In Italia abbiamo il doppio del numero di micro-imprese rispetto alla Germania, e già questo è un numero che fa pensare, ma soprattutto che il numero doppio (3,6 milioni) produce meno valore aggiunto degli 1,7 milioni di piccolissimi imprenditori tedeschi. In compenso le piccole e medie imprese italiane sono decisamente meno delle tedesche e producono meno della metà.
Infine il confronto con le grandi imprese è impietoso: la Germania vanta quasi 10.000 grandi imprese, tre volte tante quelle italiane. In termini di valore aggiunto 3,3 volte superiore.
Solo questa semplice analisi dice molto su come un paese abbia saputo sviluppare il proprio tessuto imprenditoriale e l’altro sia rimasto fermo al 1960.
In tutti i confronti la Germania ci surclassa:
1) il numero di PMI tedesche è cresciuto dal 2005 molto più della media europea, mentre quelle italiane sono calate e muoiono in gran quantità ogni giorno per effetto della crisi;
2) l’occupazione creata dalle PMI tedesche è cresciuta del 25%, mentre quella italiana è tornata sotto i livelli del 2005 ed è inferiore alla media EU;
3) e per finire peggio ancora il valore aggiunto creato dai milioni di piccoli imprenditori italiani è fermo da 7 anni, nettamente inferiore alla media europea mentre per la Germania a partire dal 2009 è iniziato un trend di forte crescita che ha portato a un indice vicino a 140 contro la media europea di 115.
Analizzando tutti i dati disponibili si comprende in cosa i due paesi differiscono quando si tratta di aiutare le PMI a crescere. Le condizioni di contesto sono molto differenti e l’Italia appare sempre più un paese che rende la vita difficile ai suoi imprenditori invece di aiutarli, promesse e dichiarazioni d’amore dei politici assolutamente inconsistenti.
Non c’è molto altro da dire. E’ stato tutto sbagliato ed è tutto da rifare, in questi 7-8 anni abbiamo dilapidato un patrimonio industriale e imprenditoriale per le scelte sbagliate della politica, che si è aggiunta ed ha esasperato con politiche fiscali e del lavoro sbagliate l’incapacità italiana di creare imprese più grandi, più efficienti e di raggiungere una scala di produttività e di competitività simile a quella che avevamo a fine anni 90.