“Nessuno aiuterà mai l’Italia a risalire dal declino industriale che ha pervicacemente, volontariamente, diligentemente perseguito dagli inizi degli anni ottanta”.
“Mentre in Italia l’espressione politica industriale era al limite del penalmente sanzionabile, i governi di Germania Francia e Olanda difendevano con forza la propria struttura industriale”.
“Non esiste alcuna politica industriale europea, sono i singoli Stati che svolgono questo ruolo, in un regime più concorrenziale che cooperativo rispetto ai partner europei”.
Intervenuto all’incontro promosso dallo IAI (Istituto Affari Internazionali) per la presentazione del “Global Outlook” sulla competitività in Europa, Alessandro Pansa, AD di Finmeccanica, non ha usato giri di parole ed ha descritto, quasi con brutalità, una realtà con alcune luci, ma soprattutto molte ombre.
Se infatti fino alla fine degli anni ottanta il nostro Paese poteva vantare un sistema industriale e produttivo ai primissimi posti a livello mondiale, l’incomprensibile scelta di rinunciare a difendere e promuovere la nostra industria, nella vana illusione che la politica industriale l’avrebbe fatta l’Europa, ci ha portato a perdere posizioni con velocità crescente.
Ma nel suo intervento, che riportiamo integralmente, Pansa ha anche lanciato un allarme sugli investimenti in tecnologia e innovazione. In nessun altro Paese europeo, infatti, gli investimenti sono così concentrati su un’unica azienda. La maggiore azienda tedesca, per fare un esempio, assorbe appena il 2% degli investimenti del settore, mentre su Finmeccanica si concentra il 12% delle risorse. Questo per usare le parole di Pansa “fa tremare le vene e i polsi” in quanto un’eventuale scalata alla società significherebbe privarsi dell’azienda che ha assorbito per decenni una fetta estremamente significativa dei nostri investimenti tecnologici.
Infine l’AD di Finmeccanica ha sottolineato come l’Europa abbia perso la sfida del lavoro e del capitale, spostatosi con la globalizzazione verso i Paesi con mano d’opera a basso costo. E’ vero che l’Europa mantiene ancora, nei confronti di questi Paesi ,un gap tecnologico ma esso si sta riducendo di anno in anno, con l’unica eccezione della Germania che, grazie alla sua vigorosa politica industriale e a una politica monetaria astuta, mantiene e rafforza le sue posizioni.
Articolo di Arnaldo Viangeli, pubblicato su lafinanzasulweb.it
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