Le grandi banche internazionali cominciano a testare sul serio i meccanismi della Blockchain. Fra le prime applicazioni potrebbe esserci la velocizzazione dei pagamenti internazionali, che al momento impiegano alcuni giorni per essere contabilizzati da un angolo all’altro del pianeta.
Secondo alcune indiscrezioni di questi giorni, un buon numero di istituti come Santander e Ubs sarebbe già nel vivo degli esperimenti grazie alle soluzioni fornite dalla startup statunitense Ripple. Come previsto, insomma, la logica del “registro condiviso” costituita dalla Blockchain, tappeto alla base dei Bitcoin, comincia a mettere un piede nella vita reale.
Gli istituti coinvolti
Fra gli altri istituti ci sarebbero Santander, UniCredit, Ubs, ReiseBanck, Cibc, National Bank of Abu Dhabi e Atb Financial. Sono i primi a fare sul serio, a parte altre organizzazioni che hanno sperimentato internamente l’utilità di una catena diffusa e rapida di certificazione di una qualsiasi transazione, a prova di sofisticazione e manomissione. Gli ambiti finanziari nei quali potrebbe essere utilizzata sono moltissimi. Ma pare si potrebbe partire proprio dai bonifici internazionali. Che nelle intenzioni di Ripple dovrebbero diventare facili e veloci come inviarsi un messaggino.
Cosa fa Ripple
Ripple sfrutta proprio la logica della Blockchain mettendo le banche in comunicazione fra loro ed evitando il ricorso a un ente centrale e superiore. Comprimendo così i costi e abbattendo i tempi – fino a “pochi secondi”, racconta il Ceo Chris Larsen – dei rapporti interbancari.
Un campo potenzialmente esplosivo: “Questi movimenti bancari equivalgono a inviare una lettera – ha spiegato alla Cnbc – la spedisci e non sai quando arriverà. Ripple è come iMessage, spedisci e sai immediatamente com’è andata”. Il punto è che una tecnologia come quella della Blockchain potrebbe rendere profittevole e conveniente anche la mole di operazioni piccole e di importi limitati sulle quali le banche hanno margini ristretti ma che comportano costi notevoli.
L’altro consorzio
Come noto, un consorzio di grandi banche, fra cui Intesa Sanpaolo, è inoltre al lavoro con la compagnia R3 per studiare il terreno d’applicazione. Ne fanno già parte 45 istituti di credito e finanziari. All’inizio dell’anno Barclays ha per esempio testato un sistema per scambiare derivati con gli “smart contract” in base a un meccanismo simile a quello della Blockchain. E Santander, grazie a Ripple, ha già sviluppato una sua app per trasferire pagamenti fino a 13mila euro.
Articolo ripreso da http://smartmoney.startupitalia.eu – autore: redazione