Le nuove aziende innovative per salvare l’economia italiana

L’Italia prova ad uscire dalla spirale della crisi e della recessione puntando questa volta anche sulle startup innovative.

Da gennaio ad oggi, in base alla legge Sviluppo ed ai successivi regolamenti attuatitivi del Mise, ne sono già nate 307 nel nostro Paese, con punte massime nel settore dell’Ict. Ad attrarre maggiori investimenti, stando alle iscrizioni al Registro delle Imprese Camere di Commercio, sono stati i settori del software e dell’informatica che, al 12 marzo scorso, contano ben 80 startup innovative in tutt’Italia. Tra i settori di punta anche quelli Ricerca e Sviluppo hanno mosso lo spirito di imprenditorialità con l’avvio di ben 69 aziende innovative.

Nella mappa delle nuove startup anche il settore dell’industria della manifattura si mostra vivace con ben 58 aziende nate in poche settimane, seguito dai settori dell’architettura e dell’ingegneria (23), dei servizi informazione (15), del commercio (10) e della consulenza aziendale (10).

Ma la spinta a creare nuove imprese ad alta innovazione vede ancora una volta il nostro Paese a due velocità. Le cinque regioni in testa per numero di startup registrate sono infatti concentrate tutte al Nord, con in pole il Piemonte dove sono nate in poco tempo ben 50 nuove imprese.

Seconda nella lista è la Lombardia con 47 startup innovative, seguita da Veneto (39), Toscana (26) ed Emilia Romagna (24). E ancora. Sempre al Nord, in Trentino Alto Adige al Registro delle Imprese Camere di Commercio, stando ai dati di Unioncamere, se ne sono già iscritte 22, mentre 17 sono nate in Friuli Venezia Giulia e 16 in Liguria. Solo la Valle d’Aosta, fra le aree settentrionali, segna il passo con appena una startup innovativa registrata. Nel centro Italia, oltre ai dati incoraggianti della Toscana, sono le Marche, con 19 startup innovative, a contare i migliori progressi, seguite dal Lazio con 16. Ma poi se si cambia area anche il passo cambia.

In Abruzzo e Umbria sono infatti nate da gennaio ad oggi appena 3 startup su ciascun territorio, sempre 3 se ne contano in Campania, 4 in Calabria, appena 2 in Puglia e solo una in Basilicata. Nelle isole è la Sicilia a dimostrare maggiore attivismo con 10 startup innovative nate fino a metà marzo, contro le 4 della Sardegna.

L’unica regione a non aver tenuto ancora a battesimo una nuova impresa innovativa è il Molise sul cui territorio, stando ai dati di Unioncamere, non risulta alcuna registrazione di startup. Da questo primissimo bilancio, inoltre, emerge che le province in cui la presenza di startup è più massiccia sono, nell’ordine, Torino, Padova, Trento, Milano e Roma.

Per spingere di più sulle startup innovative le Camere di Commercio hanno predisposto anche una guida on line semplice per dare tutte le informazioni utili sui requisiti, benefici e modalità di registrazione delle startup innovative. Ma il processo è appena cominciato. E l’Italia si dimostra ancora lontana dagli investimenti che si realizzano da anni in altri Paesi in startup innovative.

Stando ai dati elaborati dall’Osservatorio StartUp School of Management del Politecnico di Milano, i Paesi più evoluti dal punto di vista della nuova imprenditorialità in Europa sono Gran Bretagna, Francia, a cui si affiancano quelli del Nord, con Svezia, Finlandia e Danimarca, cui si aggiungono Svizzera e Germania.

“L’Italia -sottolinea l’Osservatorio- appare ancora molto indietro sia per numero di imprese innovative che nascono ogni anno, sia per ammontare di investimenti” nello scacchiere internazionale. “Attualmente -prosegue l’Osservatorio StartUp del Polimi- in Italia si contano una ventina gli investitori istituzionali, una decina di incubatori privati che forniscono anche risorse e servizi a valore aggiunto di varia natura, una trentina di incubatori universitari, un centinaio di investitori ‘informali’, tra business angel e family office”. Insomma, sottolineano i ricercatori, “in Italia si è investito in startup un settimo rispetto alla Francia, un quinto rispetto alla Germania e al Regno Unito e la metà rispetto ai paesi del nord (Svezia, Finlandia e Norvegia) con Pil molto inferiori a quello italiano”.

Ed a farla da padrone in tutti i Paesi, rilevano i ricercatori dell’Osservatorio del Polimi guidato da Andrea Rangone, è sempre il settore dell’Ict, con un peso di circa il 50% sul totale, che negli Stati Uniti si arriva al 60%”, settore su cui si sono concentrate le analisi dell’Osservatorio.

Riguardo gli investimenti in startup Ict, nel 2011 le operazioni di investimento in Italia sono state 44 (il 41% è stato fatto da incubatori, il 39% da Venture Capital) per circa 27 milioni di euro. I primi 9 mesi del 2012 hanno confermato questo trend con 29 operazioni per circa 20 milioni di euro. Quasi il 50% delle operazioni fatte sono relative al comparto Mobile mercato nel quale l’Italia ricopre una posizione di leadership a livello internazionale (con una penetrazione degli smartphone e della banda larga mobile molto elevata).

In sintesi, il comparto Ict, e Mobile in particolare, dimostra, secondo i ricercatori, una “dinamicità estremamente interessante” e la presenza di alcuni casi virtuosi che stanno registrando una forte attenzione a livello internazionale. Ma non basta. Nonostante l’andamento positivo di queste ultime settimane sulla nascita di startup innovative, l’Italia deve coprire un terreno piuttosto ampio rispetto agli investimenti fatti dagli altri Paesi.

Se solo si guarda al 2011, in Italia, rileva l’Osservatorio del Polimi, si sono contati 106 investimenti pari a 82 milioni di euro, mentre in Francia poco più di un anno fa si contavano 371 investimenti per 597 milioni euro, in Germania 544 investimenti per 431 milioni di euro, in Gran Bretagna 405 investimenti per 347 milioni di sterline pari a circa 430 milioni di euro, in Spagna 336 investimenti per un ammontare di 111 milioni di euro.

Un andamento, quello del vecchio continente, comunque lontano rispetto a quello registrato nello stesso periodo negli Stati Uniti dove sono stati rilevati 973 investimenti per 10,1 miliardi di dollari.

Intanto, proprio per dare impulso alle startup italiane, i ministri del Miur, Francesco Profumo, e del Mise, Corrado Passera, in chiusura di legislatura hanno lanciato un bando da 30 milioni di euro per sostenere progetti a favore della competitività delle nostre imprese. Il bando prevede 8 milioni dedicati al settore dei Big Data, 14 milioni per potenziare l’utilizzo digitale nella cultura, 7 milioni di euro per i Social Innovation Cluster ed 1 milione di euro interamente mirato a laboratori per nuove idee e nuova imprenditorialità.

 

Fonte: adnkronos.com