Le grandi aziende italiane ed europee hanno liquidita’ in cassa ma come la useranno?

La scelta della BCE di inondare di liquidità i mercati finanziari europei, acquistando titoli per oltre 1.000 miliardi di euro sarebbe in grado di riattivare la circolazione dell’economia reale se una gran parte del liquido si riversasse effettivamente e velocemente su consumatori e imprese.

Purtroppo nonostante si parli di liquido (finanziario) i vasi non sono comunicanti:

  • la liquidità immessa nel mercato finanziario passa in larga parte per il sistema bancario e non c’è la certezza che si riversi su famiglie e imprese velocemente fluidamente. I meccanismi sono bloccati da dighe che hanno sempre a che fare con il costo e la disponibilità di capitale connessa ai prestiti e potrebbe non arrivare molto all’economia;
  • la liquidità che è stata accumulata dalle grandi e grandissime imprese in questi anni di crisi, potrebbe aumentare ulteriormente per effetto dei bassi tassi d’interesse che facilitano nuove emissioni, ma non è detto che di questo granaio di cassa possano beneficiare le piccole e medie imprese che riforniscono le grandi di prodotti e servizi.
I vasi, quindi, non sono comunicanti in finanza. Per capire la seconda puntualizzazione, quella relativa alla liquidità delle grandi imprese, ci viene in aiuto uno studio pubblicato da Deloitte con il titolo “Cash to Growth -An EMEA research report” del settembre 2014.
La società ha usato un campione di società medio-grandi (con fatturato oltre €250 milioni, di cui il 50% oltre 1 miliardo) nel quale sono comprese 30 società italiane.
Il rapporto fornisce l’evidenza di:
1) l’accumulo di liquidità che queste grandi società hanno fatto durante la crisi;
2) la destinazione prevista di questo tesoro liquido utilizzabile per programmi d’investimento ed espansione internazionale
3) la fiducia dei CFO delle grandi imprese in tassi di crescita superiori al 5% e sino a oltre il 15% da qui al 2020.
Per quanto riguarda il primo punto, Deloitte ha stimato che in EMEA esaminando i bilanci di 1.200 grandi società si sia arrivato a un surplus di liquidità di 960 miliardi (vicino alla manovra espansiva di Draghi), per il 70% detenuta da società che hanno surplus superiore a €2 miliardi (vedi grafico)

Il surplus di liquidità nel campione Deloitte esaminato (271 società) è presente nel 77% dei casi, metà dei quali inferiori a €50 milioni, per un totale stimato tra 25 e 46 miliardi.  Il 42% delle società esaminate ha aumentato il surplus durante la crisi, cioè dal 2011.

Per quanto riguarda l’Italia lo studio rileva che le 30 imprese italiane intervistate hanno avuto un accumulo di liquidità superiore alla media del campione passando dal 34% al 60% di imprese super-liquide, anche se nel complesso inferiore al 77% della media del campione totale.

Infine lo studio dice che le 30 imprese grandi italiane sono pronte a riversare la loro liquidità in investimenti in misura maggiore della media. Il 35% di investimenti superiori a €250 milioni supera il valore di tutti gli altri paesi europei.

La buona notizia è che le grandi imprese italiane sono pronte a fare grandi investimenti nei prossimi anni, e soprattutto nel 2016 (il 40% degli italiani) usando la cassa accumulata e il debito a tassi ridotti che possono raccogliere.  La notizia meno buona è che non sappiamo quanta cassa relativa agli investimenti verrà re-immessa nel circuito italiano, perché molti investimenti sono finalizzati a mercati esteri. Anche se dalle risposte ricevute solo una minoranza delle imprese italiane (6%) si aspetta un cambiamento rilevante nella contribuzione di vendite sull’estero.

Ma la principale cattiva notizia per le PMI nostrane è che queste stesse grandi imprese hanno accumulato liquidità anche grazie a termini di pagamento molto dilatati. Nella rilevazione CERVED sui tempi di pagamento le grandi imprese pagano sempre più lentamente delle piccole (90 giorni contro 67) e mantengono un ritardo medio di 21 giorni sui tempi concordati.  Un’altra riprova di come i vasi della liquidità non siano perfettamente comunicanti.

L’accumulo di liquidità per fare investimenti è una notizia che ci deve rallegrare, l’accumulo di liquidità usando come banca i fornitori più piccoli è francamente una prassi che andrebbe scoraggiata applicando con maggiore rigore la direttiva comunitaria sui pagamenti e adottando codici di comportamento uniformi.

Articolo di F_Bolognini – ripreso da linkerblog.biz