Le banche europee da tempo hanno scandagliato i propri bilanci alla ricerca di esposizioni nei confronti delle economie più a rischio dell’Eurozona. E in molti casi si sono affrettate a tentare di rassicurare i mercati, sottolineando come anche in caso di crack da parte di Paesi come la Grecia, sarebbero comunque in grado di mantenersi solide. Eppure la fiducia dei mercati stenta a tornare. E anche il mondo imprenditoriale sembra guardare sempre meno di buon occhio gli istituti di credito.
Un chiaro esempio di tale conseguenza della crisi arriva dalla Francia. Sebbene pubblicamente i grandi gruppi transalpini quotati nell’indice CAC40 dichiarino di non temere nulla sul fronte bancario, i livelli raggiunti dai Credit-default swap (Cds, derivati sul credito che permettono di assicurare un investimento contro il possibile fallimento del soggetto che ha emesso un’obbligazione) inquietano le aziende. La soglia considerata “limite” è di 300 punti base, e istituti come Société Générale – ma anche banche italiane come Intesa e Unicredit – l’hanno già sorpassata.
Sulla base di tali premesse, preoccupano le scelte di gruppi come la tedesca Siemens, che ha deciso di ritirare 500 milioni di euro proprio da SocGen. Manovra che, secondo quanto pubblicato dalla stampa francese, potrebbe essere stata già seguita anche da altri colossi.
È il caso della compagnia petrolifera Total, il cui direttore finanziario ha confermato di aver «ridotto l’esposizione verso le banche, diminuendo i capitali coinvolti, il numero di istituti di riferimento e la durata dei depositi».
Notizia da valori.it