Antiche tradizioni e nuove tecnologie. Questo binomio compone l’anima di “Rural hub”, un progetto che punta a rivoluzionare le attività agricole italiane, mantenendole legate alla realtà locale ma con un occhio al futuro. Si propone di farlo applicando alla ruralità una rete di connessioni che consente lo scambio e la condivisione di idee e progetti innovativi. Rural hub è un’idea che ha visto la luce a Calvanico, a pochi chilometri da Salerno, ma che ha una prospettiva europea.
Il programma vuole salvaguardare il patrimonio culturale agricolo del nostro Paese, ma anche essere parte di un più ampio coordinamento macroregionale grazie anche alla partnership dell’Istituto Agronomico mediterraneo. Si tratta di una istituzione che si occupa di garantire lo sviluppo dell’agricoltura nell’area, facendo in modo che le conoscenze tecnologie e scientifiche si diffondano in tutti i Paesi insieme alla cultura della collaborazione come fattore di crescita per lo sviluppo solidale.
“L’idea alla base del progetto – ha spiegato a Fieragricola post Vittorio Sangiorgio, delegato nazionale di Coldiretti giovani impresa, che è fra i promotori dell’iniziativa – è quella di ribaltare il concetto americano di startup tipico della Silicon Valley, tornando ad una dimensione in cui si fa impresa per creare ricchezza partendo dall’economia reale. Vogliamo facilitare lo sviluppo di progetti di giovani imprenditori che desiderano mettersi in gioco. Mettiamo a disposizione non solo le strutture, ma anche una rete di relazioni con realtà già esistenti, in modo da facilitare il decollo dell’attività”.
L’agricoltura del futuro si potrebbe quindi basare su una pluralità di esperienze diverse che facciano sistema per crescere insieme. “Ci aspettiamo – ha aggiunto Sangiorgio – di accogliere giovani provenienti da molti percorsi formativi diversi. Ingegneri che hanno voglia di applicare all’agricoltura una soluzione tecnica innovativa, biologi che intendono mettere sul campo la propria esperienza scientifica, ma anche sociologi che pensano di aver trovato una via nuova per l’integrazione delle aziende con il territorio. Su questo aspetto puntiamo molto. Consigliamo, ad esempio, agli imprenditori di coinvolgere il più possibile gli anziani del luogo in modo che le loro conoscenze non vadano perse ma che, anzi, vengano messe al servizio del futuro sviluppo dell’agricoltura”.
Il progetto ha tra i promotori anche Alex Giordano, fondatore dell’agenzia Ninja marketing e docente di Societing e Social innovation presso lo Iulm. “Questa iniziativa – ha raccontato a Fieragricola Post – è anche la risposta al fenomeno della riscoperta della campagne da parte di tanti che stanno abbandonando la città per trovare una propria dimensione umana e lavorativa in agricoltura. A queste persone noi forniamo strumenti di marketing che possano metterli in condizione di essere competitivi sul mercato. Insegniamo loro, infatti, a sfruttare tutte le potenzialità delle nuove tecnologie in ambito 2.0”.
La fiducia degli organizzatori di Rural hub non viene comunque riposta in progetti senza basi, ma questi vengono avviati solo dopo uno studio di fattibilità. “I candidati che si propongono per essere ammessi al nostro programma – ha aggiunto Giordano – devono presentare la loro idea. Questa deve essere sostenibile sotto il punto di vista della autosufficienza economica, della compatibilità ambientale ma anche sotto l’aspetto dell’impatto sociale nell’area nella quale intendono operare. Tutto il lavoro deve basarsi sul semplice assunto che le aziende devono garantire la tipicità del prodotto creando buona economia e lavoro”.
Fonte: Osservatorio Fieragricola
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