Norvegia e Svezia un porto sicuro per gli investimenti

I due paesi che ormai hanno ottenuto lo status di “pilastri europei” negli investimenti sono la Norvegia e la Svezia: questo perché il rischio paese è minimo, le valute sono forti e i credit default swap (CDS) sono i più bassi al mondo. Ma tutto ciò li rende veramente sicuri?

Cerchiamo di arrivare ad una risposta.

Secondo le indicazioni dei mercati, il Nord Europa è attualmente un “porto sicuro” per effettuare investimenti e questo è evidente guardando le rendite dei bond in questi ultimi mesi. Per intenderci, facciamo un esempio concreto: i titoli del debito emessi dalla Norvegia offrono un tasso dell’1,92%, solo 13 punti base in più rispetto a quanto rende il Bund tedesco (1,79%) considerato fino ad oggi uno dei paesi a basso rischio dell’Unione europea. Ma se osserviamo la valutazione del rischio che danno i mercati, si deduce che la Germania non è l’unico paese sicuro in Europa: infatti perde anche il duello con la Danimarca (che paga sui 10 anni un rendimento dell’1,71%) altro Paese dell’asse scandinavo.

Anche i dati che arrivano dal Forex ci dicono che sia la corona norvegese che quella svedese hanno guadagnato punti percentuali sull’Euro.Quindi la crisi dei debiti dell’Eurozona sembra non aver contagiato la Scandinavia dal punto di vista finanziario. Ma non diamo per scontato che questi paesi siamo privi di rischio. Infatti, resta il fatto che si tratta, dal punto di vista finanziario, di mercati scarsamente liquidi e quindi soggetti a potenziali fattori destabilizzanti. In media gli scambi giornalieri sulla corona norvegese  sono pari ai 50 miliardi di dollari, l’1,3% degli scambi valutari. Mentre la corona svedese occupa una fetta globale del 2,2% pari a scambi medi giornalieri per 83,5 miliardi di dollari.

Anche dal lato della liquidità sul mercato obbligazionario dei titoli di stato, i paesi scandinavi sono un mercato piccolo: in numeri è un mercato da 550 miliardi di corone in Norvegia e da 200 miliardi in Svezia.

Inoltre, secondo quanto affermato da R. Shiller, il co-creatore dell’indice immobiliare statunitense S&P/Case-Shiller, i due Paesi nordici sono a rischio di bolle speculative immobiliari che potrebbero danneggiare fortemente le loro economie.

Quindi per poter dare una risposta alla domanda iniziale, affronteremo in dettaglio la situazione di questi due paesi scandinavi importanti dal punto di vista economico/finanziario.

 Un’ occhio alla Svezia

La Svezia fin dall’inizio della crisi finanziaria, è stato il primo paese europeo ad attivare un programma di stimolo non appena sono nate le preoccupazioni di un rallentamento economico. Nelle ultime settimane il governo ha dichiarato che avrebbe speso 23 miliardi di corone (3,5 miliardi di dollari) per spingere la crescita e poter investire di più nel caso la recessione divenisse più dura.

La manovra della Svezia, anch’esso come la Norvegia un paese con tripla A, che dipende in grande parte dall’economia globale per le sue esportazioni, potrebbe far pressioni sulla Germania e sull’Inghilterra  perché considerino la possibilità di una soluzione simile. La Svezia taglierà le tasse sulle imprese dal 26,3% al 22% nel bilancio del prossimo anno, e ha accennato alla possibilità di tagli ulteriori. Cercherà anche di investire 100 miliardi di corone tra il 2014 e il 2025 in infrastrutture e progetti. Il rapporto debito/Pil svedese è letteralmente diminuito, secondo quanto riporta Eurostat, da più dell’80% al 37,2% all’inizio di quest’anno.

Però nonostante questa premessa la Svezia può essere considerata un paese rifugio?

Facciamo alcune considerazioni. La crisi dei debiti dell’Eurozona colpisce due volte la Svezia:

  1. Il primo fattore arriva dall’economia reale perché le incertezze dell’Eurozona stanno rallentando la domanda di prodotti provenienti dalla Svezia, economia che si regge per il 50% proprio sulle esportazioni.
  2. Il secondo arriva dalla finanza. Il ridimensionamento degli spread tra i titoli dei Paesi periferici e il rispettivo Bund tedesco, sta allentando il bisogno degli investitori a rifugiarsi nei Paesi a Tripla A.

Inoltre c’è da tener conto del recentissimo sorpasso della Germania. Infatti se si confrontano i rendimenti dei bond a 10 anni negli ultimi tre mesi si evidenzia un sorpasso  netto del Bund tedesco. A dicembre i bond a 10 anni di Stoccolma pagavano 42 punti base in meno rispetto al Bund tedesco. Oggi invece hanno perso questo vantaggio e risultano più cari di 10 punti , fattore che delinea un’altissima volatilità, se si considera che stiamo parlando di Paesi a Tripla A, da tempo porti sicuri per gli investitori di tutto il mondo.

L’andamento dei mercati finanziari non è casuale. Il governatore della Banca centrale svedese, Stefan Ingves, ha indicato che nell’ultimo trimestre l’economia svedese è arretrata dell’1,1%. Una brutta battuta d’arresto se si considera che nel 2010 ha viaggiato al ritmo più alto fra i Paesi dell’Unione europea. La stima per il 2012 è stata ridotta a un +0,7% contro il precedente 1,3% e il 3,5% della vicina Norvegia.

Come annunciato in precedenza, il rallentamento del ciclo economico nell’Eurozona ha portato ad un calo delle esportazioni. Infatti la metà del Pil della Svezia (pari circa a 500 miliardi di dollari l’anno) proviene proprio dall’export. Il calo dell’export innesca a cascata un calo delle entrate fiscali. Calo che spingerà quest’anno il governo a aumentare il ricorso all’emissioni di bond governativi. Il 6 marzo l’Ufficio del debito svedese ha comunicato che quest’anno aumenterà del 43% l’emissione di titoli: il che, presumibilmente, dovrebbe contribuire a tenere più alti i rendimenti rispetto ai Bund.

 

Autore: Daniela Parisi, articolo ripreso dal sito beta-factor.it