C’e’ grande confusione nel mondo del credito bancario in Italia. Dopo una lunga intervista del CEO di Intesa SanPaolo Messina al Corriere della Sera, che proietta un’immagine rilassata e ottimista della sua banca, il presidente nazionale di Confartigianato Imprese Giovanni Merletti replica a muso duro e consegna alle agenzie di stampa una ricerca che mostra la continua riduzione del credito al suo popolo degli artigiani.
Opinioni a confronto
Carlo Messina: «Per quello che ci riguarda non abbiamo mai chiuso le porte del credito. Quest’anno, nel primo trimestre abbiamo concesso 8 miliardi di credito a medio lungo termine, nel secondo 11 per un totale di 19 miliardi. In tutto il 2014 i miliardi erogati erano stati 27. C’è una forte crescita della domanda di credito. Noi, da soli, garantiamo finanziamenti all’economia quanto tutte le altre banche italiane. E nel 2015 supereremo la soglia prevista di 37 miliardi»
Risponde Merletti: “Le dichiarazioni di ottimismo delle banche italiane – sottolinea Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato – si scontrano con la realtà vissuta dagli imprenditori. Noi, il rilancio dei prestiti alle imprese non lo vediamo ancora: del resto, 106 miliardi in meno di finanziamenti negli ultimi 4 anni la dicono lunga su quanto c’è da recuperare. Soprattutto per gli artigiani e le piccole imprese il denaro rimane più scarso e più costoso rispetto a quello erogato alle aziende medio-grandi e in confronto a quanto avviene nella media europea. Un presupposto fondamentale per la ripresa consiste nella fiducia che le banche accordano ai progetti di investimento degli imprenditori. Sarà stantia, ma resta vera, la battuta che ‘se il successo di Bill Gates fosse dipeso dalla valutazione del nostro sistema bancario, forse sarebbe ancora …..nel garage nel quale iniziò la sua attività da artigiano!”.
Non le manda a dire Merletti, la sua uscita è stata esasperata dalle dichiarazioni di Intesa. Perché il popolo dei piccoli imprenditori si sta rivoltando contro le banche proprio ora che la stretta del credito sta progressivamente riducendosi? E’ presto detto: le associazioni dei piccoli stanno registrando evidenti segnali di discriminazione ‘dimensionale’. I tassi applicati alle piccole imprese flettono più lentamente di quelli applicati alle medio-grandi e i bancari uscite dalle tane del loro lungo letargo stanno frequentando mediamente di più le medie imprese a cui offrire prestiti a buon mercato, molto meno volentieri i piccoli artigiani. Di fatto di statistiche e numeri che mostrino la propensione verso i piccoli se ne vedono pochi.
Dal canto loro le banche rinunciano a replicare a brutto muso che con quei bilanci striminziti il costo del capitale imposto sulle micro-imprese dal meccanismo di vigilanza è elevatissimo e non consente sconti, anzi. Tantomeno se la sentono di raccontare che se si tratta di investire tempo a capire gli aspetti qualitativi e i business plan sperando di ‘taroccare’ il voto che esce in modo meccanico dalla macchina del rating, lo sforzo non vale la pena per un finanziamento di €50.000, ma ne serve 10 volte tanto. Quindi ai piccoli trattamento standard e prezzi altissimi, che spesso superano il 10%. Valga come test il racconto che ho raccolto recentemente dall’ ex-AD di una grande impresa, che avendo acquistato una piccola impresa, è diventato piccolo imprenditore ed è entrato di persona nella filiale di una banca lombarda rimanendo allibito dal trattamento ricevuto dal Direttore alla richiesta di un ampliamento del fido.
Per tutto quanto ho sempre raccontato con semplicità su queste colonne, non credo che le cose cambieranno anche se Messina e Merletti si sfidassero a singolar tenzone. Le banche medie e grandi non amano i piccoli e lo stanno dimostrando giorno dopo giorno, in larga misura mi aspetto che li abbandonino alle banche minori e ai nuovi giocatori, le piattaforme P2P che possono servirli a costi decisamente inferiori. Il credito resterà un problema, meno che in passato ma indietro le banche non tornano più.
Fonte: linerblog.biz – autore: F_Bolognini
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