Parlare di credito alle PMI e’ troppo generico se non si valuta la dimensione delle imprese

E’ difficile reperire nelle statistiche pubblicate dalla Banca Centrale una disaggregazione dei dati sul credito alle imprese che possa distinguere l’andamento nei vari segmenti dimensionali, le micro-imprese, le piccole e le medie (tutte insieme sono PMI) da quello delle grandi imprese.

I dati esistono, ma non vengono mostrati se non in qualche occasione o studio come, ad esempio, quanto pubblicato recentemente nel rapporto dell’OECD Financing SMEs and Entrepreneurs 2013: An OECD Scoreboard in cui qualcosa è possibile vedere. Avere questa trasparenza è anche utile per affrontare serenamente un dibattito che si è acceso (e che viene acceso strumentalmente da qualche associazione) sul credito alle piccole imprese.

Primo passaggio è la conta delle imprese, rappresentata nel grafico sottostante basato sui dati ISTAT contenuti nel rapporto.

In Italia sono attive più di 3,8 milioni di imprese, delle quali 3,67 milioni sono micro, fino a 9 dipendenti, ma attenzione questo numero comprende anche le partite IVA mono dipendente. Il vero numero delle vere imprese e micro-imprese (società di persone e di capitali) dovrebbe essere intorno a 1,5 milioni.  Poi si scende a quasi 150.000 piccole imprese (da 9 a 50 dipendenti) e solo 19.000 medie imprese. Le grandi imprese sono 3.200 pari allo 0,1% del totale. Quindi l’Italia può contare su 22.000 imprese già cresciute e strutturate e su un blocco di altre 150.000 che potrebbero varcare certe soglie dimensionali.

Quando si parla di credito sono le 3.200 grandi imprese che fanno la parte del leone, consumando l’82% del credito concesso dal sistema bancario mentre a tutto l’insieme di micro, piccole e medie resta il 18%, un dato abbastanza stabile nel periodo 2007-2011. E poi 200 miliardi alle MPMI divisi su 3,8 milioni di soggetti equivalgono a una media di circa 50.000 euro di finanziamento per ogni impresa, mentre la media per i 3.200 grandi debitori è pari a 280 milioni di euro di credito per ciascun nominativo.

Quindi il piatto di cui si sta discutendo aspramente quando si tratta di credito alle PMI è di circa 200 miliardi, che come si può notare sono leggermente cresciuti nel periodo 2007-2011, e sono poi calati nel periodo 2012-2013. Tuttavia anche nel periodo esaminato dall’OCSE il credito alle PMI è cresciuto su base aggregata dello 1,68% all’anno, mentre quello alle grandi imprese del 2,75%, negando una tesi che ogni tanto emerge che le banche abbiano preferito sostenere le imprese più piccole rispetto alle grandi, le quali almeno sulla carta avrebbero sbocchi alternativi sui mercati dei capitali per reperire mezzi finanziari.

Sempre in termini numerici, per quanto riguarda gli interventi del governo, se le garanzie rilasciate dal Fondo di Garanzia del Ministero dello Sviluppo portassero effettivamente alle PMI nuovo credito per 20 miliardi come auspicato dal ministro, allora parleremmo del 10% di aumento. In realtà i miliardi di credito erogati sono stati più vicini ai 7 che non ai 20 e si tratta in larga misura di credito di sostituzione, cioè credito già erogato che viene riconfermato o modificato solo grazie alla presenza della garanzia. Anche questo spiega perché in aggregato non si vedono crescite ma continua riduzione del credito.

Autore: Fabio Bolognini – sito: linkerblog.biz