Le strane manovre attorno all’Assemblea della Banca Popolare di Marostica

Un paio di mesi fa ho avuto l’idea di sospettare oscure mene dietro una ispezione della Banca d’Italia in quel di Marostica – ridente borgo Veneto – e della sua storica emanazione, la Banca Popolare di Marostica.

In quella vicenda, presi parte per il DG Gasparotto che avevo brevemente conosciuto, e per l’indipendenza delle banche popolari e cooperative rispetto ai colossi acchiappatutto. In una assemblea dei soci, le richieste di innovazione della Banca d’Italia vennero respinte e il DG vittorioso coopto quattro nuovi consiglieri per dare un segnale di cambiamento.

Un successivo approfondimento mi ha consentito di constatare , e non posso che chiedere scusa, il ben fondato della verifica che ha portato alla luce lo stipendio del DG ( un milione annuo ) che per una banchetta di 300 persone mi sembra effettivamente uno sproposito, un acquisto sconsiderato di un’altra popolare – quella di Treviso – pagata una tombola, un consiglio di amministrazione anestetizzato dai privilegi ed altri peccati di incuria dovuto al lungo regno ultraventennale del Gasparotto.

L’immissione dei quattro nuovi consiglieri indipendenti ha però innescato una reazione a catena che, lungi dal favorire il direttore generale, ha fatto affiorare i problemi tra cui l’aver sistemato i bilanci degli ultimi due anni con proventi straordinari coprendo così la carenza di ricavi tipici, la trascuratezza nella governance e un’atmosfera feudale contro la quale i nuovi consiglieri sono insorti trascinando anche parte degli anziani ( presidente compreso).

Defenestrato Gasparotto che ha rifiutato una transizione indolore verso la Presidenza, è iniziata una faida paesana a colpi di carta bollata.

Riferisco l’accaduto per dovere di rettifica e perché la faida consente commenti interessanti circa la moralità della stampa con particolare riguardo al quotidiano romano ” Il Messaggero”.

È uscito infatti oggi un pezzo molto dettagliato sulla Popolare di Marostica, non certo di interesse locale, nel quale la figura dell’indifendibile Gasparotto sfuma sullo sfondo, le colpe vengono addossate al Presidente Cecchetto, e un locale supporter del Gasparotto, tale Canal, viene presentato come il paladino delle richieste di innovazione della Banca d’Italia , mentre – ad onor del vero – in questo momento e soltanto per favorire la transizione – lo è il Cecchetto che è in questo momento il pontiere della situazione volendo rimediare alla precedente inerzia evitando di danneggiare la banca.

Affascinante spaccato di vita italiana: di fronte ad una esigenza di rinnovamento, si crea una situazione di conflitto dovuta a mandati ventennali ed ultra, i rinnovatori vengono bersagliati dalle critiche di una palude che aveva sempre subito in silenzio e un estraneo gruppuscolo di profughi del pentapartito cerca, con l’aiuto forse disinteressato ( mhm) di un giornalista, di bruciare tutti sul tempo rovesciando i ruoli e millantando l’appoggio della Banca d’Italia, tanto pochi sanno dov’è Marostica della quale a Roma non frega niente a nessuno.

 

Articolo riprso dal sito Rischio Calcolato – Autore: Antonio de Martini