Nella guerra al contante la vera vittima e’ la democrazia

Riportiamo un bellissimo articolo di Alessandro Rosanio su un tema che acquista ogni giorno maggiore importanza: come garantire le libertà personali in una società dove la moneta e’ esclusivamente elettronica?

Chi mi segue sa che amo iniziare i miei articoli economici (che temo possano apparire noiosi) con riferimenti alla storia, al cinema o alla letteratura.

In realtà l’economia non è un mondo a sé fatto di numeri, ma è semplicemente la scienza che stabilisce “chi deve avere cosa” e “chi deve pagare”.

Oggi voglio iniziare da un film del 1979, purtroppo poco conosciuto e invece estremamente attuale, molto più di quando uscì. Il titolo è “I viaggiatori della sera” ed è diretto e interpretato dal mitico Ugo Tognazzi.

E’ ambientato in un futuro prossimo in cui la società è retta da criteri di estrema efficienza e finisce per diventare un inferno in Terra. In questo mondo altamente burocratizzato, ogni aspetto della vita è regolamentato in modo da massimizzare l’utilità generale, azzerando però la libertà personale.

Ogni persona può svolgere solo il lavoro assegnatogli, può fare figli solo previa autorizzazione, ogni bene è razionato e distribuito mediante tessere.

Sono i “giovani” a governare. Non esiste più inquinamento, i problemi della sovrappopolazione, della disoccupazione, della distribuzione delle risorse sono risolti e non c’è più alcun crimine (addirittura nessuno dice più parolacce). Non c’è più politica, non c’è più famiglia, non c’è più credo, né religione. Non ci si può muovere se non dietro permesso. Non si possono più fare attività “inutili”.

Tutti sono come degli automi, del tutto inumani, e si conformano totalmente al credo razionale imposto dal “cervellone elettronico”. Per quei pochi che violano le regole, c’è l’“esercito di salute pubblica” a farle rispettare con la forza.

I protagonisti del film hanno 50 anni e in quel mondo sono considerati “anziani”. A quell’età tutti vengono trasferiti in “villaggi vacanza”, che sono dei lager di lusso. Tra gli “ospiti” vengono estratti ogni settimana i vincitori di una “crociera” con il gioco del mercante in fiera. Questi “fortunati” salgono la sera in uno yacht, che la mattina torna al villaggio vuoto…

Ecco come vengono risolti i problemi della “disoccupazione” e delle “pensioni”.

Nel villaggio vacanze tutti lo sanno, ma sono rassegnati. C’è chi semplicemente cerca di non pensarci e si distrae con rapporti sessuali in attesa della “soppressione”e chi cerca persino di trovare una giustificazione a quella follia (“In fondo non si poteva andare avanti in quel modo” e “Bisogna lasciare spazio ai giovani”).

Per fortuna pochi singoli ancora pensanti (tra cui alcuni giovani) si ribellano a quella società infernale. Se volete sapere il resto, vi consiglio di vedere il film…

La notizia reale a cui lego tutto questo è la cosiddetta “guerra al contante” che viene ossessivamente portata avanti in molti Paesi del mondo “occidentale”, soprattutto nell’Eurozona e altri Paesi le cui banche sono in serissima difficoltà.

L’ultimissimo esempio è l’economista tedesco Peter Bofinger che nello Spiegel adesso scrive che “il contante è un anacronismo che limita l’influenza delle banche centrali”.

Peter Bofinger è il consulente del governo tedesco che nel 2013 disse che bisognerebbe espropriare la ricchezza privata nei Paesi mediterranei per salvare le banche dai fallimenti.

Soppressione del contante ed esproprio della ricchezza privata, vedremo nell’articolo, sono collegate e i bersagli siamo noi!

Ecco perché questa “guerra al contante”, così inutile, così scomodo, così dannoso, non avviene nei Paesi in via di sviluppo, dove l’economia sta crescendo e i bilanci delle banche e dello Stato sono solidi…

Capisco che può sembrare un paragone eccessivo legare il “contante” alla “libertà personale”, ma vi assicuro che non è così.

Come nel film, non bisogna pensare al mondo com’è adesso, dove abbiamo ancora l’alternativa del contante (almeno fino a 1000€), ma al mondo dove l’alternativa tra moneta cartacea ed elettronica non ci sarà più. Soprattutto, bisogna pensare alla nostra vulnerabilità in un mondo così.

Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche per i cittadini e non sono io a dirlo, preso da fervida immaginazione, ma è la storia che ci ha già dato degli assaggi su come la proprietà privata e la libertà personale possono essere annientate da governi centralizzati e in difficoltà economica.

Ad esempio, in Moldavia, dopo l’indipendenza del 1992, i rubli russi furono sostituiti da “coupon” e poi si creò una nuova valuta, il “leo”. Il Paese era in bancarotta e il valore della valuta fu ridotto con un rapporto da 1 a 1000. Con gli stessi soldi con cui prima si poteva comprare un’automobile, il giorno dopo si poteva comprare una tanica di benzina. Può sembrare assurdo, ma basta chiedere ad un moldavo per capire cosa significò ritrovarsi senza nulla.

Solo chi aveva “beni reali” riuscì in parte a salvarsi da questo furto che ha distrutto i cittadini di un Paese in cui la qualità di vita era buona fino a pochi anni prima.

Ci viene ripetuto ossessivamente che una società senza contante renderebbe impossibile l’evasione fiscale, il terrorismo, la mafia, il traffico di droga, di minori e ogni altro male del mondo.

Ma è una bugia che è facile smentire. Per quello che riguarda mafiosi, terroristi e trafficanti, purtroppo sono persone talmente ben equipaggiate e preparate da disporre di mille risorse e prestanome per poter continuare a riciclare denaro anche senza contante.

Per quello che riguarda l’evasione fiscale, basta invece ricordare che è realizzata soprattutto mediante falso in bilancio e società estere, spesso in modo del tutto legale.

Persino un recentissimo studio della CGIA di Mestre ha riscontrato che c’è bassissima correlazione tra utilizzo di moneta contante ed evasione fiscale.

Va inoltre ricordato il paradosso per cui in Italia sia l’evasione fiscale che il falso in bilancio sono puniti con pene molto basse.

In realtà, una società senza contante porterebbe tre importantissime conseguenze.

La prima conseguenza è una benedizione per le banche, che guadagnano dalletransazioni da moneta elettronica e che possono tenere a garanzia una minore quantità di denaro (aumentando così i loro utili) se hanno una minore variabilità dei flussi di liquidità.Era la prima cosa che ci veniva insegnata all’esame di “Intermediari finanziari”.

La seconda conseguenza sarebbe la totale abolizione della privacy e annientamento dei mezzi di difesa civile. Con la sola moneta elettronica, ogni singolo consumo, ogni singola abitudine, ogni spostamento, interazione, sarebbero registrate.

Molti risponderebbero saccentemente “E allora? Io non ho nulla da nascondere. Tu sì?”.

A queste persone rifarei la stessa domanda facendoli mettere nei panni dei milioni di ebrei, zingari, omosessuali e altri individui considerati “inutili” nella Germania nazista. O magari agli ospiti dei gulag sovietici, cinesi o ai dissidenti dell’attuale Corea del Nord. Queste persone sono “fuorilegge”, ma avevano/hanno fatto qualcosa di male per trovarsi là?

Non sempre “legale” e “giusto” sono sinonimi ed è necessario che il primo non prenda il sopravvento sul secondo.

Ogni sistema in cui “pochi” hanno i mezzi per controllare e imporsi sui “tanti” necessariamente finisce per creare delle atrocità.

Una volta che una persona è privata di tutti i propri soldi (basterebbe un click se non esistesse contante) e si sa tutto di lui, questo individuo può essere facilmente reso innocuo da chi controlla il sistema, anche se magari non viola alcuna legge o non fa nulla di male. Non sono elucubrazioni, ma la storia (anche attuale) ci fornisce esempi concreti.

Come disse Thomas Jefferson: “Non sono gli individui a dover temere il governo, ma il governo a temere gli individui”. Ciò non è possibile se chi governa può controllare e bloccare con poco sforzo milioni di persone.

La terza conseguenza è quella di rendere estremamente facile il furto della proprietà ai cittadini. Potete chiamarlo “bail-in”, “tassa patrimoniale”, “esproprio”, ma la sostanza non cambia. Sempre per ricordare i miei corsi universitari, a “Diritto tributario” ci spiegavano che una tassa patrimoniale viene evitata non per una questione di scelta politica, quanto piuttosto perché è difficile quantificare il patrimonio di ciascuno (basti pensare a chi possiede quadri, oggetti di valore, contante, ecc.) ed è più facile applicare imposte sul reddito. Già in Italia dall’anno scorso è operativo il sistema “Scorpio” dell’Agenzia delle Entrate, che scheda il patrimonio di ogni cittadino: conti correnti, libretti, immobili, metalli preziosi, ecc.

Ogni movimento bancario, ogni spesa con carta di credito, ogni volta che vi chiedono il codice fiscale, la transazione viene registrata nel computer del Fisco.

Se poi il sistema automatico (“Redditometro”) ritiene che le spese registrate non sono “congrue” con le tasse che pagate, sarete voi a dover dimostrare che non è così (si chiama “inversione dell’onere della prova”).

Ma qui non si vuole semplicemente creare una banca dati per il controllo e di incrocio dei dati a fini di accertamento fiscale (che già esiste appunto), quanto piuttosto un sistema per “intrappolare” i nostri soldi.

Ricordiamo per un momento il quadro attuale: l’Italia e la maggior parte dei Paesi “ricchi” occidentali hanno debiti pubblici enormi, impossibili da ripagare con le attuali entrate fiscali, la maggior parte delle banche anche sono in gravissima difficoltà (basta leggere i bilanci) con debiti spaventosi e attivi di bilancio sempre più svalutati.

Molti fallimenti sono stati scongiurati (ad esempio, Monte dei Paschi di Siena) con enormi salvataggi pubblici, prestiti degli Stati e con un oceano di liquidità da parte delle banche centrali che hanno creato una quantità di moneta senza precedenti storici.

Non solo gli Stati stessi hanno debiti enormi che gli rendono impossibile salvare le grandi banche dal fallimento, ma anche le banche centrali hanno poco spazio di manovra. Infatti i tassi di interesse fissati dalla BCE sono a zero. Le banche centrali a questo punto hanno perso il loro unico mezzo per stimolare l’economia. Inoltre, questo mare di liquidità ha creato gravi anomalie nel sistema finanziario.

Nei mercati obbligazionari e nei depositi bancari siamo arrivati al paradosso dei “tassi di interesse negativi” per cui dobbiamo pagare noi la Germania, la Svizzera o la nostra banca super-indebitata per il “privilegio” di prestargli i nostri soldi (comprando i loro titoli pubblici o depositando i nostri risparmi da loro). Ad esempio, se oggi compriamo un Bund tedesco pagheremo più di quello che riceveremo tra capitale e interessi! In alcune banche tedesche ciò avviene e, di fatto, anche da noi dato che l’interesse sui depositi è minore dei bolli, imposte e spese.

Questa è pura follia.

In teoria, i tassi di interesse negativi non potrebbero esistere per il semplice fatto che qualunque individuo sano di mente se dovesse tenere in banca i propri soldi (prestandoglieli) e in più dovesse vederseli sottrarre, li ritirerebbe il giorno dopo, preferendo metterli in cassetta di sicurezza o sotto il materasso. Ovviamente un ritiro di massa farebbe sì che gli istituti di credito falliscano subito, perché in realtà quasi tutte le banche hanno a disposizione una minima parte dei soldi dei depositanti. Si chiama “liquidity ratio” o “indice minimo di riserva”. Nell’Area Euro il minimo imposto è di appena l’ 1% (ridotto nel 2012 dal precedente 2%). In Paesi che noi reputiamo “arretrati” sono molto più alti: ad esempio in Cina è il 18,5% e in Brasile il 20%.

Sono state create le “assicurazioni sui depositi bancari”, proprio per scongiurare il rischio di “fuga agli sportelli”, ma anche queste assicurazioni obbligatorie hanno a disposizione una piccola parte dei depositi assicurati in realtà.

In questo quadro, entra in gioco il contante. Immaginate che non esista più…

Chi impedirebbe alla BCE o al governo (su ordine di Bruxelles) di imporre tassi negativi ad esempio del 10% annuo o magari tasse patrimoniali per salvare le banche?

Già a Cipro i soldi dei depositanti sono stati espropriati e congelati per salvare le banche, che avevano speculato per anni in modo del tutto irresponsabile, distribuendo milioni di euro ai loro dirigenti

Basterebbe un click per togliere tutti i risparmi a milioni di cittadini (per il “bene comune” deciso per noi da quale burocrate non eletto a Bruxelles o Francoforte), soldi guadagnati legalmente e risparmiati da persone comuni.

In un mondo con il contante sicuramente sarebbe più difficile e costoso farlo, perché ci sarebbe una fuga agli sportelli bancari.

Lo sanno bene i greci che da mesi stanno ritirando miliardi di euro dai bancomat e dove già si parla di “controlli sui capitali” e in questi giorni è stata applicata una “tasse sul prelievo di contante” (come quella proposta dal governo italiano pochi mesi fa e poi smentita poche ore dopo).

A Cipro furono congelati i conti correnti nel weekend per impedire prelievi, ma se lo si facesse in Grecia si creerebbe un precedente che a Bruxelles fa paura in questo contesto di euroscetticismo, per cui da mesi la BCE sta prestando alle banche greche miliardi per poter far fronte a questa emorragia di liquidità.

Non fatevi imbambolare quando parlano di “tasse patrimoniali per far pagare i ricchi”. I ricchi veri hanno i mezzi e le conoscenze per spostare la propria residenza fiscale e i propri soldi in tutto il mondo in giurisdizioni più sicure e tranquille.

La maggior parte dei risparmi degli italiani (4330 miliardi di euro) appartiene a cittadini medi come noi. E questa bella cifra fa gola a governi e banche piene di debiti.

Alla fine l’economia si riduce sempre a questo: “la scienza che stabilisce chi paga”.

Se non vogliamo essere sempre noi gli “agnelli sacrificali”da immolare per rimediare agli errori di chi non paga mai (dirigenti bancari, politici, ecc.), dobbiamo difendere i pochi mezzi che abbiamo per tutelare i nostri diritti e la nostra proprietà. Il contante e ogni mezzo che funge da riserva di valore sono tra questi mezzi di auto-difesa da furti e abusi.

Ecco perché le banconote che abbiamo nel portafogli sono molto più importanti per la nostra libertà di quanto pensiamo.

 

Articolo di Alessandro Rosanio, ripreso dal sito newspedia.it