Lo scoppio della bolla del credito bancario si avvicina

Per la seconda volta in tre anni il sistema bancario è crollato, il che significa che le banche non sono più in grado di finanziare sé stesse attraverso i normali mezzi, cioè i mercati all’ingrosso. Questa stessa cosa è avvenuta nel luglio del 2007 quando due hedge fund di Bear Stearns fallirono e trilioni di dollari di titoli garantiti da ipoteca, detenuti dalle banche degli Stati Uniti, iniziarono a subire un netto decremento di valore.

Nel giro di pochi mesi la maggior parte delle più importanti banche di America erano tecnicamente insolventi anche se la farsa è continuata per un altro intero anno prima che la Lehman Brothers saltasse in aria e il marciume del sistema divenisse evidente a tutti. Ora la stessa cosa sta avvenendo in Europa.

Le banche non ottengono più la gran parte dei loro finanziamenti attraverso regolate attività di raccolta di depositi e di erogazione di crediti, ma concedendo prestiti a breve termine attraverso lo scambio di patrimonio. Naturalmente, quando sorgono dubbi sulla qualità di questi beni, il sistema viene messo poi in ginocchio e le banche restano all’asciutto. In altre parole, le banche si sono trasformate in un multimiliardario e sregolato banco dei pegni che può chiudere da un momento all’altro lasciando l‘intera industria al palo.

Quando la crisi colpisce, gli allarmi si spengono nelle banche centrali, che vanno alla ricerca di sontuosi salvataggi a spese dei contribuenti. Abbiamo già visto questo gioco molte volte, senza che il copione cambiasse mai. I direttori della banca centrale sostengono di offrire solo “temporanea” assistenza di liquidità, ma, naturalmente, non è vero. Due anni dopo che la Fed iniziò ad acquistare gli MBS tossici dalle banche statunitensi, quelle stesse attività sono ancora sul bilancio della Fed. La Fed è diventata una “cattiva banca” dove sono stipate scorte di merda invendibile inventata dalle banche tramite alchimie finanziarie. Alla fine, le perdite saranno trasmesse ai contribuenti.

Immagina che la casa che hai pagato 350.000 dollari nel 2005, all’apice della bolla immobiliare, diventasse improvvisamente “invendibile” a qualsiasi prezzo. Questa è la situazione in cui versano adesso le banche europee. Nessuno vuole fare affari con loro perché si nutrono dubbi sulla reale solvibilità e sull’effettivo valore dei loro patrimoni. Così il sistema si è ridotto al minimo, costringendo le banche a dipendere sempre più dalla BCE.

Naturalmente, non funziona in questo modo per il lavoratore medio. Quando il valore della sua casa diminuisce o il suo diritto al credito viene ridotto, deve solo farsi forza e vivere con meno, perché nessuno gli darà un prestito. Per i banchieri è diverso.

Il sistema bancario della UE: quanto è messo male?

La scorsa settimana la BCE ha prestato a 523 banche un totale di 489 miliardi di euro per tre anni all’1 per cento. Mercoledì scorso quelle stesse banche hanno parcheggiato tutti i soldi che hanno preso in prestito (a eccezione di € 37 miliardi) presso la BCE in depositi in conto corrente (sono 452 miliardi, un nuovo record). Pensateci per un minuto. In altre parole, il sistema non è solamente rotto: lo è completamente. Non c’è nessun prestito, nessun scambio di beni per i prestiti a breve termine, né espansione del credito, niente di niente. Nulla.

Tutto quello che c’è è l’accaparramento e un sacco di parole senza senso di PR sulla “liquidità di emergenza”, sul “rifinanziamento a lungo termine”, bla, bla, bla. L’utente medio non vuole un mucchio di scuse, vuole fatti. E il dato di fatto è che un sistema non regolamentato, volatile, soggetto a crisi è crollato per la seconda volta in tre anni ed è per questo che le banche centrali stanno affidando trilioni (basta guardare l’esplosivo bilancio della BCE) di denaro pubblico per salvare speculatori che hanno fatto saltare il sistema. Questo è tutto quello che la gente deve conoscere.

E allora, cosa sta cercando di ottenere la BCE pompando tutto questo denaro nel sistema bancario?

Prima di tutto, il direttore della BCE, Mario Draghi, sta cercando di rigonfiare la bolla del mercato obbligazionario. Vedete, negli anni del boom, i flussi di capitali in Grecia, Portogallo, Spagna, eccetera, hanno aumentato il valore del debito sovrano di molti ordini di grandezza. I principali acquirenti di tali obbligazioni sono state le banche dell’UE, e queste sono piene fino all’orlo di questa spazzatura di carta. Dal momento che la Grecia ha iniziato a traballare, il valore di queste obbligazioni ha fatto un tonfo lasciando molte di queste banche in rosso. E la situazione è ancora peggiore di quanto sembri, perché le banche hanno preso in prestito più denaro rispetto al valore originale delle stesse obbligazioni.

In altre parole, hanno affidato in garanzia più volte lo stesso collaterale, ingigantendo la loro importanza e la loro esposizione. Sarebbe come se voi o io avessimo portato la nostra moto da corsa al banco dei pegni e la avessimo scambiata in cambio di un prestito a breve termine pari a 3.500 dollari. Solo in questo caso il proprietario del banco dei pegni ci avrebbe permesso di mantenere la moto. Dopo ci siamo recati presso un altro banco dei pegni, e presso un terzo e un quarto, utilizzando la stessa moto per lo stesso prestito a breve termine più e più volte. In poco tempo, il debito diventa così ingente che, se ci fosse una qualsiasi interruzione nel flusso di tutta la piramide del debito di Ponzi*, crollerebbe. Attualmente, la BCE sta cercando di mantenere intatta questa piramide, gonfiando il valore delle obbligazioni subdole con iniezioni di liquidità a tre anni. Questi prestiti non verranno rimborsati. Ora date un’occhiata a quanto di seguito riportato dal Wall Street Journal:

Anche dopo che la Banca Centrale Europea ha sborsato la scorsa settimana quasi mezzo trilione di euro di prestiti alle banche a corto di liquidi, i timori sui potenziali problemi finanziari stanno ancora affliggendo il settore. Un grande motivo: le preoccupazioni sui collaterali.

L’unico modo con cui le banche europee possono convincere qualcuno – investitori istituzionali, banche o la BCE – a prestare loro denaro è che mettano a garanzie collaterali di alta qualità.

Ora alcuni regolatori e banchieri stanno diventando nervosi perché gli asset di alcuni istituti di credito, che comprendono titoli di stato europei e prestiti non governativi, stanno diminuendo di valore.

Se le banche esauriscono le loro scorte di titoli idonei a servire come garanzia, potenzialmente potrebbero avere problemi di liquidità. Questo è quello che è successo questo autunno all’istituto franco-belga Dexia SA, che ha finito i soldi e ha richiesto un piano di salvataggio del governo (“Europe’s Banks Face Pressure on Collateral”, Wall Street Journal).

Quindi, le banche non hanno soldi e non hanno buone garanzie. E la ragione per cui non hanno buone garanzie è che essi hanno usato la stessa garanzia più e più volte per aumentare la leva finanziaria. Quindi, è tutta una farsa: sono a testa in giù e avranno seri problemi. Di seguito, c’è ancora una parte dello stesso articolo:

[…] Oltre al timore che le banche potrebbero semplicemente essere a corto di garanzie adatte, alcuni banchieri e regolatori temono che il crescente ricorso delle banche al “prestito garantito” renda più difficile per l’industria tornare alla prassi seguita in passato per finanziarsi mediante l’emissione di obbligazioni non garantite. Ciò potrebbe provocare una penuria permanente di finanziamenti. […].

Da questa estate, è stato praticamente impossibile per le banche emettere obbligazioni non garantite, perché gli investitori hanno classificato le banche europee come investimenti rischiosi.

Nella seconda metà del 2011 le banche europee hanno emesso un totale di circa 80 miliardi di dollari di obbligazioni senior non garantite secondo i provider di dati Dealogic, un dato che va comparato con i 240 miliardi di dollari emessi nello stesso periodo dello scorso anno e con i 257 miliardi dollari del 2009 (“Europe’s Banks Face Pressure on Collateral”, Wall Street Journal).

I giornalisti finanziari amano rendere questa roba più difficile di quanto realmente sia. Invece è semplice. Nessuno vuole fare affari con le banche perché tutti sanno che sono a pezzi. Quando l’autore dice che la “crescente dipendenza delle banche dal ‘prestito garantito’ rende più complesso per l’industria tornare alla prassi seguita in passato di finanziarsi mediante l’emissione di obbligazioni non garantite”, significa che il modello delle banche di finanziamento è finito, perché le obbligazioni possedute dalle banche stanno perdendo il proprio valore e nessuna persona sana di mente li accetta in cambio di denaro contante. Quindi, i banchieri hanno dovuto tirare la cinghia della BCE per ricevere un’elemosina. E questo è il punto a cui siamo arrivati.

Quindi, qual è lo scopo di tutto questo? Cosa ci dicono questi nuovi sviluppi (l’operazione di rifinanziamento a lungo termine di Draghi per 600 miliardi di euro), sulla condizione del sistema bancario europeo e sulla probabilità di una nuova crisi finanziaria?

Questa è la domanda che ho posto a un amico che lavora nei mercati del credito. Ecco cosa ha detto:

Ponetevi una domanda, cosa è cambiato in pratica circa il problema della solvibilità delle banche in Europa in generale e dei problemi di solvibilità dei paesi europei in particolare?

Niente.

Una bolla del debito è inevitabile, e un crollo è una possibilità.” Non si può riassumere meglio di così.

 

Articolo ripreso dal sito comedonchisciotte.org