Lo scandalo del Libor si allarga a macchia d’olio. E la cosa non ci sorprende dato che questo indicatore influenza contratti per un valore di circa 350 mila miliardi di dollari, una cifra insomma da capogiro.
Questa settimana la succursale di Tokyo della Rsb ha ammesso di essere colpevole nella manipolazione del Libor giapponese ed ha conseguentemente accettato di pagare una penale di 50 milioni di dollari al dipartimento di giustizia americano.
In Giappone la manipolazione del tasso d’interesse interbancario ha assunto aspetti nuovi, coinvolgendo una rosa di grosse banche che hanno giocato sulla differenza tra il Libor giapponese – il tasso stabilito dal mercato internazionale nei confronti di Tokio – ed il Tibor – il tasso d’interesse nazionale. Dopo la crisi del 2008, legata al crollo della Lehman Brothers, queste banche hanno mantenuto il secondo artificialmente più alto del primo allo scopo di indebitarsi sul mercato internazionale al tasso più basso, il Libor, ed elargire mutui e crediti a quello nazionale più elevato, il Tibor.
Al momento il premio sul tasso triennale Tibor è di circa 13 punti base rispetto al Libor in yen, premio che pagano i giapponesi. Dall’inizio del 2011 la differenza ha oscillato tra i 13 ed i 15 punti base. Tutti gli operatori finanziari concordano che i due tassi dovrebbero essere molto vicini se non identici.
Tuttavia, se le banche giapponesi tagliassero il Tibor ridurrebbero all’osso i loro già magri margini e molte non sarebbero in grado di sopravvivere. Tutto ciò avviene perché i tassi d’interesse in Giappone sono talmente bassi che l’unica fonte di guadagno per molte banche proviene dai differenziali tra Libor e Tibor, entrambi non più espressione del mercato ma della manipolazione degli operatori finanziari.
In Europa come in Giappone queste realtà come pure lo scandalo del Libor nascondono il potere che l’alta finanza ha nell’evitare di confrontarsi con crisi epocali, crisi che in passato hanno costretto istituzioni bancarie e finanziarie anche a chiudere i battenti. A monte c’è sicuramente la scarsa legislazione di controllo, ma anche il disinteresse dello Stato nei confronti di strumenti come il Libor o il Tibor, il cui valore impatta sulle sorti finanziarie del singolo e della collettività.
Fonte: www.caffe.ch