Come ho avuto modo di parlarne anche in altri contesti il 2014 dovrebbe rappresentare sul piano finanziario un anno a sé stante rispetto al primo quinquennio post inizio crisi quasi fosse una sorta di spartiacque. I mercati finanziari delineano ormai sempre più in misura inequivocabile una struttura multipolare in cui il ruolo di leadership economica degli USA viene intaccato giorno per giorno.
Chi investe sui mercati i proprio risparmi o amministra quelli di altri deve fare i conti con questo mutamento e con i vari rischi sistemici che rimangono tuttora presenti, seppur affievoliti. L’ipotesi di default di stati, monete sovranazionali o grandi banche sistemiche sembra ridimensionato o addirittura scomparso: l’unico appuntamento che potrebbe generare elevata volatilità sui mercati finanziari è dato dalla ormai tanto attesa tornata elettorale in Europa su cui sono state fatte anche recentemente diverse ipotesi sul possibile esito finale.
L’economia mondiale in senso stretto rimane quasi ipnotizzata dalle forward guidance delle varie banche centrali, sostanzialmente le indicazioni su cosa si farà in futuro, piuttosto che su quanto si è deciso di fare operativamente a breve termine.
L’annuncio del tapering in Maggio del 2013 da parte della FED abbiamo visto che conseguenze in termini di stabilità finanziaria ha prodotto su questi singoli paesi, oggi in profondo affanno economico e valutario. Per il piccolo e medio investitore e risparmiatore l’orizzonte sembra non delineare nulla di buono.
Già nel 2015 avremo l’implementazione di politiche monetarie restrittive da parte di tutti, la maggior parte delle asset class cosidette risk free (governativi di massimo rating) già oggi producono un rendimento reale nullo o addirittura negativo: per comprendere questo passaggio, considerate a riguardo che nel 2007 il 90% dei governativi sui mercati occidentali poteva remunerare il capitale con un tasso di oltre il 4% ed una volatilità inferiore ad un punto percentuale, nel 2013 per avere lo stesso tipo di rendimento bisognava concentrarsi sugli High Yield accettando tuttavia una volatilità avversa di portafoglio anche superiore al 10%.
Purtroppo non esistono più né rendimenti sicuri e né asset class sicure, continuo a ricordarvelo per chi mi scrive e me lo chiede nello specifico, oggi la soluzione più efficiente ed efficace non è una singola asset class ma un basket di strategie operanti su rischi paese, valute e diverse asset class. Solo accettando un maggior rischio rispetto al passato è oggi possibile conseguire sia un rendimento soddisfacente che paradossalmente una maggior protezione di portafoglio.
Autore dell’articolo: Eugenio Benetazzo – da: eugeniobenetazzo.com
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