Non è una novità: l’Italia è il paese dei balzelli infiniti. Ma una tripletta sconosciuta di tassazioni risulta particolarmente incomprensibile: quella sulle pensioni.
Per chi lavora e riceverà in futuro una pensione, certi meccanismi possono sfuggire. E così non tutti sanno che l’Italia è forse l’unico paese europeo a prevedere una cosiddetta tassazione TTT sulle pensioni. Ovvero una tassazione tripla.
Che significa che le nostre pensioni sono tassate tre volte?
illustrerò il problema dal mio osservatorio di amministratore di un Ente di previdenza per liberi professionisti.
La PRIMA TASSAZIONE avviene sul nostro reddito da lavoro, rispetto a cui paghiamo l’IRPEF. Esiste certamente un regime fiscale favorevole, che permette di dedurre dal reddito imponibile i contributi previdenziali versati, ma almeno per i professionisti il recupero dei contributi pensionistici avviene soltanto parzialmente.
La SECONDA TASSAZIONE avviene sulle rendite finanziarie degli enti previdenziali, e questa è la parte che nessun lavoratore vede. Lo Stato italiano richiede infatti agli Enti di previdenza obbligatori di versare un’imposta del 20% sulle rendite conseguite con gli investimenti finanziari, come qualunque società commerciale. Occorre specificare che gli enti di previdenza compiono investimenti finanziari utilizzando il capitale versato dagli iscritti, con l’unico obiettivo di far fruttare i contributi in vista di una pensione più sostanziosa. Tassare queste rendite al 20% significa ridurre di molto l’ammontare delle pensioni, sul lungo periodo.
Se a questo meccanismo aggiungiamo l’ulteriore e assurdo vincolo per cui la rivalutazione del capitale individuale può avvenire soltanto in base all’incremento del PIL, l’entità del danno è certa.
La TERZA TASSAZIONE è ovviamente sulla pensione, che al momento dell’erogazione viene considerata reddito e ulteriormente decurtata in base allo scaglione IRPEF di riferimento.
Il risultato di questa tripla decurtazione è difficile da calcolare, ma per via del meccanismo moltiplicatore dell’interesse composto, secondo molti studi attuariali il trattamento pensionistico di riduce alla metà di quello che si potrebbe percepire a parità di altre variabili.
Ora, viene da chiedersi qual’è il panorama europeo. In un recente convegno organizzato dall’Adepp, il presidente Andrea Camporese, reduce da un meeting con i presidenti di altre realtà associative di enti previdenziali europei, ha portato dati sconcertanti: nella maggior parte dei paesi europei la seconda o la terza forma di tassazione non esistono, oppure esistono in forma assolutamente marginale.
L’Italia è l’unico paese che considera gli enti previdenziali obbligatori, che hanno una primaria funzione sociale, alla stregua di società commerciali che investono per generare profitti.
Articolo a cura di Federico Zanon, ripreso dal sito assicuriamocibene.it
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