Il mercato azionario non e’ poi cosi’ difficile

Una delle cose divertenti del mercato azionario è che ogni volta che un uomo compra, un altro vende, ed entrambi pensano di essere astuti. (W.A.Feather).

Feather (1889 – 1981) era uno scrittore e giornalista americano, fine osservatore e uomo saggio, famoso per i suoi brucianti  aforismi e per il suo libro “The Business of Life”, a causa del quale si guadagnò il soprannome di “Filosofo del Business”.

Ma torniamo ai due personaggi da lui citati che assurgono a protagonisti di questo post: il compratore e il venditore.

Entrambi, evidentemente, sono d’accordo sul prezzo, infatti domanda e offerta si incrociano e la loro transazione avviene. Ma mentre al primo luccicano gli occhi per essere entrato in possesso di quelle azioni a quel prezzo, l’altro si sfrega le mani per aver fatto il grande affare di sbarazzarsene a quello stesso prezzo.

Possiamo dire quindi che il prezzo è lo stesso, ma che il significato che ciascuno dei due attribuisce a quelle azioni è ben diverso. Ovvero che il valore delle azioni non è lo stesso per entrambi sebbene il prezzo sia identico.

Qualche anno fa partecipai a un corso di formazione e il relatore pose una domanda all’aula. La domanda era la seguente: “Chi è stato il più grande sportivo di tutti i tempi?”

Quando si fanno domande idiote in un contesto simile, solitamente dopo qualche secondo di pausa durante la quale i partecipanti aspettano che qualcuno faccia il primo passo, iniziano a fioccare le risposte doverosamente idiote, tanto per stare al gioco e nel rispetto del contesto.

Così ognuno dei presenti iniziò a sparare nomi più o meno eclatanti e ad esercitarsi con citazioni di imprese sportive d’epoca o contemporanee e a paragonarle fra loro.

Ma il formatore aveva la risposta esatta in tasca, con tanto di slide esplicativa.

Sapete qual era la risposta corretta secondo lui? Eccola qui: Tiger Woods, il famoso golfista americano.

Perchè? Semplice! Siccome è stato lo sportivo che ha guadagnato in carriera più di tutti gli altri, questo ne faceva automaticamente il più grande di tutti.

A parte l’assurdità di voler misurare tutto con il metro del denaro, tipica di un certo tipo di sottocultura moderna, quello fu un meraviglioso esempio di confusione dei due concetti di cui sopra: il prezzo e il valore. Quando lo feci notare, ricevetti ovviamente l’occhiata riservata al sabotatore, prima che scoppiasse una accesa discussione fra i presenti e il filo del discorso andasse a farsi benedire.

Se questi due parametri, prezzo e valore, coincidessero sempre, per ogni individuo, in maniera matematicamente identica e razionale, nello stesso momento, non esisterebbero le borse valori così come le conosciamo. Basterebbe infatti semplicemente la lettura del bilancio di una società per avere automaticamente il prezzo “giusto” delle azioni, coincidente con il “vero” valore.

Perché questo non accade? Perché gli esseri umani interpretano, danno significato (valore) differente alle cose, hanno differenti aspettative per il futuro e soprattutto ognuno di loro è convinto che la sua sia la “vera” realtà.

Che cosa stanno facendo quindi i nostri due protagonisti mentre tra loro si svolge la compravendita?

Ognuno di essi sta pensando di procurarsi un piacere o di alleviare a se stesso un dolore, per questo sono disposti a scambiare il bene a quel prezzo.

L’acquirente sta probabilmente pensando che le azioni saliranno ancora (e lui guadagnerà, procurandosi piacere), il venditore probabilmente pensa che scenderanno, quindi vuole evitare di provare dolore quando questo succederà.

Piacere e dolore sono le due uniche leve che muovono gli esseri umani, in ultima analisi.

In fondo, a quanto pare, non siamo poi così complicati.

mercato azionario
Il Mercato Azionario una fonte di piacere e dolore

La programmazione neuro linguistica, ad esempio, distingue fra le persone che si motivano in modalità “via dal dolore” rispetto a quelle che agiscono “verso il piacere”.

Anthony Robbins ha scritto più di un libro lavorando su questo concetto.

Per qualcuno, insomma, è più gratificante ottenere uno sconto di 10 euro sulla spesa, piuttosto che un buono acquisto della stessa cifra, e viceversa. Questi meccanismi, queste abitudini di funzionamento mentale che ognuno di noi possiede grazie alla genetica e alla crescita , vengono definiti in PNL “meta-programmi”.

Piacere e dolore (Warren Buffett direbbe “Avidità e Paura”) costituiscono la base emotiva, sulla quale si fondano l’economia, la finanza e tutto ciò che le riguarda.

Da questo dipendono, in ultima analisi, anche le nostre ricchezze, i nostri patrimoni e le nostre sicurezze mentali e materiali.

La finanza comportamentale, negli ultimi decenni, ha provato a spiegare gli effetti dell’emotività e dell’irrazionalità applicate alle decisioni in ambito economico e finanziario, coniugando la finanza con la psicologia e ottenendo risultati rilevanti, almeno dal punto di vista del comportamento soggettivo.

È stato un grande passo avanti rispetto a quello che si credeva in precedenza, quando imperavano le teorie economiche classiche, le quali postulavano che l’Homo Oeconumicus fosse una specie spiccatamente razionale.

Tuttavia, si deve all’intuizione di William Stanley Jevons (1835-1882) una completa Teoria del Valore che, già nel 1871, per la prima volta definiva l’economia come un “calcolo matematico del piacere e del dolore,” il cui oggetto si può riassumere come “massimizzazione della felicità acquistando piacere al minor costo in termini di dolore”.

Quando le cose non funzionano in questi termini, come possiamo appurare leggendo i giornali di questi giorni, iniziano i problemi. Non c’è nulla di peggio, per un cliente, che aver comprato dolore credendo di comprare piacere (sicurezza, tranquillità, difesa del potere di acquisto).

Un bene economico, secondo Jevons,  è qualsiasi cosa che procura piacere o allevia dolore, per questo lo consideriamo utile e siamo disposti a pagarne il prezzo.

L’economia del mercato azionario è quindi fondata sul comportamento umano e dipende di conseguenza dalla psicologia.

Quindi, per essere infallibili investitori, bisognerebbe essere profondi conoscitori degli esseri umani, o perlomeno delle dinamiche delle masse, delle loro credenze, tendenze, aspettative ed emozioni, per prevederne le prossime mosse, che si tradurranno inevitabilmente in prezzi.

I mezzi di comunicazione di massa, gli indici di fiducia, i sondaggi, il sentiment, l’effetto gregge, possono fornirci qualche utile indicazione in merito al mercato azionario e non solo.

Ogni buon consulente, bancario o promotore, non può prescindere dalla conoscenza di queste dinamiche, approcciando la clientela. Egli può credere di lavorare con i soldi, invece maneggia i sogni, le speranze e le sicurezze delle persone.

In ogni caso appare opportuno evitare di affrontare esclusivamente con gli strumenti della razionalità una materia irrazionale ed emotiva come la finanza, perché non è una soddisfazione avere avuto ragione dopo essere stati travolti dal mercato o dopo aver mancato di far cogliere qualsiasi opportunità. Perché purtroppo quello che conta non è il “valore” ma il prezzo.

E il prezzo del mercato azionario dipende da quello che pensa la maggioranza, non dalle idee del genio solitario.

I nostri due protagonisti, in ogni caso, andranno avanti,

Continueranno a scambiarsi beni e valori, facendo progredire il mondo, ognuno alla ricerca della propria felicità, comprando e vendendo, certi come sempre di essere astuti per davvero.

Fonte: Blog  “Gli squali del mercato azionario”

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