Aggiornamento Novembre 2015: tutta l’operazione e’ andata in frantumi a causa del fallimento di TrustBuddy!
Per volare alto bisogna guardare oltre i confini italiani, sia in termini di mercato di riferimento sia per la raccolta di fondi. Michele Novelli, fondatore e Ceo di Prestiamoci, non è il primo a dirlo e non sarà sicuramente l’ultimo.
Ma lo fa, questa volta, con la mano ancora calda dopo la stretta di TrustBuddy. Una stretta da 5,3 milioni di euro: tanto hanno sborsato gli svedesi per rilevare la startup fintech nostrana attiva nel campo dei prestiti fra privati.
“Tre delle più importanti piattaforme del mondo ci avevano contattato, TrustBuddy è stata più veloce e incisiva e il loro modello è complementare al nostro”, spiega Novelli. Il risultato arriva a pochi mesi dal rilancio della piattaforma (che avevamo raccontato qui) “durante i quali siamo arrivati a 20-30 prestiti erogati al mese per una cifra fra i100mila e i 150mila euro”.
A ingolosire TrustBuddy, società quotata alla Borsa di Stoccolma, è stata la possibilità di ampliare il suo raggio d’azione attraverso le acquisizione di Prestiamoci e dell’olandese Geldvoorelkaar, avvenute contestualmente. Gli svedesi “viaggiano a quota 300mila clienti e 70mila prestiti all’anno nel campo dei cosiddetti short-term loans, i prestiti di entità ridotta da restituire in meno di un anno”. “In Italia”, spiega Novelli, “non c’è mercato, mentre nei paesi del Nord sono molto sviluppati”.
Per guardare al resto del mondo, con l’obiettivo dichiarato di diventare punto di riferimento globale del peer-to-peer landing, TrustBuddy ha bisogno dei prestiti per le piccole aziende degli olandesi e di quelli a lungo termine della startup italiana. Durante il prossimo anni i tre servizi saranno integrati in un’unica piattaforma. Prestiamoci “per ora continuerà a lavorare dall’Italia e in Italia con il suo marchio, più avanti vedremo”.
Di sicuro c’è che la strategia di Novelli di guardare oltre i nostri confini ha pagato, nel vero senso della parola: “Se mi fossi limitato all’Italia sarebbe stato complesso. I capitali disponibili sono pochi e guardano in altre direzioni, con un’eccessiva concentrazione sul modello di business. Questo è un mercato in grande crescita e ha bisogno di 20 milioni di euro per esplodere”. Dalla Svezia ne sono arrivati più di 5. E il sogno di conquistare il mondo intero.
Articolo ripreso dal blog su startupitalia.eu