Le banche italiane si alleano con le startup per dar vita al fenomeno Fintech

Sostegno a incubatori universitari e privati, creazione di lab interni con funzione di acceleratore di impresa. Così le banche sostengono lo sviluppo di soluzioni e applicazioni destinate al comparto finanziario, attraendo investitori. Con idee nuove per lo scambio di denaro, finanziamenti online, valutazioni di portafoglio, gestione bollette, social CRM.

Grazie alle banche è nato un nuovo settore: le start-up che sviluppano innovazione in ambito bancario e finanziario, attraendo investitori in stretta collaborazione con incubatori, università e privati. Il binomio start-up e FinTech (Financial Technology) nell’ultimo periodo sta rimbalzando, infatti, in maniera insistente tra convegni, comunicati stampa, contest e chiacchiere tra addetti ai lavori.

Ed è il segnale che la strada dell’innovazione nei mestieri legati alla banca sta cominciando a diventare un fattore “core”, che inizia a incidere nei processi e nei servizi. Inizia insomma a dare i primi frutti concreti l’investimento – di idee, di persone e anche economico – messo in campo dalle banche a fine 2012, con il decreto Crescita 2.0, che hanno predisposto strumenti per fare attività di scouting e di affiancamento a nuove iniziative imprenditoriali in campo tecnologico, con orientamento ai servizi bancari e finanziari.

Secondo i dati Polihub, l’incubatore tecnologico del Politecnico di Milano, il mercato delle start-up FinTech conta oggi circa 150 realtà; numeri interessanti che attraggono un alto interesse degli investitori. Solo dall’inizio dell’anno fino a settembre sono stati erogati 7,15 milioni di finanziamenti, una crescita importante rispetto ai due anni precedenti (12,6 milioni di euro in totale nel 2012 e 2013). Un fiorire di iniziative che arriva alla ribalta proprio in un momento in cui sembrava – dopo il clamore degli inizi – che il tema start-up fosse diventato una consuetudine.

«Credo che dopo il primo boom mediatico, si stia lavorando più sottotraccia e in maniera molto seria e concreta», spiega Roberto Ferrari, direttore generale di Che Banca!, che insieme al Politecnico di Milano ha appena proclamato le 4 start-up vincitrici del Che Banca! Gran Prix (leggi qui). «I segnali che colgo frequentando questo mondo sono positivi: la legislazione, negli ultimi due anni, è già cambiata in maniera significativa e in modo molto favorevole per le start-up tecnologiche. Le leggi però aiutano, ma non bastano: bisogna fare sistema, tutti gli attori dello sviluppo economico, e quindi in primis le banche, devono fare la loro parte, non rimanere alla finestra. Cercando nuove alleanze, con gli incubatori d’impresa all’interno dei quali queste realtà possono crescere e rafforzarsi: in Italia ne abbiamo di ottimi, come il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, H-Farm nel Nord-est. Soprattutto bisogna agire insieme con progetti comuni e non lasciare tutto alle iniziative delle singole banche».

Il terreno insomma è fertile, come dimostra la varietà di proposte che hanno partecipato al Grand Prix di CheBanca (70 start-up hanno aderito al contest), e i campi d’azione delle quattro che hanno vinto.

Vediamole una per una:

•    i giovanissimi Cryptodeer che, studiando il successo dei bitcoin hanno creato un sistema alternativo e più sicuro per gli scambi di denaro con la loro criptomoneta Tetra;
•    Wolf of Trading, innovativa piattaforma per trader e banche che già conta 40 dipendenti e ha saputo sfruttare addirittura il celebre film di Di Caprio per attrarre in pochi giorni 2 mila nuovi iscritti;
•    Modefinance: lo spin-off dell’Università di Trieste che offre un servizio di scoring per le Pmi ed è già attivissima all’estero:
•    Crenway – Borsadelcredito.it, il primo portale (ad oggi l’unico) che aiuta 500 imprese al mese a ottenere finanziamenti dalle banche.

«Di sicuro qualcosa è cambiato, certi approcci ingenui al mercato sono diventati minoritari», spiega Ferrari. «Tra le realtà che hanno partecipato al Grand Prix ve ne sono alcune già discretamente mature per affrontare il mercato italiano. Una solidità maggiore, insomma, c’è. Certo, si tratta comunque sempre di realtà che hanno bisogno di un sostegno per potersi strutturare: purtroppo i fondi che in Italia possano sostenere lo sviluppo di un business plan sono ancora molto pochi… Per questo, bisogna fare in modo, ciascuno con i propri strumenti, di dare visibilità a queste realtà imprenditoriali anche al di fuori dei confini italiani, perché il mercato è soprattutto all’estero».

Un virus contagioso, quello dell’innovazione. A fine settembre infatti UniCredit ha presentato il primo programma FinTech Accelerator, lanciato nell’ambito dell’iniziativa UniCredit Start Lab. Si tratta di uno spazio di co-working appositamente creato all’interno di una ex sede di uffici della banca a Milano, per ospitare giovani imprese hi-tech selezionate e sottoporle a un intenso programma di accelerazione che prevede attività formative e di mentoring e un premio di 10mila euro

Cosa prevede il programma FinTech Accelerator?

•    Una prima fase di Fast Acceleration, della durata di quattro mesi, che include sessioni di mentoring per aiutare le start-up a definire la fattibilità economico-finanziaria del proprio piano di business e verificare lo stato di avanzamento delle attività.
•    Poi sono previsti otto mesi di consolidamento, per rafforzare i fondamentali delle start-up, con attività di affiancamento su temi di comunicazione, marketing e sviluppo tecnico.
•    Quindi le nascenti imprese avranno l’opportunità di presentare le soluzioni adottate a un pubblico di investitori selezionati.

Quattro le start-up, provenienti da diverse parti d’Italia, che hanno appena iniziato questa avventura:
•    Quanteye, start-up lombarda che offre un supporto nellavalutazione del portafoglio degli investimenti secondo un’analisi del rischio personalizzata;
•    Quokky, start-up friulana che aiuta a gestire i documenti (bollette, fatture e ricevute) e permette di tenere sotto controllo le scadenze;
•    Social Bullguard, start-up lombarda che tramite una piattaforma disocial CRM supporta l’analisi e la gestione di tutte le interazioni dei clienti avvenute nei canali social e via e-mail;
•    Wallet Saver, start-up laziale che – per mezzo di un comparatore di tariffe per telefonia mobile basato sui reali consumi e i dettagli di copertura dell’operatore – suggerisce il piano tariffario più adatto.

«Il sostegno all’innovazione», ha sottolineato Paolo Fiorentino, vice direttore generale di UniCredit, «è parte integrante del piano strategico della nostra banca. Per rinnovare la nostra offerta di servizi in modo continuativo sosteniamo, valorizziamo e traiamo utili indicazioni dall’attività delle università, dei ricercatori e dei professionisti del mondo dell’ICT, secondo le logiche di quella che oggi viene definita “open innovation”».

Un meccanismo, quello dell’accogliere al proprio interno e “accelerare” le imprese nascenti mettendo a disposizione competenze e risorse, su cui è stata pioniera Banca Sella, gruppo da sempre attentissima a cavalcare l’innovazione, che già lo scorso febbraio aveva lanciato nella propria città d’origine, Biella, l’acceleratore SellaLab. Uno spazio laboratorio dove startupper e imprenditori già avviati che desiderano innovare il proprio business possono lavorare al proprio progetto d’impresa, usufruendo di postazioni di lavoro dotate di tutto il necessario ed entrando in contatto con una rete di esperti e consulenti della banca o esterni – incubatori, università, istituzioni – e con i potenziali investitori interessati a finanziare l’idea.

Due i bandi in corso:

•    Talents for Fintech, che seleziona giovani talenti concentrati su progetti o per l’analisi e lo sviluppo di nuovi sistemi per velocizzare e diffondere l’accesso ai finanziamenti online, oppure per la progettazione di sistemi big data da applicare, ad esempio, nel settore della sicurezza informatica.
•    Ideas for Fintech, bando aperto a start-up già avviate o giovani imprenditori che hanno un’idea o un progetto che agevoli i clienti nel gestire i propri risparmi.
Intesa Sanpaolo apre la sua vetrina su Smau

Escono dal campo bancario le idee di impresa che Intesa Sanpaolo accompagnerà all’interno dell’area Open Innovation del prossimo salone Smau di Milano dal 22 al 24 ottobre, spazio pensato per mettere in vetrina le giovani imprese tecnologiche italiane e favorire l’incontro con aziende e potenziali investitori. Sarà questa l’occasione per presentare i primi frutti della Start-up Initiative, la piattaforma di accelerazione internazionale del Gruppo che seleziona start-up hi-tech, le forma e le mette in contatto con investitori finanziari e industriali.

Anche in questo caso sono quattro le startup selezionate:

•    Soundtracker, la prima radio geo-sociale che consente dicreare le proprie stazioni radio e di condividere la musica con i propri amici e con chiunque si trovi nelle vicinanze;
•    Spotlime, app che segnala, grazie alla geolocalizzazione, ladisponibilità last minute degli eventi preferiti, offrendo anche promozioni e sconti in abbinamento;
•    YDRobotics, uno spin off di YDreams, azienda specializzata in robotica e meccatronica che realizza piccoli apparecchi robotici per ambienti indoor;
•    Syncronika, start-up che ha realizzato Syncrogest, una piattaforma web e mobile che risponde alle esigenze di coloro che operano sul campo, per ottimizzare i flussi di lavoro e gestire tutte le fasi dell’assistenza.

«Vogliamo aiutare i campioni high-tech di domani a scalare rapidamente, e al contempo permettere alle imprese consolidate di potenziare la propria Ricerca e Sviluppo strategica con soluzioni sviluppate all’esterno, in logica di Open Innovation», ha dichiarato Livio Scalvini, responsabile Servizio Innovazione di Intesa Sanpaolo, presentando l’iniziativa.

 

Articolo di M. Schieppati – ripreso da Bancaforte.it