Negli ultimi due anni, infatti, le maggiori banche della nazione asiatica hanno recuperato oltre 100 miliardi di dollari dai mercati azionari e obbligazionari.
Si tratta di una mossa obbligata: gli analisti e gli investitori di tutto il mondo guardano da tempo con timore alla solidità del settore bancario della seconda economia del mondo. Nel 2009 e nel 2010 le banche hanno concesso un enorme volume di prestiti (pari a 2.800 miliardi di dollari). E – secondo i dati diffusi dalla Corte dei Conti cinese alla fine di giugno – addirittura 1.650 miliardi di dollari sarebbero stati destinati agli enti locali.
Tali prestiti, però, sono ritenuti ad alto rischio. E si teme che le banche si trovino gravate da un enorme volume di prestiti “non performanti”. Tali timori hanno un effetto molto concreto sulle quotazioni azionarie di ICBC, China Construction Bank, Bank of China e Agricultural Bank of China, in costante calo.
L’esecutivo di Pechino sta cercando di correre ai ripari: ha predisposto nuovi requisiti di capitalizzazione che imporranno ai maggiori colossi bancari di rastrellare capitali pari complessivamente a 78 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.