Lo stato italiano guadagna piu’ dal Lotto che da una manovra finanziaria

Agli italiani piace il Lotto e lo Stato ringrazia. A leggere i dati diramati stamani dal Bollettino del Tesoro sulle entrate tributarie dei primi otto mesi dell’anno – che segnano un incremento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2010 – salta all’occhio l’impennata delle entrate legate al mondo dei giochi.

Protagoniste di una crescita del 16,9% sul 2010, a quota 9,1 miliardi di euro (+1,3 miliardi di euro), derivante in larga parte dai proventi del lotto (+38,1%, +1,2 mld euro) e dalle slot machine et similia (+8,3%, +195 milioni di euro). Si tratta di cifre che superano di gran lunga l’Ire, l’imposta sul reddito (+2,3% +2,4 miliardi), e l’Iva, l’imposta sul valore aggiunto (+1,9%, +1,3 miliardi di euro, grazie al +22,9% del prelievo sulle importazioni).

Tralasciando banali considerazioni sociologiche sul boom del settore in tempi di stretta del credito per l’impresa e tasse crescenti per i cittadini, va sottolineato che il gioco si conferma un canale di finanziamento irrinunciabile per l’Erario.

Lo dicono gli ultimi dati dei Monopoli di Stato: nei primi otto mesi del 2011 la raccolta si è assestata a 48,3 miliardi di euro (+23,85% a/a), in testa gli apparecchi elettronici (27 miliardi di euro, 7 miliardi le sole videolottery), lotterie (6,9 miliardi di euro) e lotto (4,4 miliardi di euro). Fortissima la crescita del gioco online – come il poker – che nel solo mese di settembre ha raccolto 1,3 miliardi di euro, con una spesa pro-capite in crescita del 4,5% rispetto a settembre 2010, a quota 65,9 euro. Le tasse sul gioco sono ben poca cosa, intorno al 4 per cento, oltre all’esenzione Iva. Per questo, le videolottery sono la gallina dalle uova d’oro per l’Aams.

L’associazione Sapar (che raduna circa 1.500 fra produttori, rivenditori e gestori di apparecchi da intrattenimento) stima che, ogni mille euro di giro d’affari, il 75% ritorna ai giocatori attraverso i premi. Mentre, del rimanente 25%, il 12,6% va allo Stato attraverso il Preu (Prelievo erariale unico che i concessionari versano ogni 15 giorni in base al numero di giocate effettuate dal singolo apparecchio collegato ai Monopoli), lo 0,8% alla Aams e il restante 11,6% viene suddiviso tra gestore e barista.

Fortissima anche la crescita del gioco online, che nel solo mese di settembre ha raccolto 1,3 miliardi di euro, con una spesa pro-capite in crescita del 4,5% rispetto a settembre 2010, a quota 65,9 euro, secondo i dati dell’Aams diffusi oggi da Agipronews.

L’agenzia stampa del comparto evidenzia inoltre che, dal 2003 all’anno scorso, l’andamento delle entrare per l’Erario è stato un costante crescendo, indipendentemente dalla crisi: 7,7 miliardi di euro nel 2008, 8,8 miliardi nel 2009, e 9,9 miliardi nel 2010. Di questi, Lotto, Gratta & Vinci e lotterie varie, nell’ultimo triennio, hanno garantito allo Stato italiano un gettito sempre superiore al miliardo di euro. E, date le premesse, il 2011 sarà un anno record, come sottolinea il Mef: 9 miliardi di euro fino ad agosto, e mancano ancora due mesi e mezzo alla fine dell’anno.

Che gli italiani preferiscano il lotto lo ha dimostrato, un mese fa, un sondaggio condotto da Gfk Eurisko, secondo cui il 43,6% della popolazione adulta italiana gioca almeno una volta ogni tre mesi. Un dato in calo rispetto al 61,8% registrato nel 2001 e al 47,3% del 2005. A livello di popolarità, nessuno come il Superenalotto, conosciuto praticamente da tutti (89,9%) i partecipanti al panel Gfk. Secondo posto per il Gratta e Vinci (88,6%), le varie lotterie (81,4%) e l’immancabile Totocalcio (78,6%). Nonostante la crisi, o proprio grazie alla crisi, gli italiani continuano a rivolgersi alla Dea Bendata. L’unica ormai in grado di rimpolpare, con un flusso costante negli anni, i conti in rosso dell’Italia.

Articolo ripreso da linkiesta.it