cosa sono le misure atte a stimolare la domanda di case e di investimenti delle imprese?) a micro-proposte di interventi sulla fiscalità bancaria come l’ultima.

Interessante lo spunto sulla riattivazione del mercato delle cartolarizzazioni. Questo mercato, che in passato consentiva alle banche di liberarsi di pezzi dell’attivo impacchettandoli e vendendoli sui mercati obbligazionari per finanziare nuovi impieghi, si è spento per due motivazioni: il minore interesse da parte di investitori sul rischio Italia, ma soprattutto le normative emanate dalla Banca d’Italia che rendono difficile de-consolidare i crediti ceduti se non vengono osservate certe condizioni. A leggere la richiesta si direbbe che l’ABI stia cercando un rilassamento delle regole di vigilanza e contabilità per tornare a ricollocare sul mercato questi titoli, probabilmente pensando di più alle sofferenze e gal incagli che non ai buoni crediti.

Buona la proposta di ottenere una parte del supporto statale sul comparto costruzioni -che sta soffrendo in modo notevole- almeno per il rilancio dell’edilizia da ristrutturazione energetica. Condivisibile il richiamo ai tempi della giustizia civile sul recupero dei crediti deteriorati, la certezza del diritto è sempre uno dei fattori di sviluppo, ma attenzione in questo caso siamo in un terreno minato. Quello del recupero giudiziale dei crediti attraverso l’esecuzione sulle ipoteche immobiliari, che in Spagna -dove la giustizia civile funziona più rapidamente- ha creato subito un problema sociale non appena si sono verificati suicidi di cittadini privati della casa per un’azione esecutiva.

Il 4° punto chiede di ripristinare le penali per anticipata estinzione dei mutui, a compensazione del costo e del rischio di dovere fare provvista per 30 anni sui mutui casa. In realtà nessuna banca oggi può fare provvista a 30 anni e nemmeno a 10. Non ci sono fondi per le banche italiane su queste scadenze. I mutui casa sono finanziati rinnovando fondi a 5-7 anni. Il problema del costo per l’anticipata estinzione rimane, ma sarei perplesso nel credere che sia davvero una priorità per il sistema bancario.

Purtroppo, dal mio punto di vista e ancora una volta, nel documento dell’ABI si nota l’assenza di proposte e impegni da parte del settore bancario per promuovere riforme. Con questo non intendo dire che le banche non stiano facendo la loro parte nell’economia della crisi, ma piuttosto che stiano sistematicamente ignorando la necessita di partecipare al processo di riforme del paese con una propria proposta e piattaforma, a prescindere da ciò che deve fare il governo, o almeno in parallelo. Oppure hanno buone proposte e non sanno comunicarle in modo appropriato.

Non si trovano proposte costruttive per attenuare la stretta creditizia su piccole imprese fragili, ma ancora recuperabili, non ci sono accenni ad una migliore gestione del credito problematico in chiave di ricostruzione e recupero delle imprese (non di puro recupero del credito o di possibilità di deduzione fiscale della perdita). Non si dice nulla di quali idee e proposte potrebbero essere adottate per rendere l’uscita di circa 30.000 dipendenti bancari e la loro ricollocazione nel mercato del lavoro meno traumatica e magari più utile. E tante altre cose mancano su cui il pianeta banche potrebbe esprimersi, dal finanziamento dell’arretrato della PA al supporto ai programmi per internazionalizzare maggiormente le imprese. Alcune di queste iniziative sono lasciate alla libera scelta competitiva delle singole banche, invece potrebbero essere convogliate in programmi condivisi (pur nel rispetto delle regole di concorrenza) per agevolare una vera crescita, produttività e occupazione.

 

Articolo ripreso dal sito linkerblog.biz, autore: Fabio Bolognini