Piero Crivellaro , il vice Presidente Public Policy Southern Europe di Mastercard, mostra tutta la sua preoccupazione in questo intervento su Nova, inserto del Sole 24 Ore.
“Quando si parla di un sistema di pagamento, penso che la prima cosa a cui si debba pensare deve essere un sistema sicuro, stabile, accessibile e affidabile. Non mi sembra che bitcoin abbia ancora le caratteristiche per essere un sistema sicuro, stabile, accessibile. Bitcoin ad oggi non è un sistema accessibile a tutti perché il consumatore non sa neanche come parametrarsi verso una moneta virtuale: come la utilizzo, dove la prendo, dove la spendo? A utilizzare oggi la moneta virtuali sono consumatori per lo più evoluti o interessati a questo strumento.
Detto questo, l’altro aspetto su cui secondo me è importante riflettere: quando si compara la criptovaluta con gli altri sistemi di pagamento è veramente come comparare pere e mele. Tutti i sistemi di pagamento oggi riconosciuti sono regolati, hanno una struttura di regolamentazione, ci sono norme da rispettare. Quando qualcuno mi viene a dire “un pagamento con carta costa di più di un pagamento col bitcoin” bisogna tenere in considerazione quali sono gli standard e le regole che noi tutti i giorni insieme alle banche dobbiamo rispettare, rispetto a Bitcoin: non possiamo continuare a comparare aspetti che sono completamente diversi. Senz’altro si tratta di un sistema nuovo, che sta crescendo e anche Mastercard è interessata: abbiamo chiedo alla Fed una informativa specifica per capire in profondità come funzionano le cripotovalute. Prima però di iniziare a comparare – e questa è una posizione ufficiale di Mastercard – e a utilizzare le criptovalute, sarebbe importante che almeno un framework normativo di rifermento ci fosse. E questo framework dovrebbe essere fortemente indirizzato alla protezione dei consumatori, perché poi alla fine chi utilizza questi strumenti sono i consumatori. Cioè se vogliamo diffondere questo sistema di pagamento, dobbiamo coinvolgere loro, i consumatori. Faccio un esempio molto stupido, se oggi tu paghi in bitcoin e il tuo merchant non ti consegna il bene, hai garanzie pari a zero. Noi garantiamo la consegna del bene, o garantiamo che i soldi che tu hai speso e pagato per quel bene nel caso non ti venga consegnato ti vengano ridati.
Quindi siamo ancora lontani da vedere le monete virtuali come strumento che possa garantire i consumatori, dobbiamo ancora lavorare tutti su questo punto. Ed è molto importante che si vada verso una regolamentazione di questi strumenti e noi apprezziamo molto gli sforzi fatti sia dalla Bce che dalla Banca d’Italia, le quali hanno messo in evidenza alcuni aspetti positivi, alcuni negativi. Prima si richiamava la Banca centrale inglese che ha fatto una lista di 77 criticità delle cripto-valute, cioè non sono banali.
Dobbiamo anche soffermarci sull’aspetto della sicurezza e della trasparenza. Per fare un esempio, oggi l’Agenzia delle entrate deve essere in grado di ricollegare ogni tipo di pagamento, ciò significa che ci deve essere un codice fiscale che ricollega un pagamento fra due soggetti. Allora ditemi se Bitcoin riesce a garantire questo aspetto. Secondo me siamo ancora molto lontani da questo. Perché l’Agenzia delle entrate ci chiede questo? Per garantire tutte quelle norme che fanno riferimento all’antiriciclaggio e altre che verranno, perché oggi a Bruxelles si sta discutendo la revisione della direttiva “payment service” e uno dei punti più importanti è la “strong authentication”, il fatto del riconoscimento.
Pensiamo a tutti questi elementi e non banalizziamo lo strumento. Lo strumento è molto interessante, c’è un interesse, c’è una richiesta, sia da parte dei consumatori che da parte dei merchant. Ma dobbiamo tutti fare in modo che diventi uno strumento regolato, facilmente accessibile, riconoscibile, ridurre le frodi, garantendo quella sicurezza che un consumatore si aspetta. Per ultimo, una provocazione: bellissimo parlare di bitcoin, ma perché non facciamo una bella tavola rotonda per vedere come aumentare le transazioni elettroniche in Italia, che è un vero problema?”
Testo ripreso da ilsole24ore.com
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