Portiamo un pezzo di Silicon Valley in Italia (sopratutto adesso che devono scappare dalla California)

Fare la Silicon Valley in Italia è pura follia. Portarne un pezzo qui invece è fattibilissimo.

E’ questo il messaggio che 52 imprenditori italiani in Silicon Valley hanno voluto lasciare al primo ministro Matteo Renzi dopo la sua visita al tempio mondiale dell’innovazione. Un’analisi dettagliata sulle origini della Silicon Valley, sui capitali umani e finanziari che l’hanno fatta crescere, sulle idee che ne hanno fatto la grandezza, sul ruolo degli angel, degli investitori che giustifica poi le exit a sei (e più) cifre. «Ma sperare che in Italia possa nascere the next big thing» che possa competere con Google e Apple «è pura follia». Che fare allora?

Simone Brunozzi, startupper e imprenditore italiano a San Francisco, è il primo firmatario del documento consegnato al premier, propone 4 strategie al Governo italiano in grado di creare ricchezza. Subito. Senza aspettare che anche da noi nasca il prossimo Twitter. Ma portando Twitter da noi.

1. L’outsoucing

Attrarre le menti più brillanti della Silicon Valley. Sembra impossibile, ma si può fare. «I talenti che hanno già ottenuto successo negli Usa oggi sono molto attratti dall’Europa» si legge nel documento. E l’Italia in particolare è già ricca di talento ingegneristico in grado di invogliarli a creare succursali qui da noi.

Come convivere un’impresa a venire in Italia? Uno. Visto di lavoro immediato a chi investe da noi almeno 100mila euro. Due. Nessuno svantaggio fiscale a chi viene in Italia dagli Usa. Tre. Dare tutte informazioni necessarie su lavoro, fisco, supporto in lingua inglese e percorso veloce per lanciare un business. Quarto. Convincere degli imprenditori famosi a fare da apripista. Quinto. Portare in Italia anche dei Venture capitalist convincendoli a destinare 200-300 milioni in investimenti in Italia.
E poi la qualità della vita, da non sottovalutare. Noi offriremmo ingegneri all’avanguardia in un Paese che è ancora tra i più desiderati al mondo. E questa è un’arma da sfruttare.

2. Sconti fiscali per le Big Company

Agevolazioni fiscali. Progressive. Ovvero, più posti di lavoro si portano in Italia meno tasse si pagano a partire dai 5mila posti di lavoro creati. E fornire facilmente un visto di 5 anni ai cittadini statunitensi delle aziende che verranno ad investire qui. Quanti posti di lavoro ci porterebbe questa iniziativa? «Tra i 20mila e i 40mila, pagati con soldi americani». Cioè attrarre capitali nell’ordine di 3 miliardi e al tempo stesso creare terreno fertile.

3. Bitcoin

Che è oggi paragonabile all’Internet degli albori. Dare una struttura legale e fiscale a bitcoin farebbe la fortuna di qualsiasi nazione. «Ma bisognerà scontrarsi con i poteri costituiti, le banche e le Poste.

4. Normativa friendly per tecnologie innovative

Come per i droni. Facilitarne il quadro normativo, permettere loro di volare nei cieli italiani. Permettere la guida delle Autonomous car. E tutti gli altri settori di innovazione nei trasporti che potrebbero vedere nellitalia un test bed per testare le tecnologie innovative.

Insomma, se non si può fare la Silicon Valley, portiamola qui. Almeno qualche pezzo, atomi di innovazione made in Usa che potrebbero attecchire in Italia. «Potremmo finalmente avere un piano industriale degno di questo nome» scrive Brunozzi, «Ispirato sì alla Silicon Valley ma disegnato considerando l’Italia di oggi e le sue potenzialità».

Articolo ripreso dal Blog di startupitalia.eu