Voglio ritornare su un argomento di cui mi sono fatto unico proponente in Italia e che ha scatenato critiche ed apprezzamenti in ugual misura, tanto a destra quanto a sinistra: l’istituzione della Health Tax, che ho suggerito con l’intento innanzi tutto di sopprimere a livello pratico la tanto odiata e denigrata IRAP, sostituendo il gettito fiscale che questa generava con il ricorso ad una nuovo prelievo fiscale che colpisca esclusivamente i contribuenti fisici (non quindi le aziende che generano occupazione).
Iniziamo con il dire che la maggior parte delle critiche (ed anche insulti) che sono arrivati presupponevano che si trattasse meramente di una nuova imposta che colpiva quanto e come si mangia.
Solo una nuova tassa da aggiungere alle altre. Niente di più fuorviante. La Health Tax che in molti altri paesi (soprattutto nell’area scandinava) è via di definizione e concezione presuppone due elementi sostanziali: la sostituzione di un imposta (e non l’introduzione di una nuova) mutandone il soggetto colpito e la responsabilizzazione dei contribuenti al fine di limitare il più possibile l’onere della spesa in assistenza sanitaria per gli anni a venire a fronte di una razionale politica di contenimento degli interventi dello stato sociale.
La ratio che regge l’introduzione di questa nuova imposta punta a creare una diminuzione istantanea della pressione fiscale che colpisce la piccola e media impresa (caratterizzata soprattutto da elevata intensità di manodopera) ed al tempo stesso nel creare i presupposti per abbattere la pressione fiscale anche per i contribuenti fisici negli anni a venire potendo contare sulla contrazione della spesa per l’assistenza sanitaria.
Cominciamo subito con il dire che la maggior parte delle critiche sono state formulate sulla base di un profondo misunderstanding: la Health Tax non presuppone la cessazione dello stato sociale riguardo alla possibilità di fruire di cure e ricoveri che oggi fanno parte di questa forma di tutela e protezione sociale.
La Health Tax mira a creare i presupposti affinchè questa fruibilità sia oggettivamente meritoria e non banalmente di stampo assistenziale, in modo da penalizzare i contribuenti che con il loro stile di vita (alimentare e sedentario) producono le condizioni per generare più avanti nel tempo dei costi a carico della fiscalità diffusa che non rispecchiano le finalità ed il modello di intervento dello stato sociale.
Un esempio pratico val più di mille parole: se cadete da una impalcatura mentre state lavorando, lo stato sociale interviene e si fa carico delle cure necessarie alla vostra guarigione o se sfortunatamente concepite un figlio con diversa abilità, lo stato sociale si prende cura di lui.
Viceversa, se soffrite di diabete perchè siete in abbondante sovrappeso per il vostro regime alimentare sconsiderato o ricevete una diagnosi di tumore ai polmoni perchè siete un fumatore accanito, anche in questo caso lo stato sociale interviene, ma esige che gran parte della prestazione sia a carico dello stesso contribuente in quanto il suo comportamento poco coscienzioso produce un aumento della spesa sanitaria che grava sulla fiscalità del paese. In Italia si spendono circa 115 miliardi all’anno per cure, degenze, medicinali e terapie varie, un costo sociale che cresce nell’ordine del 3/4% all’anno: solo con una profonda opera di responsabilizzazione a monte dei contribuenti attraverso imposte come la Health Tax è possibile prima invertire il trend di crescita e dopo produrre con il tempo un sostanziale contenimento di questo capitolo di spesa.
Ricordate che solo il 25% dei contribuenti italiani beneficia di questa spesa, il restante 75% lavora e paga le tasse che servono anche a sostenere le spese e gli oneri per un’assistenza sanitaria priva di merito e conclamata urgenza.
La quasi totalità degli italiani è troppo ben abituata (pensate agli anziani che fanno a gara a farsi prescrivere scatole su scatole di farmaci per patologie diventate ormai croniche) e con il passare del tempo ha dimenticato la vera essenza dello stato sociale, confondendola con quella generica di assistenzialismo di stato.
Il risanamento del nostro paese soprattutto per la dinamica evolutiva che avranno i conti pubblici della spesa sanitaria presuppone un radicale cambio di cultura ed atteggiamento, puntando a responsabilizzare tanto i medici di base quanto i contribuenti stessi. Quanto sopra rappresenta sicuramente una proposta antipopolare che nessun politico proporrà mai, tuttavia necessaria se si desidera veramente contenere la pressione fiscale in un paese caratterizzato da una popolazione sempre più anziana.
Termino ringraziando tutti quelli che mi hanno invece elogiato per quanto proposto, e anche se non ci crederete, pensate che i maggior apprezzamenti sono arrivati proprio da medici, dipendenti di ospedale ed ex informatori scientifici, a dimostrazione quindi che solo chi lavora dentro la pancia della balena si rende conto dove è possibile intervenire non solo per risparmiare sul piano fiscale, ma anche per avere una nazione con una popolazione più sana e maggiormente predisposta alla prevenzione delle malattie
Articolo ripreso dal sito di EugenioBenetazzo.com