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Il QE crea aziende zombie
L’Economist ne ha parlato recentemente: le aziende zombie sono tra di noi e rimarranno a lungo perché i tassi di interesse non sono cert destinati a salire rapidamente.
Ecco cosa scrive il noto settimanale inglese: “Con l’inflazione a zero i tassi d’interesse possono essere mantenuti bassi e quindi il costo del debito è gestibile almeno per un po’. Inoltre le banche, sotto la pesante influenza dei governi, sono poco propense ad affrontare il problema dei prestiti in sofferenza alle imprese, perché c’è il rischio che chiudano le fabbriche.
Così la situazione si perpetua e i cattivi debiti continuano a passare di mano, creando imprese e industrie zombie. L’eccesso di capacità produttiva spinge al ribasso i prezzi di fabbrica, con effetti negativi sui profitti e sugli investimenti. Il capitale è intrappolato in imprese e settori poco dinamici …”
Il termine sembra quanto mai azzeccato, considerando l’immagine restituitaci dalla cinematografia di esseri “privi di volontà” interessati solo alla loro sopravvivenza perseguita in modalità ingenue e disperate.
Oggi i meccanismi di QE, adottati ormai da quasi tutte le banche centrali, sembrano avere come effetto collaterale la creazione di questi morti viventi che assorbono risorse, sottraendole a volte a chi ha buona possibilità di vivere o tornare ad uno status di prosperità normale (perchè le aziende, di norma, dovrebbero creare prosperità e non problemi per la collettività).
Inoltre quando queste si interromperanno, come pare prossimo negli USA, molti “zombi”, che sopravvivevano proprio grazie ad esse, cesseranno di esistere generando una nuova crisi (chiusure aziende, licenziamenti, calo consumi, ecc.).
Cosa fare allora?
Il Quantitative Easing, in questa ottica, sembra essere iniziativa necessaria ma assolutamente non sufficiente. Il problema delle aziende “zombie” è dunque reale e molto più grave e fondamentale di un fastidioso effetto collaterale.
Non esiste, con buona pace degli economisti, una soluzione “macro” per affrontarlo. E’ un problema che deve essere affrontato dal basso, a livello di ogni singola impresa e con una conoscenza di riferimento che non è l’economia e la politica monetaria, che non si occupano di impresa nè di imprenditorialità, ma la Corporate Strategy.
E’ allora opportuno aggiungere, proprio da parte dei regolamentatori e altri attori di sistema, delle iniziative straordinarie per evitare che il il capitale rimanga “intrappolato in imprese e settori poco dinamici” come afferma l’Economist.
Le imprese zombie sono quelle che non hanno autonoma capacità finanziaria, nè per gli investimenti, che potrebbero trasformarle rendendole generatrici di cassa, nè per le esigenze correnti. Allora il modo per riconoscerle è verificare, a fronte delle loro continue richieste di finanza di sopravvivenza, se hanno tali progetti di profonda trasformazione.
Ma non basta. Tali progetti devono infatti essere di qualità e non una “foglia di fico” per giustificare la vergogna di non essere autonomi finanziariamente. I progetti, contenuti in Business Plan, devono dimostrare la trasformazione strategica del business che consente il loro ritorno a generare cassa.
Quando la stragrande maggioranza delle imprese ritorneranno allo stato normale di salute generando cassa, il QE, finanziando i piani di trasformazione, avrà raggiunto lo scopo e potrà essere interrotto.
Dunque i regolatori, e gli attori di sistemi, devono spingere in questa direzione della progettazione del business contenuta nei Business Plan (la BCE lo sta già facendo con le banche vigilate). Le banche devono attrezzarsi per stimolare tale progettazione e saperla valutare, le aziende devono progettare il loro business secondo le migliori conoscenze e strumenti (modelli di Business Plan avanzati). Per tutti un bagno di umiltà acquisendo la conoscenza che serve allo scopo: la Corporate Strategy.
Non esiste altra soluzione per scongiurare l’apocalisse dei morti viventi e delle aziende zombie!
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