Le banche italiane sono messe cosi’ male che neanche chiedono un prestito al “Draghetto Grisu” Draghi della BCE

È trascorso qualche giorno dalla prima asta per i prestiti Tltro (Targeted long term refinancing operation) alla quale hanno partecipato le banche europee che, ben al di sotto delle aspettative, hanno richiesto prestiti per un ammontare di  82,6 miliardi di euro.

Lo scopo di tali prestiti, concessi alle banche con un tasso dello 0,15% con scadenza a 4 anni, è quello di rilanciare il credito destinato a famiglie e piccole medie imprese. Tuttavia gli scettici non mancano e anche l’agenzia di rating Fitch stima che la domanda di credito resterà debole.

Per quanto riguarda le principali banche italiane, queste hanno sottoscritto prestiti per 23 miliardi di euro, che equivalgono circa al 28% del totale delle richieste.

Tra quelle che hanno fatto le richieste più ingenti, Unicredit che ha ottenuto 7,7 miliardi di euro e che prevede di arrivare ad un ammontare complessivo di 12 miliardi, dopo la seconda asta fissata per dicembre. Seguono Intesa San Paolo con 4 miliardi e Mps con 3 miliardi.

Tra gli altri istituti di credito che hanno partecipato all’asta rientrano la Banca popolare dell’Emilia Romagna, il Banco Popolare, il Credito Valtellinese, la Banca Carige, Mediobanca, l’Iccrea Banca e la Credem.

Ma per quali ragioni l’asta si è rivelata un flop?

Tra gli esperti c’è chi ritiene abbia prevalso la prudenza e la volontà di aspettare fino alla prossima asta di dicembre, quando saranno chiarite le disposizioni sul programma di acquisti degli Abs e resi noti gli esiti dell’esame condotto sui bilanci bancari. Come sottolinea Paolo Guida, Vice Presidente di Aiaf (Associazione italiana degli analisti e consulenti finanziari) «l’esito è parzialmente spiegato dalla prossima pubblicazione dei risultati dell’asset quality review e degli stress test che ha probabilmente indotto le banche a rimandare la richiesta della maggior parte dei fondi».

Ma altrettanti sono coloro i quali temono che il vero problema, soprattutto in Italia, stia nella carenza di domanda e non di offerta del credito. Difficilmente famiglie e aziende italiane, date le attuali condizioni economiche e le prospettive future, si indebiteranno più di quanto già accaduto.

Il prossimo appuntamento è previsto per dicembre, quando il contesto sarà più chiaro. Una seconda chance per rilanciare un continente in affanno.

 

 

Articolo di Federico Masia, pubblicato sul blog di moneyfarm.com