Ci sono molti svantaggi nel gestire imprese di piccole dimensioni e non crescere. Uno di questi svantaggi è il trattamento ricevuto in banca sui prestiti. Quanto ampio nella media? Non poco a vedere dai dati pubblicati dalla Banca d’Italia nella sua collana Economie Regionali, che aiuta a scomporre il dato medio nazionale in serie di dati per ogni Regione e fare confronti.
Prendendo un campione di 6 regioni, 5 al nord e 1 al Sud le differenze ci sono e sono forti. Le piccole imprese (società di persone con meno di 20 addetti) pagano salato le linee di credito a breve termine per gli scoperti e gli anticipi commerciali.
La differenza va dal 2,3% in Emilia e nelle Marche al 3,3% della Lombardia che sorprende non poco. La spiegazione contiene elementi legati da un lato al rischio insito in strutture societarie con capitale confuso con le proprietà personali e dall’altro a un’inevitabile sfruttamento della forza contrattuale della banca verso i piccoli clienti, che emerge ad esempio dalla maggiore rigidità dei tassi bancari quando flettono all’ingiù come in questi mesi. La maggiore rischiosità delle imprese campane spiega la notevole differenza nei tassi applicati sia alle medio-grandi imprese (2,3% più delle equivalenti lombarde) che alle piccole (+1,8%).
Questo ampio differenziale di costo pesa sui conti delle imprese e si aggrava ancora di più con i costi connessi al conto corrente e agli affidamenti (la famigerata commissione disponibilità fido che per i piccoli pesa oltre il 3% se i fidi sono utilizzati mediamente al 70%).
In molti casi la dimensione dei costi bancari è tale da superare il margine della gestione caratteristica. Non sarà l’unico motivo che dovrebbe spingere alla crescita delle piccole imprese, ma certamente è uno di quelli più facilmente quantificabili.
Fonte: linkerblog.biz – autore: F_Bolognini
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