L’Italia è un Paese difficile da mettere in ginocchio. Questo è il succo del Taleb-pensiero sul nostro Paese, che il matematico-filosofo-scrittore, autore di libri d’enorme successo come “Giocati dal caso”, “Il Cigno nero” e “Antifragile”, conosce assai bene, essendoci stato spesso.
Taleb ha citato il Sud Italia degli anni ’70 e quello odierno: lo trova enormemente migliorato, come tutto il Paese del resto. Specie se confrontato con, ad esempio, la vicina Francia che, secondo lui, negli ultimi decenni non è cambiata granché.
Nel corso di una breve chiacchierata, gli abbiamo ho fatto notare che qualche problema il Sud dell’Italia ce l’ha ancora, ma lui ha ribattuto tra il serio e il faceto che “voi italiani tendete a lamentarvi più di altri popoli: uno gira per l’Italia e vede un Paese che sta bene. I ristoranti sono sempre pieni.”
E il fatto che il tasso di crescita del PIL in Italia strisci da anni intorno allo zero per Taleb è solo una conferma che le metriche economiche classiche, come il PIL, siano imprecise, piene di errori di misura, inaffidabili.
Difficile dargli torto. Taleb sostiene infatti che “Come un medico esperto guarda in faccia il suo paziente e, anche senza aver visto gli esami, sa dire con buona probabilità se sta bene oppure no, così andando in giro per un Paese, osservando la gente e le città, se ne può capire lo stato di salute. Il punto è che in Italia c’è un’enorme economia sommersa non contabilizzata nelle misure ufficiali: l’economia italiana ha una salute migliore di quanto appaia dai numeri ufficiali.”
Ma dopo queste opinioni sull’economia, non provate a chiamarlo “economista”. S’offenderebbe. E non vuole essere chiamato “Professore” (benché lo sia stato, alla New York University Polytechnic School of Engineering, a Oxford e in altre università): dice che “gli unici che mi chiamavano professore erano i miei amici trader, per prendermi per i fondelli”.
Lui si autodefinisce un “Probability man”: che grandiosa definizione! Provo un’enorme stima per quest’uomo (tra l’altro, di persona è davvero simpaticissimo) la cui cultura storica, oltre che matematica e statistica, è vasta come un continente – se non avete ancora letto i suoi libri, fatelo.
Nel corso dell’incontro, discettando di che cosa è fragile e cosa è anti-fragile, Nassim Taleb è tornato sull’argomento Italia.
L’Italia? Altro che paese fragile: è anti-fragile
Da esperto di sistemi complessi (quali l’economia di un Paese o di un’area geografica, oppure il sistema finanziario), la sua opinione è che “più un Paese è piccolo e il suo governo decentrato, più è anti-fragile. Più è grande, più rischia di avere problemi. Pensate all’elefante e al ratto: se voi prendete un elefante e lo fate saltare dal palco di questo teatro probabilmente cadendo si romperà diverse ossa; se lanciate un ratto, non si farà nulla e correrà via facendosi beffe di voi.”
Alla prevedibile domanda dal pubblico se allora non sia meglio separare l’Italia in più aree, ha ribattuto subito “Ma perché? L’Italia nei fatti è già separata! Venezia è diversa da Torino, da Bologna e dal Sud Italia! L’unità è solo formale! Vi basta solo evitare che il Governo centrale a Roma mangi troppo denaro dei contribuenti, poi dovete dare più poteri ai Comuni e siete a posto.”
Insomma, secondo la tagliente visione di Taleb, ciò che conta è che il potere politico sia, nei fatti più che nella forma, decentralizzato e parcellizzato. In questo modo si ha quella stabilità politica che rende un Paese capace di resistere agli shock imprevisti. I grandi sistemi sono a rischio di tracollo.
A questo punto è arrivata ineluttabile dal (numeroso) pubblico la domanda sull’Unione Monetaria Europea: l’eurozona è un sistema sempre più grande, e dunque in linea di principio più fragile; è dunque destinato ad andare in frantumi come un bicchiere di cristallo?
E qui la risposta è stata (almeno per me) sorprendente. Nassim Taleb ha infatti argomentato che sì, il sistema “euro” è più grande e quindi potenzialmente più fragile, ma “probabilmente la sua salvezza è il principio di sussidiarietà presente nei trattati europei.” Tale principio, sancito nel Trattato di Maastricht, afferma che se un’entità giuridica (un Paese membro) è in grado di svolgere bene un compito, l’entità superiore (il Parlamento Europeo) non deve intervenire.
In breve: le decisioni devono essere prese il più possibile vicino ai cittadini. Questo, secondo Taleb, salvaguarda il principio di decentralizzazione e parcellizzazione del potere, che a sua volta dovrebbe mantenere robusto il sistema.
Quindi, forse, per Taleb l’eurozona non è destinata al fallimento certo. Di certo c’è che Nassim Taleb forse non ha oggi eguali nell’assomigliare agli antichi pensatori greci, grazie al suo punto di vista trasversale, provocatorio, arguto e anticonformista, capace di offrire spunti di riflessione mai banali.
Fonte: adviseonly.com – Autore: R_Zenti
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