Le farmacie bancarie per curare i portafogli in crisi

Non concordiamo assolutamente con le opinioni espresse in questo articolo, ma lo pubblichiamo volentieri, visto che rappresenta comunque un problema esistente che dovra’ essere curato nei prossimi anni.
Dopo 35 anni di presenza a vario titolo nel settore della “promozione” dei servizi di investimento, mi permetto una proposta non sullo scenario dell’asset management quanto su quello dell’advisory in tema di investimenti finanziari e del risparmio. Il clima nel quale le decisioni sono assunte è di alta incertezza e lascia confusi investitori di ogni dimensione; in particolare lascia perplessi la diffusa possibilità di trovare prodotti, valutabili nel complesso come rischiosi, attraverso canali di distribuzione aperti al pubblico più largo.
Mi riconduco ad antichi ricordi delle lingue classiche che parlano del termine pharmakos inteso come veleno, ma anche come combinazione di fattori chimici utili a curare, guarire, lenire situazioni critiche della salute degli esseri umani. È necessaria la presenza e l’opera di un farmacista nel combinare i fattori in modo idoneo a trarne giovamento: un errore nella formula o un eccesso di fattori possono modificare in modo “letale” il risultato della formula. Le terminologie qui utilizzate sono riconducibili anche all’azione degli operatori dedicati alla costruzione delle formule della finanza strutturata. Possiamo anche considerare che alcuni prodotti finanziari sono poi congiunti fra loro o con strumenti più tradizionali creando alchimie la cui sperimentazione è spesso affidata a mercati non troppo sofisticati.
Possiamo affermare e temere che alcuni investitori o debitori, indotti, costretti o stimolati a sottoscrivere questi farmaci finanziari, non siano in grado di sopportare sulla propria struttura patrimoniale e finanziaria una quota eccessiva. Sono possibili due comportamenti. Il primo di coloro che sono rimasti “affascinati” dall’opportunità fino alla dipendenza, restando coinvolti in modo quasi sistematico nella relativa assunzione, sostituendo queste soluzioni alle proprie tradizionali scelte di investimento personale o industriale. La seconda categoria è costituita da coloro che sono stati “costretti” ad acquisire i prodotti per cercare di difendere i propri affidamenti o mutui, sopportando, spesso per ignoranza nella relativa gestione e altrettanto frequentemente per andamento dei mercati, pesanti perdite che hanno inciso sui flussi finanziari prodotti dall’attività industriale deviandone quote consistenti per regolare il mark to market delle posizioni.
Da questa analisi nasce l’ipotesi di costituire le citate “farmacie bancarie”, strutture separate dal campo bancario tradizionale, anche se operanti nell’ambito dei gruppi bancari esistenti, cui spetti professionalmente la responsabilità di mettere a disposizione le soluzioni suggerite dietro precise regole sia per quanto riguarda i soggetti dedicati dal gruppo alla formulazione, gestione e vendita dei prodotti sia per quanto riguarda la possibilità per i clienti-pazienti di sottoscrivere e comprare i prodotti stessi. Senza ricetta e impegnativa sottoscritta dagli autorizzati non sarebbe possibile disporne fissando limiti all’acquisto, impossibilità di negoziarli fuori da circuiti sottoposti a controlli e consentendo a tutti gli altri di acquisirli e inserirli nella propria struttura di bilancio al di fuori delle formulazioni consentite.
La combinazione delle direttive Mifid e MAD, con le opportune modifiche in discussione a livello comunitario e di Financial Stability Board, è in grado di regolarne l’abuso e la commercializzazione. I limiti non devono essere determinati dalle dimensioni del patrimonio o dei redditi, quanto dalla dimostrata capacità di gestirne l’andamento in autonomia decisionale e al fuori di meccanismi di advisory. Devono essere escluse la traslazione e l’accettazione del rischio governate dagli stessi gruppi di intermediari che li propongono imponendo un multiplo binario di gestione fra chi li costruisce, li commercializza, ne offre la custodia e ne governa la gestione nei confronti dell’utilizzatore finale. Ricordiamo, infine, che gli strumenti derivati sono utili a tutti, purché plasmati in modo idoneo: non possono essere annullati e costituiscono corredo necessario per quasi tutti i prodotti del risparmio gestito anche in ossequio alle vigenti direttive Ucits.
Articolo tratto da ADVISOR, newsmagazine della consulenza finanziaria, Autore: Giuseppe G. Santorsola