Le misure di Mario Draghi difficilmente aiuteranno la piccola media impresa in Italia

Ora su giornali e sulla rete si discuterà a lungo dei possibili effetti positivi delle misure annunciate dalla BCE sul credito alle imprese e ci saranno nuove polemiche sul ruolo delle banche popolari nel sostegno finanziario delle piccole imprese. Temo che né il QE, né le banche popolari e le banche di credito cooperativo, tantomeno le iniezioni massicce di ulteriori garanzie statali possano fare molto contro la realtà della forza di gravità.

Gravità data dal peso del debito accumulato nei bilanci delle PMI che, quando la redditività non è sufficiente, sta minacciando sia chi si è indebitato troppo che chi ha prestato troppo (e molte volte incautamente).

Già altre volte è stato scritto qui che il principale problema delle piccole imprese sta nella scarsa liquidità e nell’eccesso di debito bancario. Quest’ultimo drena molta liquidità sia per il costo (i tassi che sono lontani da quelli offerti dalla BCE) che per effetto delle rate di rimborso dei finanziamenti a lunga scadenza.

Recentemente abbiamo parlato del DSCR (Debt Service Coverage Ratio) come il fattore che le banche dovranno osservare maggiormente nella futura concessione del credito. La realtà odierna è che quel rapporto (calcolato dividendo la generazione di cassa approssimata dell’ultimo esercizio per  la quota del debito da ripagare compresi gli interessi) è per moltissime imprese un valore fuori controllo.

Produrre utili operativi di 30.000 euro e avere un debito complessivo superiore a un milione di euro significa -usando un altro rapporto più rozzo- più o meno che occorrerebbero 30 anni per rimborsare tutto il debito. Purtroppo non è un caso infrequente tra le piccole e le micro-imprese. Per fortuna una parte del debito delle imprese è a breve e non deve essere rimborsato, è rotativo… sino a quando non viene ridotto o revocato.

Per motivi che sono spesso inspiegabili le tante imprese in questa situazione pericolosa e le banche che hanno contribuito a crearla ‘fluttuano’, insieme contro la forza di gravità che imporrebbe una caduta in quel realismo che vorrebbe che quel tipo di struttura finanziaria sia insostenibile.

Invece le piccole imprese ‘fluttuanti’ proseguono cocciutamente, lavorano, fatturano, scaricano la tensione sulle rateizzazioni dell’IVA e dei contributi INPS e restano in vita, pericolosamente ma in vita.

Dall’altro lato le banche fingono di non vedere il DSCR: se non ci sono troppi insoluti, se si salta solo una rata del mutuo, vanno avanti anche loro a colpi di rinnovo dei fidi sconfiggendo la forza di gravità che imporrebbe una precipitosa quanto inutile ritirata. In parte lo fanno perché la ritirata sarebbe coronata da scarso successo monetario (e chi può mai rimborsare quel debito tutto d’un fiato?), in parte perché gli interessi (alti) addebitati trimestre dopo trimestre servono anche alla banca. In fondo sono tanti soldi tutti insieme. Un tacito silenzioso accordo che ha tenuto in piedi due sistemi, entrambi sbagliati, che non è possibile correggere di colpo adesso, anche se la BCE facesse un’asta benefica di liquidità al giorno.

L’ordine delle cose è… fluttuare e avere molta pazienza, perché se il prossimo anno le cose andranno meglio i 30.000 euro magari ritornano a essere 100.000, non servono più 30 anni, ma ‘solo’ 10. In questo senso la ripetizione consecutiva di non ricordo più quante moratorie sui mutui è stato un galleggiante gradito a tutti.

Purtroppo ultimamente in banca sono arrivati più spesso ispettori della Banca d’Italia e adesso arriveranno gli ispettori della BCE, che pretendono anche di parlare in inglese. Loro disturbano l’assenza di gravità, impongono decisioni ovvie che non sono popolari. Disturba anche il fatto che lo Stato è lo stesso che non pagando prima 100 poi 50 miliardi ha fatto cadere molte imprese che fluttuavano, dando loro un colpo di grazia definitivo.

Se non fosse per questa storia della BCE, dei maledetti esami dell’Asset Quality Review, banche e piccole imprese avrebbero continuato a fluttuare sfidando le leggi della gravità finanziaria, dimenticandosi gli uni del DSCR e gli altri che non è consigliabile avere così tanti debiti, anche per rispetto verso i propri figli e i propri dipendenti.

La ripresa ha bisogno di credito, dicono in tanti, ma il credito null’altro è che altro debito per imprese che di debito ne hanno già accumulato troppo.

Quante piccole imprese hanno un debito che si rimborsa in 15-20 o più anni? Non lo so, ma nella mia attività ne ho viste parecchie e alcune hanno finito la loro storia, perché ogni tanto l’assenza di gravità finisce e resta solo la gravità.

Splendido articolo ripreso da linkerblog.biz – autore F_Bolognini