L’Economia dell’Europa non ha problemi il nodo e’ la mancanza di una politica europea

Il problema per l’Europa nel suo insieme non e’ economico, e’ politico. Questa la premessa di questo articolo pubblicato sul Financial Times, ripreso da Mercato Libero, in cui Wolfgang Munchau afferma con forza che il successo di ogni possibile strategia di risoluzione della crisi dell’eurozona dipende dall’esistenza di una sufficiente ripresa economica. Il fatto è che purtroppo i politici europei negano il problema, finché non diventerà ancora peggiore.

Il programma greco sta fallendo, perché il paese è in una profonda depressione, e la sua dinamica del debito è “fuori controllo”. Anche in Italia, la BCE ha espresso preoccupazioni sugli effetti recessivi del programma di austerità in corso di elaborazione. Ancora, la cifra finale per la ricapitalizzazione delle banche europee – su cui il Fondo Monetario Internazionale e i governi dell’eurozona stanno animatamente discutendo – se l’economia ripiomba nella recessione potrebbe essere di gran lunga superiore anche alle stime più negative del FMI, e tutti gli indici segnalano che la zona euro potrebbe già essere in recessione in questo momento.

L’assoluta priorità della politica economica europea, sostiene Munchau, dovrebbe essere quella di fermare e invertire la recessione. Mancando questo obiettivo, la crisi si concluderà in una catastrofe. Ma purtroppo, continua Munchau, è molto probabile che l’esito sarà proprio questo, perché la politica economica è assolutamente impreparata a far fronte a una recessione. La Banca Centrale Europea continua a preoccuparsi dell’inflazione, e la politica fiscale è in mano a dei governi che fanno a gara per annunciare programmi di austerità.

Secondo Munchau in questa fase la politica monetaria sarebbe lo strumento più importante, avendo un buon margine di manovra, dato che non ci sono attualmente aspettative di inflazione:

“Il divario tra i tassi di interesse della zona euro e degli Stati Uniti è particolarmente ampio. I tassi del mercato monetario a un anno dell’eurozona sono ora al 2,1 per cento, rispetto allo 0,8 per cento negli Stati Uniti. Si tratta di un divario enorme, che la politica monetaria europea dovrebbe cercare di chiudere. Niente di tutto questo preso da solo può essere sufficiente a fermare la crisi, ma certamente sarebbe d’aiuto.”

“Inoltre, La BCE potrebbe trasformare il SMP (securities market programme, programma di acquisto di bonds sul mercato secondario) in un vero e proprio programma di stabilità macroeconomica. Per questo, sarebbe necessario aumentare le dimensioni del SMP in modo significativo, ad un buon multiplo degli attuali € 115 miliardi. Questo sarebbe un modo molto efficace per evitare che l’economia cada in una trappola della liquidità, una situazione in cui la politica monetaria perde la sua capacità di trazione.”

Che dire della politica fiscale?

“Come minimo ci si dovrebbe aspettare che la zona euro abbandonasse tutti i programmi di austerità con effetto immediato, per tornare a una posizione fiscalmente neutrale, che permetta agli stabilizzatori automatici di lavorare appieno. Allo stato attuale, però, una linea del genere non è neppure all’ordine del giorno.”

Secondo Munchau una politica fiscale restrittiva attuata contemporaneamente in tutti i paesi europei, non può avere come risultato che una recessione generalizzata. Il fatto è che solo alcuni di questi paesi hanno un problema fiscale, non la zona euro nel suo complesso. In media, il rapporto tra debito e prodotto interno lordo è inferiore a quello degli Stati Uniti, del Regno Unito o del Giappone. Quindi Munchau ritiene che i paesi in surplus, come Germania, Paesi Bassi e Finlandia, dovrebbero attuare una politica di stimolo fiscale, per compensare l’austerità nei paesi del Sud. Ciò che conta, sostiene Munchau, è la politica di bilancio dell’eurozona nel suo complesso.

Il finale riconferma però quella che a questo punto sembra l’unica visione realistica, quella pessimista: “Nelle cacofoniche capitali europee ancora non c’è la consapevolezza che una recessione economica rappresenta una minaccia esistenziale. Mi aspetto quindi che la crisi colpisca la zona euro con forza, e senza difese. Quando ciò accadrà, la crisi dell’eurozona prenderà una brutta piega.”

Insomma, per tradurre tutto ciò in maniera semplice, la Germania deve prima o poi accettare di pagare anche per il Sud dell’Europa perché gli conviene molto, molto, molto. Ma lo faranno veramente o (vedi sconfitte a ripetizione della Merkel a qualsiasi elezione, anche oggi) penseranno solo a loro stessi.