Sempre dal Tea Party Italia, una interessante proposta per emendare la nostra Costituzione e cercare una soluzione all’impellente problema del debito pubblico italiano
Il debito pubblico americano ha ormai superato i 14 mila miliardi di dollari. Questa montagna di soldi rappresenta il limite oltre il quale il Governo non ha più il potere legale di indebitarsi. Tuttavia, la prossima settimana, il Congresso degli Stati Uniti approverà l’innalzamento del tetto oltre gli attuali 14,2 trilioni di dollari. L’esito favorevole alle richieste del Presidente Obama è la conseguenza più probabile di un accordo politico tra democratici e repubblicani. La prossima settimana verrà quindi rivista la delega all’indebitamento federale dopo la più recente modifica del 12 febbraio 2010. Sono infatti passati appena 17 mesi dall’ultimo innalzamento del tetto del debito pubblico.
A nostro avviso la questione assume un rilievo ancora più significativo se si guarda alla crescita dello stock di debito piuttosto che al suo valore assoluto. Questo infatti deve essere coerentemente messo in relazione al valore dell’economia statunitense. Diamo allora uno sguardo alla dinamica dello stock di debito negli ultimi anni. Alla fine del 2000 il debito totale della pubblica amministrazione americana ammontava a circa 5,5 trilioni di dollari. Alla fine del 2009 lo stock era salito oltre gli 11 trilioni di dollari. Oggi l’amministrazione Obama non riesce a contenere l’indebitamento al di sotto della soglia dei 14,2 trilioni di dollari. In sostanza, nell’arco di 11 anni, il debito pubblico americano è cresciuto di circa il 260 per cento. Se vogliamo confrontare l’incidenza del debito sull’economia, possiamo usare come indicatore il semplice rapporto tra stock di debito e PIL. Ebbene nello stesso periodo 2000 – 2011 il rapporto tra debito e PIL è passato dal 60 al 95 per cento.
Di fronte a queste cifre impietose la prima riflessione che dobbiamo fare riguarda ovviamente l’incapacità del governo di Washington di controllare le proprie spese. Questo è avvenuto purtroppo indipendentemente dal colore politico del presidente di turno. Le voci di spesa che hanno pesato maggiormente sull’esplosione del debito americano sono essenzialmente 3: spese militari, spese per il welfare, spese per il “salvataggio” dell’economia dopo la crisi del 2008. Una seconda importante considerazione che vorremmo portare all’attenzione dei nostri lettori è il rapporto legale tra governo e spesa pubblica negli Stati Uniti. La Costituzione infatti riconosce al solo Congresso la capacità di indebitarsi per far fronte alle spese dello Stato. Il Congresso delega poi il Governo ad attuare le operazioni di finanziamento necessarie. Tale delega, in fine, è soggetta ad un limite quantitativo da negoziare tra le due parti.
In Italia la nostra Costituzione non prevede alcun articolo che limiti la spesa pubblica. Non c’è alcun riferimento alla necessità di un bilancio statale sano. Al contrario, la Costituzione del 1948 istituisce lo Stato sociale che noi ben conosciamo (quello da 800 miliardi di euro di spesa annua). Vogliamo cominciare a tirare le somme di fronte alle vicende appena descritte che hanno come protagonista i debiti pubblici? Tea Party Italia si fa promotrice di 2 leggi costituzionali. La prima deve introdurre un limite quantitativo al debito (quello da 1.900 miliardi di euro), un tetto in stile americano. La seconda deve imporre il pareggio di bilancio al nostro Governo.
Il ministro Tremonti ha presentato la recente manovra finanziaria come necessaria all’”obiettivo etico” del pareggio di bilancio per il 2014. Tea Party Italia non si illude che questo obiettivo venga raggiunto e diffida i lettori a credere alla bontà della manovra. Tuttavia lo spirito con cui Tremonti ha affrontato questo argomento ci ha sorpreso e in parte soddisfatto. L’eticità del pareggio di bilancio è una questione che sta alla base del patto sociale tra generazioni su cui si fonda la nostra società. Questo patto non può essere tradito da una generazione che ha vissuto o vive al di sopra delle proprie possibilità. La nostra generazione non può più accettare il proseguimento di uno Stato sprecone e ininterrottamente debitore.