Procedente la Südtiroler Volksbank, Banca Popolare dell’Alto Adige, di Bolzano si terrà il 28 febbraio a Udine una sessione di vendita, dopo l’udienza dell’11 maggio 2012, riguardante un immobile di notevoli dimensioni situato nel comune di Colloredo di Monte Albano in provincia di Udine.
L’immobile, di origine rurale, è da tempo adibito ad agriturismo ed attività di affittacamere. Consta del corpo centrale su più piani con ali laterali, annessi e pertinenze per un ente urbano computato nella misura di 3.240 mq, oltre a terreno annesso esteso su 2.540 mq, 2.450 dei quali adibiti a vigneto. Fanno parte della procedura terreni agricoli annessi per ulteriori 16.420 mq in gran parte coltivati a vigneto.
Il complesso agrituristico, sul quale possono essere ottenute ulteriori informazioni tecniche e finanziarie contattando Kryptos Life&Water, compilando l’apposito form presente sul sito kryptoslife.com, è situato tra le colline dell’anfiteatro morenico in una splendida posizione panoramica e, se opportunamente gestito, può tornare ad accogliere numerosi ospiti con tutta la generosità e la discrezione tipiche dell’ospitalità friulana, a partire dall’eccellenza gastronomica che comprende squisiti vini locali: merlot, tocai e verduzzo di propria produzione.
Pur considerando che la base richiesta, che può essere oggetto di trattativa a saldo e stralcio, è inferiore a 500.000 Euro, trattasi di un investimento importante e particolare. Suscettibile di notevoli sviluppi per le ragioni legate alle particolarità del territorio ed al suo flusso di visitatori collocabili in un target medio alto come potrà constatare chi leggerà il seguito di questo articolo.
Colloredo di Monte Albano è un comune di 2.232 abitanti adagiato tra le colline moreniche del Friuli ad un’altitudine di 235 m slm ed esteso su una superficie di 21,75 kmq. Si trova a una decina di chilometri a Nord di Udine. Le comunicazioni, in questo luogo da vivere tra morbide colline, un’ospitalità da conoscere ed eventi culturali d’eccezione, sono garantite dall’autostrada A23 e dalla stazione ferroviaria di Tricesimo, posta a circa 6 km dall’abitato, lungo la linea internazionale Pontebbana Udine-Tarvisio-Vienna.
La serie di alture e di ampi solchi che si alternano scandiscono un paesaggio di grande fascino e suggestione che si estende dal cerchio delle montagne incombenti alla pianura estesa a sud, punteggiata dai numerosi castelli che fanno corona all’abitato. Colloredo è parte della Comunità Collinare con Osoppo, Buja, Forgaria, Ragogna, S. Daniele, Majano, Treppo Grande, Cassacco, Moruzzo, Rive D’Arcano, Dignano, Flaibano, Coseano, S. Vito di Fagagna, Fagagna e comprende la parte centrale dell’anfiteatro morenico, esteso fra il monte Ragogna e le colline di Tarcento.
A Colloredo, dove ha sede la storica casa editrice Del Bianco Editore, gli abitanti, oltre all’italiano, parlano il friulano centro-orientale, variante della lingua friulana come sancito dalla Legge Regionale 29 del 18.12.2007: Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana, con la quale la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia stabilì le denominazioni ufficiali in friulano standard e in friulano locale dei comuni in cui effettivamente si parla il friulano.
Le prime frammentarie notizie su Colloredo risalgono all’anno Mille ma fu a partire dall’XI Secolo – quando il luodo divenne feudo dei visconti di Mels che ne furono investiti dai conti del Tirolo – che si hanno documenti attendibili. I Mels furono in lotta con il patriarca di Aquileia, con i conti di Gorizia e con altre famiglie feudali, tra cui i Caminesi, i Savorgnan, i Torriani sino all’anno 1420, quando il paese e l’intero Friuli furono annessi alla Repubblica di Venezia.
La cittadina è sede di una vivacissima attività culturale, a partire dal locale teatro. Con altri comuni del territorio è custode della memoria di un’antica tradizione pagano-sciamanica, quella dei benandanti, espressione legata ad un culto contadino basato sulla fertilità della terra diffuso in Friuli tra il XVI e il XVII secolo. Trattavasi di piccole congreghe che si adoperavano per la protezione dei villaggi e del raccolto dei campi dall’intervento malefico delle streghe. Il fenomeno, discendente da antiche tradizioni pagane contadine diffuse nel Centro-Nord Europa presso popolazioni germaniche, rappresentate dalla mitica figura della Frau Holle, slave ed ungheresi,giunse nelle regioni nord-orientali dell’Italia estendendosi in Istria e Dalmazia e sino Vicenza e Verona. E’ infatti nato a Colloredo il romanzo in musica Res Solaris, il ritorno dei Benandanti, scritto e musicato da Raul Lovisoni con l’introduzione curata da Franco Battiato.
Punto di riferimento del tessuto urbano e con tutta probabilità dimora del genius loci è il castello: fu uno dei più sontuosi del Friuli e le sue vicende sono legate alla famiglia dei Colloredo, discendenti dai Mels che ne iniziarono la costruzione nel 1302 con l’autorizzazione del patriarca di Aquileia. Nel 1511 fu saccheggiato durante una rivolta contadina ma nel corso dei secoli successivi fu ampliato più volte, ed una parte di esso appartenne ai Nievo: la nonna materna dello scrittore padovano Ippolito Nievo era infatti la contessa friulana Ippolita di Colloredo Mels.
Ippolito Nievo vi abitò durante l’infanzia, quando il padre viene trasferito alla pretura di Udine; vi tornò stabilmente nel 1855 deluso dalla situazione politica italiana, dedicandosi intensamente all’attività letteraria e dando vita a quello che fu il suo capolavoro, Le confessioni d’un italiano, tanto è vero che la cucina del castello è quella descritta nelle Confessioni.
Il castello di Colloredo è oggi sede di importanti manifestazioni musicali e del Festival Biennale Internazionale di Cortometraggi, manifestazione culturale di ottimo rilievo giunta il 18 e 19 ottobre dello scorso anno alla sua terza edizione intitolata D’incanto l’incanto, vinta dal film Intercambio di Antonello Novellino e Antonio Quintanilla, un’immagine del quale apre il presente scritto.
Architetti famosi hanno operato a Colloredo, parzialmente oggetto di ricostruzione dopo il terremoto del maggio 1976, realizzandovi opere di particolare pregio.
Ma non è finita: Terra per produrre e tempo per preparare è il motto della Mont’Albano, casa vinicola locale che ha dato vita nel 1985 ad uno dei primi vini biologici italiani, individuando già all’epoca in questo tipo di agricoltura la chiave per connotare l’identità vitivinicola del territorio all’insegna del rispetto, operando lungo tutta la filiera con rigorosi disciplinari di qualità.
Dall’anno 2008 Mont’Albano rappresenta la punta di diamante della casa vinicola Sartori, che aveva sperimentato con successo insieme alla cantina di Colognola alcune varietà bio tipiche dell’area veronese.
ACS
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.